Insomma, siamo stati bacchettati dall’Unione Europea per l’IMU.
Il rapporto 2012 della UE, su occupazione e sviluppi sociali, critica in forma velata, ma non tanto, la mancanza di progressività e l’impoverimento provocato.

Salvo poi una parziale marcia indietro per dire che le critiche erano rivolte all’ICI e, invece, l’IMU sarebbe uno sforzo positivo, ancorché migliorabile, per ridurre le diseguaglianze economiche.
Un altro aiuto europeo per non danneggiare Monti?

Chiariamo subito una cosa: né Monti né il suo governo hanno introdotto l’Imposta Municipale Unica nel sistema tributario italiano. Essi si sono semplicemente rivolti ai partiti seduti in Parlamento affinché approvassero la loro proposta e alcuni di questi hanno votato a favore, con la conseguenza che la nuova imposta è diventata legge.

Il partito che aveva più parlamentari, quindi maggiore potere decisionale era il PDL, sotto la presidenza di Silvio Berlusconi. Senza il suo benestare l’odiata imposta non sarebbe in vigore nemmeno sulla prima casa.

C’è ora da restare sbalorditi per l’attacco che viene rivolto all’introduzione dell’IMU proprio da quella parte che maggiormente ha contribuito alla sua approvazione. Quasi che la paternità fosse di altri, dimenticando che le leggi, in senso stretto e permanente, le può fare solo il Parlamento, cioè i partiti che in esso siedono. E non il governo.

A ben poco vale la scusa di una presunta pressione insuperabile che ha costretto, obtorto collo, ad approvare misure alle quali erano contrari. Comunque, nella somma tra pro e contro, si sono indotti a dare il proprio assenso ed ora è assurdo che rinneghino la scelta come se fosse stata di altri.
La promessa, poi, di abolire l’IMU sulla prima casa ha il sapore del déjà vu per essere già stata proposta con l’ICI senza fortuna, almeno per i conti pubblici, certo non per i risultati elettorali.

Quell’abolizione ha infatti contribuito fortemente alla vittoria del centrodestra ma anche al notevole peggioramento del rapporto debito/PIL che il governo Prodi aveva faticosamente portato al 104% e che il successivo governo ha fatto esplodere al 120% spalancando le porte alla speculazione internazionale che ci ha fatto a pezzi.
Ad onor del vero nemmeno Monti ha arginato il fenomeno. Tanto che il rapporto è salito al record storico del 126% abbattendo la barriera mai superata prima dei 2000 miliardi di debito. Cifre che lasciano perplessi davanti alle “tranquillanti” affermazioni di messa in sicurezza dei conti che ci vengono dall’attuale governo.

Se poi vogliamo trovare lampanti motivi per criticare l’IMU e tutti i partiti che hanno concorso alla sua approvazione (anche quelli che almeno hanno pudore a rinnegarla) possiamo citarne non pochi.
Intanto la definizione stessa: Imposta Municipale Unica; orbene, se è unica il contribuente municipale dovrebbe a buon diritto pretendere di non pagare altre imposte destinate al proprio comune.
Per altro l’imposta municipale non è nemmeno granché tale, perché in buona parte destinata ad essere girata allo Stato. Sembra che si voglia correggere quest’ultima stortura ma probabilmente al caro prezzo di sottrarre equivalenti, se non maggiori, risorse ai comuni.
Tassare la prima casa ci riporta, poi, ai tempi della tassa sul macinato.
Tassare la casa acquistata per darla in uso ai figli e tassarla esattamente come se fosse una bella villa al mare, oltre ad essere profondamente ingiusto, non tiene conto della frequente impossibilità per i giovani di accedere ad un mutuo o avere risorse sufficienti a comprarsi un appartamento.

Quest’ultima annotazione dà lo spunto per una riflessione amara. Le precedenti generazioni, incolpate di aver vissuto al disopra delle proprie possibilità e a scapito delle generazioni successive, si vedono ora costrette a svolgere quelle funzioni di welfare alle quali lo Stato sta venendo meno, restituendo così quanto indebitamente (?) ottenuto prima. Quando, però, anche queste risorse saranno terminate ci aspettano tempi assai difficili se l’economia non avrà ripreso a crescere in maniera robusta.

Altra critica: Il catasto, che è alla base dell’IMU, si fonda su elementi antichi e comunque non rispondenti alla realtà, per cui abitazioni periferiche si vedono attribuito un valore eguale o superiore ad altre di maggior pregio che sorgono in luoghi di prestigio.

Ancora: la seconda casa paga l’IMU maggiorata rispetto alla prima e questo è pur giusto a condizione che si rammenti che la prima non dovrebbe pagar nulla. Il problema è che la terza casa paga come la seconda e anche la quarta e anche la ventesima, ecc.. Insomma tutti gli immobili successivi al primo vedono applicata la stessa aliquota, in barba al principio di progressività del sistema tributario voluto dalla Costituzione all’articolo 53. E’ come se chi, avendo un reddito di 100.000 euro, si vedesse applicate le medesime aliquote di chi percepisce solo 20.000 euro.
Aggiungiamo sommessamente che far in modo che chi ha più immobili paghi, anche in proporzione, di più, potrebbe risolvere il problema di trovare le risorse per esentare dall’imposta la prima casa. Se ben articolata, avrebbe anche l’effetto di introdurre, senza clamore, quella patrimoniale che alcuni danno come indispensabile per mettere ordine nei nostri conti.

Insomma motivi di critica all’IMU ce ne sono a volontà ma che venga ripudiato da chi è il maggior responsabile della sua introduzione è incredibile anche se questo comportamento schizofrenico si è verificato più volte. Basti pensare alle critiche del centrodestra al “Porcellum” di cui è artefice.
Per altro cambiare idea non sarebbe grave (in fondo ogni ravvedimento è segno di intelligenza) se l’aspra condanna della normativa prima introdotta, fosse stata preceduta da una espressa autocritica e dalle scuse per la pessima legge approvata.
Invece, tali comportamenti contraddittori (dai quali non sono indenni, anche se in misura minore, le altre parti politiche) devono necessariamente basarsi su un presupposto imprescindibile: che gli italiani siano di memoria corta, oppure conniventi o, in ultima analisi, ahimé, stupidi.

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