Il flow, in italiano il flusso, è un concetto che fu introdotto da Mihaly Csikszentmihalyi uno psicologo di matrice positiva, di origine Croata, nato in Italia e poi trasferitosi in America.

Per flow si intende quello stato mentale in cui la persona è completamente immersa in quello che sta facendo, tanto che la sua concentrazione e la sua attività risulta fluida proprio come in un flusso. Il motivo per cui fu utilizzato da Csikszentmihalyi il termine flow, flusso, per definire questo stato mentale, è perché le persone che si ritrovano in questo stato agiscono in modo fluido come se fossero acqua.
Questo stato porta ad una felicità simile all’estasi dove non è presente l’euforia e l’eccitazione tipica della felicità propriamente detta, ma vi è un vero e proprio stato di grazia che fa perdere la cognizione del tempo che passa.
Nello stato di flow si può avere il massimo apprendimento, infatti tutta l’energia è incanalata allo scopo dell’attività stessa e l’emozione principale è un sentirsi pervaso dal benessere per quello che si sta facendo.
Quindi nello stato di flow l’individuo non svolge l’attività per ottenere qualcosa, ma essa è svolta come fine a se stessa. Lo stato di flow diventa esso stesso motivazione per continuare in quanto qualsiasi cosa porti alla piacevolezza dello stato di flow diviene un’attività desiderabile.

Il flow nello sport
Uno degli ambiti di maggiore applicazione del flow è quello sportivo, e appare chiaro quanto sia importante il flow nello sport, sia per il coinvolgimento che per l’apprendimento (i concetti di fluidità e di acqua sono molto cari alle arti marziali).
Ma una delle caratteristiche di maggiore interesse per l’ambito sportivo è che durante il flow l’attività può arrivare a livelli eccellenti, addirittura superando le prestazioni usuali dello sportivo giungendo alla cosiddetta peak performance.

La peak performance
La peak performance, traducibile come prestazione eccellente, è quella prestazione in cui l’atleta supera se stesso, giungendo ad una perfezione esecutiva tale da potersi considerare ai suoi massimi livelli.
La peak performance è ottenibile solo durante uno stato di flow, in quanto in questo stato la mente è in equilibrio perfetto con il corpo creando le condizioni migliori per un’esecuzione dell’attività che superi gli standard abituali.
Moltissimi sportivi hanno la capacità di raggiungere una condizione mentale tale che lo stato di flow diventi più facilmente raggiungibile, così da poter agevolare la loro peak performance. Tra questi vi è ad esempio il campione di MMA, il M° di Karate Lyoto Machida che usa delle tecniche di meditazione utili ad arrivare in uno stato mentale concentrato e tranquillo, terreno fertile per il flow.

Cosa accade nello stato di flow
Ma cosa accade quando si è in uno stato di flow?
Gli obiettivi divengono chiari, sia nel loro fine che nel percorso per il raggiungimento, la persona è come illuminata e sente di aver capito perfettamente quello che deve fare, come farlo e come ottimizzarlo;
La persona sente di poter dominare la situazione che sta vivendo, è consapevole che quello che sta facendo comunque sia andrà a buon fine;
Si sente equilibrio tra le proprie capacità e la sfida;
Ci si sente sicuri di sé e lucidi, ogni gesto viene portato a termine in maniera naturale;
Ci si sente completamente coinvolti, non esistono distrazioni, la persona è concentrata a tal punto che non si ha più consapevolezza neanche dei bisogni corporali;
Si perde la cognizione del tempo;
Si perde la cognizione del proprio ego, anche il giudizio esterno sulla propria persona perde di forza e non viene considerato;
Si riesce ad avere un continuo feedback delle proprie azioni, ovvero la persona si rende conto dell’effetto delle proprie azioni, se esse portino al successo oppure no, e sa dove correggersi;
L’attività è sentita come gratificante e, per quanto complicata, dà serenità e benessere;
Ci si sente internamente motivati.
Questo è quello che avviene nello stato di flow, ma come raggiungerlo?

Punti essenziali per raggiungere il Flow
Per definizione non si può entrare volontariamente nello stato di flow, in quanto il flow non è legato ad uno stato di auto osservazione, anzi cercare di auto-osservarsi per comprendere se si stia entrando nello stato di flow rischia di ottenere l’effetto opposto, perché distrae dal compito originale. Ragion per cui consiglio di lasciare che il flusso, il flow, scorra da solo e di non cercare di provocarlo mentalmente: se vi sono le condizioni giuste verrà da solo. E’ normale che dopo aver letto informazioni sul flow cominceremo a cercarlo e a far caso se stiamo entrando in questo flusso o meno, questo atteggiamento può però ostacolare il flusso ma una volta che la nostra mente ha registrato le informazioni su quel che vuol dire flow, il giorno che smetteremo di cercarlo probabilmente questo arriverà.
Il flow quindi non si può riprodurre con cognizione di causa: si può cercare di entrare in  uno stato mentale che possa agevolare spontaneamente il flow durante l’esecuzione dell’esercizio o della gara, proprio come fa Machida durante la sua meditazione.
Ma qual è questo stato mentale?
Avere gli obiettivi ben chiari;
Non cimentarsi in sfide impossibili né in sfide troppo semplici;
Essere motivati internamente;
Concentrarsi in quello che si sta facendo;
Non pensare troppo a se stessi e ai propri problemi;
Cercare di imparare dai propri errori e correggersi.

