Nel cerchietto, le due isole usate dai trafficanti d'armi

L’Iran ha affittato due isole eritree al largo del Mar Rosso per stoccare armi. E’ questo la denuncia di Fares al Saqaf, consigliere del presidente yemenita Abde Rabbo Mansur Hadi, in un’intervista al quotidiano arabo “al Sharq al Awsat”.

Il funzionario governativo ha denunciato che “abbiamo appreso di recente che l’Iran ha affittato due isole eritree per immagazzinare armi. Stiamo indagando per capirne di più ma finora non abbiamo ottenuto risultati”. Il giornale di proprietà saudita gli chiede se nella missiva, inviata nei giorni scorsi dal presidente yemenita al governo eritreo si chiedessero spiegazioni a proposito. “In realtà si tratta di una questione aperta da diverso tempo – ha aggiunto – l’Eritrea è un paese che agisce al di fuori del diritto internazionale. Alcuni dicono che sia un spina del fianco per lo Yemen e rappresenti una rampa di lancio in Yemen per molte forze internazionali tra cui l’Iran. In realtà si tratta di un paese che ha rapporti difficili anche con l’Etiopia e con il Sudan e il fatto che sia alleato di Israele lo rende per noi molto pericoloso”.

Eppure non sono solo le isolette eritree ad essere usate per il contrabbando di armi verso paesi arabi del Golfo e Africa orientale. Anche due isole yemenite disabitate al largo del Mar Rosso, quelle di Jabal al Zugar e quella di Hanish al Kabir, verrebbero usate come deposito dai contrabbandieri di armi che le importano dall’Iran per venderle nel nord dello Yemen e in Arabia Saudita. Secondo quanto ha rivelato una fonte del governo di Sana’a all’agenzia di stampa locale “Mareb Press”, queste due isole sono utilizzate dai contrabbandieri iraniani per stoccare armi da portare poi a Sada, nel nord dello Yemen, ai ribelli sciiti che fanno capo all’imam Abdel Malik al Houthi.

Ha spiegato la fonte che “diverse isolette al largo dello Yemen sono disabitate e ospitano container di armi che i contrabbandieri portano dall’Iran e li rivendono ai ribelli sciiti yemeniti o ad altri gruppi in Arabia Saudita allo scopo di destabilizzare i due paesi. Le armi arrivano su quelle isole a bordo di grosse navi container da dove vengono poi caricate su piccoli pescherecci locali in modo da aggirare i controlli”. Dietro il contrabbando di armi iraniane verso lo Yemen ci sarebbero due finalità: “La prima politica per mettere in difficoltà i due paesi del Golfo, mentre la seconda è economica”. Parte di queste armi sono destinate però anche al Corno africano. Anche nella vicina Gibuti ci sarebbero infatti luoghi di stoccaggio dei contrabbandieri. Pur sforzandosi di fermare questo traffico la marina militare yemenita non è in grado di fermare il contrabbando perché ha scarsi mezzi e i suoi uomini necessitano di addestramento nella lotta contro questo fenomeno”.

La scorsa settimana il ministro degli Esteri di Sana’a, Abu Bakr al Qurbi, era tornato a lanciare pesanti invettive nei confronti dell’Iran, accusato di inviare armi ai ribelli sciiti del nord e di avere infiltrati nello Yemen. Nel corso di una lunga intervista concessa al quotidiano arabo “Asharq al Awsat”, il capo della diplomazia yemenita ha accusato il regime di Teheran di “compiere pesanti ingerenze nella politica interna cosa che noi respingiamo con forza”. El Qurbi ha colto l’occasione per presentare i risultati di un’indagine condotta da una squadra del Consiglio di sicurezza nazionale sui camion carichi di armi che entrano nello Yemen.

L’indagine ha portato alla luce il ruolo dell’Iran nelle attività di contrabbando di armi che si svolgono nello Yemen. “Abbiamo prove secondo le quali Teheran sta di nuovo allungando le sue mani sul nostro paese. Vuole di nuovo entrare nei nostri affari e lo fa attraverso alcuni gruppi estremisti. Sta destabilizzando il paese nonostante ufficialmente proclami di voler sostenere il nostro percorso di dialogo per l’unità nazionale”. Il ministro yemenita ha poi spiegato di “aver tentato un dialogo con Teheran, ma ci sono formazioni estremiste sciite del nostro paese che preferiscono farsi usare dall’Iran piuttosto che dialogare”.

Il capo della diplomazia di Sana’a si riferiva in modo particolare alla formazione ribelle sciita guidata dall’Imam Abdel Malik al Houthi, la cui sede è nella provincia di Sada. Si tratta della stessa formazione che di recente ha inviato un gruppo di 200 miliziani yemeniti alla volta della Siria per combattere al fianco delle truppe del presidente siriano, Bashar al Assad. Secondo quanto riferisce oggi il quotidiano yemenita “al Nass”, il gruppo di giovani yemeniti ha lasciato la provincia di Sada, nel nord del paese, la scorsa settimana per andare prima in Libano e poi entrare in Siria. Prima di partire i volontari sciiti hanno incontrato il presidente dell’ufficio politico del gruppo di al Houthi, Saleh Hibra. Nei giorni scorsi i media yemeniti avevano parlato di una campagna di reclutamento avviata dai ribelli sciiti del nord dello Yemen per inviare combattenti in Siria.

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