Via dalla pazza fiducia, continuano i paralleli cinematografici in questa giornata politica. Berlusconi al Senato con il coup de théâtre del si alla fiducia aveva pensato di frenare la scissione in atto all’interno del Pdl.
Una scissione che però non è stata scongiurata perché il gruppo dei dissidenti sembra nascere sia al Senato che alla Camera. Fabrizio Cicchitto alla Camera ha annunciato la formazione di un nuovo gruppo parlamentare autonomo di 26 deputati “alfaniani”, mentre al Senato Roberto Formigoni, dai microfoni di Sky, preannunciava una riunione per questa sera sempre per formare un nuovo gruppo.
Nonostante pochi minuti prima il capogruppo del Pdl (quello con Berlusconi) alla Camera Renato Brunetta, avesse parlato di sfiducia all’unanimità dei presenti, le cose a Palazzo Madama sono andate come sono andate e forte di questo voto, il premier Letta si è presentato a Montecitorio.
Forte non solo del voto del Senato ma, sottolinea, anche del voto che avrebbe comunque ricevuto: la fiducia ci sarebbe stata comunque”, sia con Berlusconi che senza Berlusconi. L’Italia ha bisogno che non ci siano più ricatti perché è dimostrato che il governo non cade.
E allora forte di questo il premier è come se avesse alzato la posta. sicuro della sua nuova “maggioranza politica” (l’intervento è leggibile in allegato) ha parlato di quello che dovrà essere fatto da qui a un anno.
Legge elettorale, perché il porcellum è il male assoluto e, ha dichiarato il premier, se c’è uno che lo vuole cambiare quello sono sicuramente io, riforma costituzionale per superare il bicameralismo ma soprattutto per diminuire il numero dei parlamentari.
Ma soprattutto, quello che incombe è la legge di Stabilità: “arriviamo col fiatone – ha detto alla scadenza del 15 ottobre” ma tutto è possibile, perchè da oggi c’è un cambio di passo vero e reale. 
Nella sua replica non è mancata la stoccata al Movimento 5 stelle: “la legge elettorale si cambia con la maggioranza dei voti, il 50% più uno” se non c’è maggioranza sia alla Camera che al Senato le belle proposte rimangono tali e “se ognuno alza la sua bandiera la legge elettorale rimane ferma e non cambierà mai”, così non si va da nessuna parte, si fa solo bella figura con gli elettori.
Insieme alla riforma elettorale e a quella della Costituzione, è essenziale la riforma dei regolamenti parlamentari. 
Tutto questo da fare entro i prossimi sei mesi, perchè pensare di reggere un altro anno è veramente troppo, anche per Enrico Letta che più volte ripete di non voler fare il premier a tutti i costi. “Se ci sono le condizioni – dice – bene, altrimenti tutti a casa”.
intervento_Letta_Camera.pdf

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