Durante l’audizione di questa mattina davanti alla commissione parlamentare per la semplificazione, il presidente dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, Giovanni Pitruzzella ha tracciato uno spaccato della burocrazia italiana.
Un imprenditore italiano impiega 269 ore per pagare le tasse, ha detto il presidente dell’Antitrust, e queste incidono per il 65,8% sul suo profitto, contro il 34% della Nuova Zelanda e della Gran Bretagna. Per il livello di tassazione l’Italia si colloca al 138° posto nella classifica mondiale, ma quello che è peggio è che dal 2013 ad oggi, la situazione è peggiorata di 3 posizioni.
Se poi si vuole allacciare la rete elettrica da noi occorre aspettare più di 4 mesi; in Germania 2 settimane, in Francia 2 mesi.
“Se poi è necessario un permesso edilizio – ha detto Pitruzzella, la cui relazione integrale è leggibile in allegato – le procedure da attivare sono circa 11, i mesi di attesa minimo 7 con un costo pari al 186,4% del reddito pro capite nazionale lordo”.
Il presidente offre anche le soluzioni: “Occorre agire – ha detto – su due fronti, quello della semplificazione amministrativa e quello della complessità normativa e istituzionale”.
Per quanto riguarda la Pa una delle principali cause di arretratezza è sicuramente la mancanza di trasparenza, sia per quanto riguarda i criteri e le regole che disciplinano l’agire amministrativo, sia per quanto riguarda i tempi di durata.
L’altro nodo da sciogliere, ha continuato Pitruzzella, è quello delle infrastrutture, dove procedure troppo complesse e interminabili portano ad una mancata realizzazione di opere e a ritardi enormi che si traducono in costi elevati per i cittadini e le imprese.
Da noi un Km di alta velocità costa tre volte tanto rispetto alla Francia e alla Spagna; andrebbe rivisto l’utilizzo di strumenti e procedure decisionali come le conferenze dei servizi, intese e accordi di programma. Occorre dunque snellire la fase della programmazione perché vi partecipano un numero eccessivamente ampio di amministrazioni portatrici d’interessi confliggenti la cui composizione spesso è pressoché impossibile.
L’organizzazione amministrativa poi dovrebbe basarsi sulla cultura del risultato.
Per fare questo è necessaria una nuova governance della dirigenza.
Per quanto riguarda poi la semplificazione legislativa, è sotto gli occhi di tutti che attualmente sia confusa, episodica, stratificata e asistematica.
Inoltre la tecnica normativa “a cascata”, che rinvia ad atti normativi secondari, non aiuta di certo; solo il Governo Monti, ha fatto l’esempio il presidente Pitruzzella, ha approvato 69 leggi che però rinviano ad 832 atti di secondo livello da emanare da parte delle amministrazioni centrali.
Pitruzzella conclude dicendo che l’uniformità delle regole è fondamentale per la concorrenza, come stabilito dalla giurisprudenza costituzionale.
In questo il federalismo e il decentramento non hanno giovato alla semplificazione: “Un rimedio de iure condendo – dice il presidente – potrebbe essere quello di riportare al centro la disciplina delle principali attività economiche per poter assicurare quell’uniformità e unitarietà del diritto dell’economia tanto invocato dalla Consulta”.
Perché l’uniformità non può essere garantita, dice Pitruzzella, a colpi di sentenze.
Infine, il presidente Agcm conclude dicendo che la forza del mercato non può essere soggetta ai limiti imposti dalle amministrazioni locali, più attente agli aspetti politici che alla cultura della concorrenza.
La spinta verso il mercato deve essere impressa dall’alto e nel suo percorso non deve incontrare correnti contrarie.
Cosa che invece si è verificata da circa 20 anni a questa parte (ma questo non l’ha detto Pitruzzella).
Audizione del Presidente Pitruzzella alla commissione Semplificazione – 27.02.2013

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