Alessandra Mussolini ha sempre voluto diventare qualcuno, ma non sa bene chi. Il suo curriculum alla capricciosa è condito da un miscuglio di ingredienti sballati, tutti cucinati con il metodo “lo so fare anch’io”.

Seguendo le orme della zia Sophia Loren, tenta la scalata all’Oscar con “Noi Uomini Duri” al fianco di Montesano e Pozzetto, per poi riprovarci in tv proprio con la ziona, diretta dalla Wertmuller, in “Sabato, Domenica e Lunedì”. Recitare? Lo so fare anch’io.

Su testi del sommo vate Malgioglio, esordisce nel mercato discografico (esclusivamente in Giappone). Cantare? Lo so fare anch’io.

Celebre è poi il servizio fotografico a seno scoperto su Playboy nei primi anni ’80. Paginone centrale? Lo so fare anch’io.

La rivediamo in tv come conduttrice per una stagione intera di Domenica In. Pippo Baudo? Lo so fare anch’io.  

Il periodo della maturità è contrassegnato dalla nostalgia per il nonno che porta a un improvviso risveglio della coscienza politica. Benito? Lo so fare anch’io. Da qui in poi un’escalation di megalomania irreversibile: “meglio fascista che frocio”? Lo so fare anch’io. Doppiare i Simpson? Lo so fare anch’io.

Incapace di trovare un ruolo a questo mondo, la Wonder Woman littoria da oggi è anche pittrice con una mostra personale a Roma. Esemplare la sua ultima dichiarazione: “è sempre così, non penso mai prima a cosa farò”. Ed è proprio nell’arte che trova sfogo il filo conduttore della sua incessante ricerca, la poetica di chi non si arrende al saper fare: il casualismo, quando la vita è un hobby.

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