Chi è più portato a entrare nel Flow
Vi sono ovviamente persone che per natura sono più portate a vivere esperienze di flow, secondo Csikszentmihalyi, sono quelle in cui sono presenti le seguenti caratteristiche: curiosità, persistenza e  poco egocentrismo.
In generale le persone più portate al flow sono coloro che sanno gestire al meglio le attività che intraprendono nella loro vita, e che escono migliorate da queste esperienze. A livello più concreto hanno più possibilità di vivere esperienze di flow coloro che si impegnano al massimo in quello che fanno senza risparmiarsi, ma che al tempo stesso sono coscienti dei loro limiti e quindi cerchino sfide non semplici, ma comunque possibili, e traggano un miglioramento del proprio essere e quindi della propria vita dalle sfide intraprese con impegno.
Si noti che non si vuole intendere che le sfide debbano essere vinte: devono piuttosto essere intraprese con un impegno vincente, cioè tale per cui la persona senta di aver dato il meglio di sé. In questo modo la persona ha vinto comunque, perché anche se non ha portato una coppa o una medaglia a casa, ha comunque ottenuto una vittoria, quella di aver imparato dai propri errori e/o di aver migliorato i propri pregi. Caratteristica essenziale è quindi che l’attività che viene svolta goda di una motivazione esclusivamente intrinseca.
Per chi non ha nessuna di queste caratteristiche di personalità può essere utile un lavoro su se stessi per trovarle, tra l’altro proprio alcuni sport tra cui le arti marziali aiutano questo tipo di formazione caratteriale (le arti marziali in generale aiutano proprio a sviluppare la capacità di entrare nello stato di flow). Alcune figure che affiancano i preparatori atletici, come gli psicologi sportivi, sono proprio addetti ad aiutare gli atleti e gli agonisti a lavorare sulla loro preparazione mentale oltre che fisica per raggiungere le caratteristiche necessarie ad arrivare al flow e alla sua conseguente peak performance. E’ per questo che la preparazione mentale non dovrebbe mai essere sottovalutata; e anche se il solo migliorare nella propria disciplina può avvicinare pian piano allo stato di flow, spesso il miglioramento viene rallentato o bloccato proprio da una carente preparazione mentale, che rende quindi la persona tesa e ansiosa, in pratica non più nella condizione di apprendere.

Cosa blocca lo stato di Flow:
E’ quindi chiaro che così come esistono caratteristiche di personalità e condizioni che agevolano il flow, allo stesso modo vi sono condizioni che lo ostacolano: un livello di ansia elevato, la mancanza di autocontrollo, un’alta emotività, preoccupazioni di diverso tipo, il cattivo umore e un’elevata preoccupazione per le motivazioni esterne.
Spesso basta spostare la lancetta della motivazione da esterna a interna in quanto già cambiare tipo di motivazione cambia molti degli atteggiamenti appena descritti, per lo meno nell’ambito dell’attività intrinsecamente motivata.
Nel caso in cui questo spostamento della motivazione non riesca del tutto o comunque non sia sufficiente, non è detto che si sia condannati a non provare mai il flow, ma è certo che servirà un ambiente particolarmente tranquillo e nel caso si parli di agonisti sarebbe indicato un training mentale.

Il flow e la peak performance per i maestri
Il flow è uno stato a cui i maestri devono saper arrivare, perché solo in questo modo potranno trasmetterlo ai loro allievi.
Per fare uno schema più tecnico basandoci su ciò che abbiamo detto, possiamo ritenere che un maestro che voglia insegnare in modo fluido debba:
Rendersi conto di quello che può chiedere ai propri allievi;
Rendere la lezione sempre stimolante;
Avere gli strumenti per poter insegnare;
Avere chiari gli obiettivi a cui vuole arrivare (goal setting);
Essere concentrato sulla sua missione;
Essere sicuro di sé;
Mettere il proprio io e i propri problemi da parte;
Non deve aspettare con ansia la fine della lezione;
Infine deve essere auto motivato.
Quest’ultima caratteristica è probabilmente la prima che dovrebbe caratterizzare un maestro che vuole arrivare al flow, infatti molti maestri perdono con gli anni la motivazione in quello che fanno, e questo è un gran peccato, perché un maestro che eccelle e che continua a essere motivato in quello che fa potrebbe essere molto vicino a sperimentare sempre, durante l’insegnamento, lo stato di flow, proprio perché già di per sé il miglioramento della prestazione è uno dei fattori che può portare al flow, unito alla motivazione che ne è una caratteristica essenziale.
La motivazione quindi se non viene persa per strada, ha la potenzialità grazie al flow di divenire sempre più forte, arrivando a far sperimentare all’istruttore una vera e propria peak experience, ovvero, come per la prestazione, una esperienza straordinaria.
Un maestro che durante i suoi insegnamenti sia in uno stato di flow, non solo potrebbe trasmettere il flow ai propri allievi, ma potrebbe rendere le stesse lezioni più fluide e interessanti, così da poter creare miglioramenti rapidi e allievi entusiasti, e quindi ancora una volta possibili sperimentatori di flow e peak performance… più in generale di peak experience!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *