La recente scoperta di un dossier segreto in mano al Corpo Forestale dello Stato è senza precedenti. Decine e decine di testimonianze e verbali di avvistamenti di gnomi, fate, elfi, streghe, orchi e puffi nei boschi del centro Italia.

Il fascicolo contiene foto e dichiarazioni raccolte in 15 anni nelle peggiori osterie dell’Appennino Tosco-romagnolo, dove abbonda il vino e non è raro degustare tartufi allucinogeni. Tuttavia, il perfetto stato di coscienza dei testimoni è confermato dagli ufficiali addetti alle deposizioni. In effetti quanto emerge dai verbali non è che un gran numero di persone che dicono di aver visto creature di fantasia aggirarsi tra gli alberi.

Un po’ come gli studi sugli ufo della comunità europea tanto strombazzati da Borghezio, diramare pubblicamente questi documenti non ha nulla di rivoluzionario o di assurdo. Al contrario, dimostra che, oltre a chi crede nell’immacolata concezione o nel federalismo, esiste una minoranza disposta a dichiarare alle autorità competenti che esistono gli hobbit. Un incontro ravvicinato con esseri non identificati non fa più notizia nel paese dei miracoli e delle visioni, anche (e soprattutto) quando dietro c’è il business.

I ristoratori e gli albergatori delle zone degli avvistamenti adottano da sempre riferimenti “fantastici” nelle insegne e nei menù, sfruttando le leggende locali. Fin qui niente di male, ma poi qualcuno, per cretinaggine o mitomania, inizia a crederci e quando il giro di affari sarà troppo grosso, dovranno scegliere un capo e fondare una religione. 

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