Abbiamo in precedenza parlato di una figura solare, Sansone dai lunghi capelli. Ora, le chiome fluenti sono un richiamo ai raggi del Sole. Ricca capigliatura ha Elios; e abbondantemente crinito è anche Apollo, l’altra figura solare greca. Raccontiamo la sua nascita…

Leto (o Latona), incinta ad opera di Zeus, cerca invano una terra che l’accolga per partorire. Ogni regione, istigata da Era, legittima moglie del signore degli déi, la respinge. Ma l’accetta un’isoletta sterile e fluttuante, Ortigia, l’isola delle quaglie. Là Latona, inginocchiata presso l’unico albero esistente, una palma, dà alla luce il piccolo Apollo. Ed ecco, al momento della nascita, l’isola fiorisce tutta ed è ancorata al fondo del mare da colonne d’oro. E da quel momento è detta Delo, la brillante. Sette cigni, per sette volte, fanno il giro dell’isola e poi recano Apollo, trascinando un carro, nella lontana terra nordica degli Iperborei, che vivono sotto un cielo sempre sereno. Là il dio vive parte dell’anno tornando in Grecia ogni estate. Sua sede principale è Delfi, dove la sua sacerdotessa, la Pizia, rende oracoli in sui nome, invasata dal sacro fumo che la penetra attraverso l’utero (delphys, in greco).

Micidiali le frecce di Apollo, così come micidiali possono essere i raggi del sole. E ne fanno le spese il serpente (o drago) Pitone e il serpente femminile Delfine; come pure i figli e le figlie di Niobe, sterminati dal dio e da sua sorella Artemide, per un’offesa arrecata dalla stessa Niobe a Latona. Ma Apollo è anche il dio della musica e della poesia (le nove Muse sono la sua corte) nonché della divinazione e della medicina (Esculapio, protettore dell’arte medica, è da lui generato).

Ma passiamo ora in Egitto, dove troviamo una ricca serie di divinità solari che spesso si confondono le une con le altre. Così, solare è Ra: nella barca diurna percorre il cielo lungo il giorno e sale, la notte, nella barca notturna con cui attraversa in modo analogo e in senso inverso il mondo infero. E si vede, in lui, il sole trionfante a mezzogiorno sotto forma di adulto, laddove lo scarabeo Khepri, dall’aspetto di bimbo, è il sole che nasce; ed Atum, nelle vesti di un vecchio, è il sole che tramonta. Da ricordare anche Aton, rappresentato dal disco solare, che Amenofi IV cerca di imporre come unico dio, arrivando a cambiare il proprio nome in Akhenaton (servitore di Aton), a spostare la capitale in una nuova città appositamente costruita, a far scalpellare via il nome di Atum da tutte le iscrizioni pubbliche. Tentativo che fallisce con la morte del sovrano, il cui successore, Tutankhamon, restaura il culto di Amon.

Va poi ricordato che, presso alcune civiltà, il Sole occupa un rango decisamente inferiore rispetto alla Luna. E’ il caso, ad esempio, dei Boscimani africani. Ma anche quello della stessa patria dell’astrologia, la Mesopotamia, dove Shamash, il Sole, non ha certo l’importanza di Sin, dio della Luna, ritenuto suo padre. E ci sono anche casi in cui il Sole si presenta come simbolo femminile. E’ così in Mali, presso i Dogon; e per la tribù australiana degli Arunta il Sole (femmina) è più importante della Luna (maschio). Per gli Ittiti, poi, la dea-Sole di Arinna era di gran lunga più rilevante di Istanu, divinità solare maschile. E va menzionata altresì Amaterasu, dea del Sole e progenitrice degli imperatori del Giappone. Ma facciamo un salto fino all’Europa del Nord. Si racconta, nei canti dell’Edda, del gigante Mundilfari che ha due figli splendenti e bellissimi: Mani (cioè Luna) si chiama il maschio; e Suunna (cioè Sole) la femmina. Il padre, orgoglioso, osa paragonarli agli déi e questi, adirati, prendono i giovinetti e li pongono in cielo.

Da allora, durante il giorno la luminosa Sole corre su un carro tirato da due veloci cavalli, mentre il carro di Luna percorre il cielo notturno. Sole ha uno scudo, detto Swalin, con cui protegge cielo e terra dalla sua bruciante vampa, Né Luna né Sole possono fermarsi. Sono infatti perennemente inseguiti da due feroci belve; il vorace cane Hati minaccia Mani e il famelico lupo Skoll perseguita Suuna. E qualche volta riesce a divorarla: è l’eclissi di sole.

Tracce di questo mito rimangono, come si può notare, nella fiaba di Cappuccetto Rosso. C’è una bambina, alla quale il rosso cappuccio offre caratteristiche di solarità luminosa, che è divorata da un lupo. E non dimentichiamo che lupo, in greco, si dice lykos, e che Apollo era anche detto Lykeios, il che sembra porre il dio in rapporto con questo animale.

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