I treni dei pendolari sono salvi. L’accordo siglato mercoledì tra Governo, Regioni e Comuni al termine della Conferenza Stato-Regioni al Ministero per gli Affari regionali garantisce per il 2012 un miliardo e 748 milioni di euro al trasporto pubblico su rotaie.

Una somma inferiore a quella stanziata nel 2011, pari a 2 miliardi ma che, visto il balletto di cifre degli ultimi mesi e l’incertezza assoluta manifestata più volte dagli enti locali su come rinnovare i contratti di servizio, è stato sicuramente un buon compromesso.
Per il TPL erano già stati stanziati 1,2 miliardi, ma la novità è che si sono aggiunti altri 314 milioni, «da destinare con successivo provvedimento normativo non solo a investimenti ma per i costi di esercizio», come si legge nel testo dell’accordo,  e «86 milioni di euro da assicurare con successivo provvedimento normativo, a seguito della sottoscrizione del “Patto per l’Efficientamento e la Razionalizzazione del Trasporto Pubblico locale italiano».
Al termine della riunione, è stato il Ministro Gnudi, che ha presieduto la sua prima Conferenza Stato-Regioni, a dare notizia dell’apertura del tavolo sui temi della razionalizzazione e dell’efficienza del TPL su gomma e ferro «con riferimento alle azioni più urgenti da intraprendere già a partire dall’inizio del nuovo anno. La prima riunione del tavolo  – ha annunciato il ministro – si terrà entro la metà di gennaio». Il tavolo, che coinvolgerà il governo e gli enti locali, dovrà arrivare a delle conclusioni entro la fine di febbraio.
Il presidente Errani si è detto soddisfatto per l’apertura del tavolo perché «siamo di fronte alla necessità di lavorare alla riqualificazione del sistema, che è indispensabile per garantirne la sostenibilità», ha detto. Per quanto riguarda la cifra stanziata, ha invece voluto precisare che «le risorse che arriveranno sul trasporto pubblico locale sono la soglia minima per gestire il servizio e le Regioni dovranno investirvi comunque altro denaro».  Nel testo dell’accordo si legge infatti che «le Regioni assumono, per il 2012, a proprio carico gli ulteriori costi per i servizi TPL ferroviari, inclusa l’Iva, che saranno finanziati anche con una quota parte (148 milioni di Euro) delle risorse residue per effetto dei tagli di cui all’art. 14, comma 2, del D.L. 78/2010 e successive disposizioni, già destinate all’edilizia sanitaria a seguito dell’accordo in Conferenza Stato-Regioni del 18/11/2010».
Sull’edilizia sanitaria  è il Governo ad impegnarsi, nero su bianco, «a sbloccare le risorse entro un mese» dall’accordo sul TPL.

Se l’accordo è stato complessivamente accolto con soddisfazione dai governatori, coinvolti nella riunione preliminare con il governo all’Economia, qualche perplessità è arrivata da parte dell’Anci.
Il sindaco Alemanno, presidente del Consiglio dell’Anci, ha espresso la preoccupazione dei primi cittadini per il trasporto pubblico su gomma. «Le nostre aziende – ha detto – rischiano di chiudere senza un intervento chiaro e deciso del governo che renda sostenibile il sistema sia pure a fronte di ristrutturazioni e di tagli». E per l’Atac, l’Azienda di trasporti della capitale, «non basterà la manovra tariffaria per sistemare la situazione economica», ha concluso il sindaco.
Sulla manovra, i comuni danno un giudizio negativo e minacciano di scendere in piazza a febbraio se non verrà istituita una vera imposta comunale il cui gettito vada interamente ai Comuni e se non ci sarà la revisione prospettata del Patto di stabilità interno.
«Non c’è segnale di crescita in questa manovra – è il commento del presidente dell’Anci, Graziano Delrio – noi lanciamo una sfida, abolire tutti i trasferimenti statali ai Comuni in cambio di una vera Imu».
Al momento, quindi, soltanto le Regioni, dopo mesi di contrasto, hanno riaperto il dialogo con il governo, mentre i Comuni ma soprattutto le Province, hanno chiuso ogni rapporto. Mercoledì hanno infatti disertato la Conferenza Unificata, che così è saltata e che avrebbe dovuto dare, tra le altre cose, un parere sul secondo decreto su Roma capitale approvato dal primo Cdm di questo governo.
Nel documento approvato dall’assemblea dei presidenti di provincia, l’Upi chiede «alla Conferenza delle Regioni e all’Anci un incontro per condividere da subito una proposta di riforma complessiva delle istituzioni da portare come contributo delle autonomie territoriali nell’ambito dei lavori della Commissione paritetica per il riordino delle istituzioni, in cui l’insediamento è previsto per l’11 gennaio, al quale le province hanno già reso noto di voler partecipare».
Le Province, insomma, vogliono continuare ad avere voce in capitolo nei tavoli istituzionali e non ci stanno ad essere bollate come “inutili” o “da abolire”. Semmai, se il cambio di passo ci deve essere, deve riguardare tutti i livelli e comunque deve passare da un’autoriforma del sistema.

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