I candidati hanno espresso e contrapposto le proprie idee e prospettive, così consentendo alle decine di migliaia di avvocati e addetti ai lavori una valutazione sulle diverse politiche, previdenziali e assistenziali, che intendono portare avanti una volta eletti.
“Abbiamo ritenuto utile e quanto mai necessario fornire questa occasione di confronto pubblico – dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano – in considerazione delle future scelte che l’Ente previdenziale forense, oggi quanto mai sotto osservazione , si appresta ad operare e che preoccupano gli avvocati, non solo quelli già iscritti ma anche quelli che, a seguito dell’approvazione della riforma forense, dovranno a breve formalizzare la propria iscrizione.

C’ è una forte attenzione per il nodo dell’equilibrio cinquantennale dell’ente che rischia di essere messo in tensione in tempi rapidi in conseguenza del costante calo del reddito medio della classe forense e della riduzione della base degli iscritti quale conseguenza della crisi economica e del regolamento ministeriale sulla effettività della professione”.

“Per questa ragione l’Anf – continua Perifano –  ha proposto la promozione di una capillare campagna di informazione, per rendere più chiari e trasparenti a tutti gli iscritti il sistema di contribuzione, il complesso delle prestazioni previdenziali ed assistenziali e i criteri con cui viene gestito il patrimonio. Occorre poi un riesame, pur sempre nel rispetto rigoroso dei conti, del sistema delle sanzioni e delle morosità, al fine di consentire all’iscritto, nei limiti del possibile, il recupero virtuoso di momenti di contingenza negativa. Non bisogna perdere di vista l’impegno per le generazioni più giovani, e in quest’ottica occorre che vi sia la promozione del welfare attivo (contributo allo startup ed alle innovazioni tecnologiche e organizzative dello studio, formazione, recupero compensi per le difese d’ufficio e patrocinio a spese dello stato, sostegni per la professione e per la famiglia)”.

“Attualmente – aggiunge  – sono 30.000 gli avvocati già iscritti che non raggiungono i minimi reddituali, per i quali serviranno soluzioni. Oltre, naturalmente, alle soluzioni necessarie per tutti quelli che, iscritti negli Albi, non sono ancora iscritti alla Cassa. Non riconoscere la potenzialità del problema oggi – conclude Perifano –  significa ancora una volta scaricare le responsabilità del debito su altre generazioni, o su categorie più agiate che un giorno potrebbero anche rovesciare il tavolo e andarsene legittimamente”.

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