Si è svolta oggi la riunione plenaria del Tavolo tecnico permanente sul Processo Civile Telematico con il ministro della GIustizia Andrea Orlando. L’avvocatura si è detta pronta a partire ma ha anche sottolineato le enormi differenze sul territorio.

Garantire omogeneità sul territorio dell’avvio del Processo civile telematico, prevedendo misure di tutela “processuale” per gli avvocati-e i loro clienti-in caso di malfunzionamenti tecnici del sistema. E competenza esclusiva del giudice nel valutare gli esiti del deposito degli atti processuali per via telematica.
E’ questa la posizione espressa oggi dal Consiglio Nazionale Forense, rappresentato dal consigliere Paolo Berruti, in occasione della riunione plenaria del Tavolo tecnico permanente sul PCT con il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Il deposito telematico degli atti diventerà obbligatorio il 30 giugno prossimo, e il Ministro ha raccolto le posizioni degli attori del processo (all’incontro era presente anche l’ANM) in vista di questa scadenza.
Berruti ha rappresentato l’impegno divulgativo e specificatamente formativo profuso negli ultimi tempi dal CNF e dalla FIIF-la Fondazione per l’innovazione e l’informatica forense- che ha consegnato al Ministero un documento di questioni aperte e possibili soluzioni tecnico-normative come ulteriore contributo per facilitare l’entrata in vigore dei nuovi adempimenti ai quali sono chiamati gli avvocati, i giudici, le cancellerie.
Il documento propone alcuni adeguamenti delle norme processuali all’utilizzo dell’ICT in una ottica di semplificazione e dunque di promozione di una efficienza reale. Questo in attesa che il Ministero metta a mano-come auspicato dal CNF- ad una riforma organica del codice di procedura civile verso maggiore efficienza e tutela delle garanzie delle parti.

 Lista di proposte del Cnf per il PCT
1) Prevedere la possibilità per il  difensore di autenticare le copie analogiche e informatiche di tutti gli atti del processo anche ai fini notifica con la previsione di un  “diritto” annuale
2) Chiarire la NON applicabilità dell’articolo 147 del cpc (tempo delle notificazioni) alle notifiche telematiche
3) Eliminare  le sottoscrizioni delle parti nel processo e, in particolare, modificare la norma al fine di statuire che il teste non deve firmare il verbale redatto in forma digitale
4) Prevedere misure in caso di erronea comunicazione Pec da parte di imprese e avvocati 
5) Eliminare il  deposito della nota di iscrizione a ruolo  nei procedimenti ( contenzioso civile ed esecuzioni ) che prevedono l’atto introduttivo telematico (sostituita dal file xml)
6) Definire il concetto di domicilio informatico dell’avvocato 
7) Estensione dei formati dei documenti ammessi al deposito
8) Non rendere visibile il deposito dei ricorsi cautelari  proposti in corso di causa, né il provvedimento del magistrato, in particolare se è di accoglimento
9) Prevedere, un sistema automatico che renda visibile, sul portale,  le memorie alla controparte solo dopo la scadenza del termine per il relativo deposito)
10) Prevedere modalità di deposito telematico di  note a verbale in udienza
11) Permettere  all’avvocato di vedere, dal proprio PdA,  l’esito delle comunicazioni di cancelleria
12) Eliminare l’accettazione manuale dei depositi da  parte del cancelliere e sostituirlo con controlli completamente automatizzati (quarta PEC)
13) Eliminare la parte dell’art. 13 del dm 44/2011 che prevede lo slittamento del deposito al giorno successivo se la ricevuta di consegna arriva dopo ore 14.00.

Questo il commento del segretario generale dell’Associazione Nazionale Ester Perifano, presente all’incontro: “Avvocati, magistrati e personale di cancelleria, tutti i protagonisti della macchina della giustizia italiana interessati al varo del processo civile telematico, si sono detti pronti e hanno dichiarato di aver fatto tutto quello che e’ stato loro richiesto. Certo è che permangono dubbi sulla effettiva sostenibilita’ dell’impatto dell’entrata in vigore del PCT, perchè la condizione complessiva delle infrastrutture informatiche non e’ pienamente affidabile sull’intero territorio nazionale, e analogamente la risposta degli uffici sul territorio e’ a macchia di leopardo”.

“Il PCT – continua Perifano –  è parte integrante del piano di E-Government della giustizia civile italiana per promuovere, attraverso le tecnologie, processo civili più rapidi. Non nascondiamo i nostri timori sull’effettiva tenuta del sistema di fronte all’impatto di  questa “rivoluzione” in uno dei settori più legati a metodi tradizionali di materializzazione degli atti. Secondo il Ministero della Giustizia la situazione è rosea poichè i depositi telematici a valore legale da parte di avvocati (attivati in 94 tribunali e 10 corti d’appello) sono stati circa 180mila, cioè il 56% di quelli effettuati da tutti i professionisti impegnati nei processi.Tuttavia con riferimento alla fase monitoria  solo 36 Tribunali su 100 permettono il deposito del ricorso per ingiunzione, il pagamento telematico delle relative spese e l’emissione del decreto. Dunque, due Tribunali su tre sono in ritardo rispetto alla data di entrata in vigore del PCT”.

“Tuttavia e’ evidente – aggiunge Perifano – che a questo punto, per consentire agli uffici il necessario adeguamento, sara’ necessaria una graduazione dell’entrata in vigore del PCT, ed e’ assolutamente condivisibile l’ipotesi formulata al tavolo di confronto  che la obbligatorieta’ parta per i procedimenti iscritti a ruolo a far tempo dal 1° luglio 2014, soluzione convintamente condivisa anche da ANM. Altrettanto indispensabile, in attesa di necessarie soluzioni normative che ci auguriamo il Ministero vorra’ rapidamente proporre, e’ la unificazione dei numerosi protocolli sottoscritti in varie sedi, in modo che gli operatori possano misurarsi con norme omogenee in tutto il Paese. Gli avvocati si preparano da tempo, e stanno gia’ facendo la loro parte. Ci aspettiamo la stessa collaborazione da parte di tutti gli altri protagonisti del pianeta giustizia”.

“Ben vengano i risparmi di spesa pubblica, auguriamoci – conclude Perifano – che però non ci siano zone e tribunali virtuosi, e altri che costringano cittadini e operatori della giustizia ad annaspare tra lungaggini ed inefficienze”.

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