15 milioni è il valore della refurtiva recuperata dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (TPC) nel corso di indagini svolte in diverse regioni italiane, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del sostituto procuratore Tiziana Cugini della Procura della Repubblica di Roma.

Si tratta di quattro dipinti e di numerosi reperti archeologici di grandissimo interesse storico-artistico. Il Generale Mariano Mossa, comandante del TPC,  ha chiarito che i reperti di proprietà dello Stato saranno restituiti alla Soprintendenza mentre gli altri saranno restituiti ai legittimi proprietari. E ha annunciato tre importanti mostre.
Il recupero più sostanzioso è avvenuto grazie all’attività di contrasto del commercio illecito di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini. La perquisizione delle case di due collezionisti ha portato al sequestro di circa 1300 reperti, illecitamente detenuti, databili tra il VI sec. a.C. e il II sec. d.C. Si tratta di ampolle di vetro, vasi di ceramica comune, fine da mensa, monete, vasi attici, lucerne in terracotta, bracciali in bronzo, ex voto. I reperti colpiscono per essere, nella maggior parte dei casi, intatti e di eccezionale interesse storico. Tra questi spiccano sicuramente i 250 strumenti chirurgici in bronzo e un sarcofago romano di I sec. d.C.  I due collezionisti sono stati deferiti per ricettazione e impossessamento illecito. Durante le stesse attività di contrasto, a Vicenza è stato sequestrato un meraviglioso sarcofago a seguito di un controllo eseguito sul catalogo di una casa d’asta, inerente la vendita di beni appartenenti ad un imprenditore, che ha dimostrato l’illecita provenienza del bene. Anche in questo caso, l’imprenditore è stato deferito mentre il sarcofago, in virtù del suo alto interesse archeologico e scientifico, è stato subito dichiarato di “interesse culturale” dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici (art.13 del D. Lgs. 42/2004).
Il recupero di un dipinto olio su tela, attribuito a Giovanni Battista Caracciolo (1578-1635) detto il Battistello e raffigurante il compianto di Adamo ed Eva sul corpo di Abele, è stato invece possibile grazie alla segnalazione, fatta proprio dall’antiquario proprietario del bene, di un articolo di stampa in cui era riportata la notizia di un dipinto scomparso simile al suo. Nonostante il dipinto non risultasse nella banca dati del TPC, durante i sopralluoghi nel Castello del Sovrano Ordine di Malta è stata rinvenuta una foto che testimoniava la presenza del dipinto in un locale del maniero. Le indagini hanno inoltre fatto emergere che il dipinto fu acquistato ad una cifra inferiore ai 60 milioni di lire dichiarati dall’antiquario e con modalità singolari di acquisto. E’ stata sempre la denuncia da parte di un antiquario a far partire le indagini per il recupero di un olio su tela, attribuito a Giovanni Paolo Pannini e raffigurante una Veduta con Pantheon, il Tempio di Adriano, l’obelisco di Thutmosis III e personaggi. Il dipinto era stato trasferito illecitamente in Svizzera per essere venduto all’estero. Grazie ad una rogatoria internazionale è stato possibile individuarlo nel caveau di una banca, messo in deposito per conto di una società anonima. Il dipinto è stato restituito e quattro persone sono state deferite.
Le informazioni della Banca Dati sono state invece fondamentali per il recupero di un dipinto olio su rame, raffigurante la Crocifissione, rubato a Napoli e recuperato a Camerino durante una perquisizione ad un antiquario. Sempre ad un commerciante, nel corso delle stesse indagini, è stato sequestrato il dipinto olio su tela raffigurante il Matrimonio mistico di Santa Caterina, rubato dalla Chiesa di San Lorenzo ad Ancona. Anche queste indagini si sono concluse con la denuncia di due persone.

Per saperne di più, guarda il video:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *