Le Compagnie non denunciano le truffe e le “perdite” finiscono sulle tariffe, non pagano i sinistri e le sanzioni milionarie dell’Isvap finiscono  sulle tariffe, gonfiano i sinistri e il rosso di bilancio finisce  sulle tariffe… Sulle tariffe ci finisce di tutto, tanto chi le controlla?
“Le tariffe RCA – scrive un noto professionista napoletano – sono altissime, non si discostano che per pochi euro da Compagnia a Compagnia, ammesso che ve ne siano ancora di disposte ad assicurare in questo territorio. Ne risulta che l’assicurazione a Napoli ha una funzione snaturata rispetto all’istituto giuridico originario: quei pochi, illibati automobilisti partenopei che ancora hanno il privilegio di non vedersi disdettata la polizza, sono costretti in caso di incidente a regolare di tasca propria gli eventuali sinistri (perché – e questa è un’altra certezza – se per disgrazia ti capita un incidente, puoi dire addio al tuo contratto di assicurazione!).
Subìto o procurato, vero o falso che sia, in caso di sinistro la Compagnia disdetta la polizza partenopea. A questo punto finisce per essere vietatissima la denuncia di sinistro, anche se cautelativa. Accade sempre più di frequente che gli utenti della strada regolino personalmente la questione incidente mettendo mano al portafogli.

A che serve l’assicurazione (quando la si trova)?
Viene da chiedersi quale sia dunque oggi, a Napoli (e in tutto il Sud, N.d.R.) , la funzione giuridica del contratto di assicurazione, che, vale la pena ricordarlo, dovrebbe avere lo scopo di garantire il patrimonio del beneficiario (assicurato) dal rischio di incidente procurato dalla propria incolpevole responsabilità. Qual è il bene tutelato da tale garanzia? Se l’assicurato napoletano è costretto a pagare di tasca propria i danni arrecati in un incidente, per paura delle conseguenze, il bene tutelato non è più il patrimonio del beneficiario

Polizza gabella
Insomma a Napoli e in tutto il sud d’Italia quando ti assicuri paghi la polizza tre, quattro volte di più che nel resto della Nazione, ma se ti azzardi a fare  una denuncia di sinistro, ti ritrovi senza polizza e non potrai più riaverla o, se la riavrai, la pagherai ancora più cara. “L’assicurazione auto al Sud è diventata una “gabella” iniqua. Il risultato è che avere l’auto (ancor peggio la moto) a Napoli oggi è un lusso, a prescindere dalla cilindrata e dalla marca, e la garanzia spesso costa più del bene assicurato. L’Istituzione, inoltre, non garantisce alcuna proporzionalità tra ceti più abbienti e portatori di redditi minimi, in violazione frontale dei principi costituzionali, all’uopo invocabili, trattandosi di un obbligo di legge. Vengono così polverizzati in un sol colpo due colonne dell’edificio civico: mercato e diritto”.
Lo sfogo e l’amarezza sono dell’avvocato Gianluca Bozzelli che abbiamo intervistato , ma prima di sentirlo vorrei ricordare due o tre cose che ho denunciato nell’editoriale della scorsa settimana.

Chi controlla le tariffe?
Nessuno controlla la costruzione delle tariffe RCA . Nessuno (Governo, Antitrust, Ivass, associazione dei consumatori ecc.) chiede giustificazione degli aumenti tariffari, al sud come al centro o al nord d’Italia, di una polizza che gli italiani sono obbligati ad acquistare. Tutti si accontentano di quello che dicono (sic) le Compagnie (truffe subite, bilanci in rosso ecc.). D’accordo, oggi, diversamente dagli anni ’60 e ’70, lo Stato non può più calmierare gli aumenti, però può controllare le tariffe (e con lui le varie Autority) e  chiedere conto alle imprese assicurative che, documenti alla mano, giustifichino, dimostrino il perché degli aumenti. L’ho scritto la scorsa settimana (“Rc auto: compagnie truffate o truffatrici?”), lo Stato deve pretendere che, per un servizio pubblico come la Rca, le Compagnie dichiarino i caricamenti cioè le “voci” che vanno a formare la tariffa, perché se, per ipotesi (ipotesi?), i bilanci in rosso delle Compagnie fossero gonfiati, anche se questo purtroppo non è più un reato,(vent’anni di leggi ad personam docet…) potrebbe sanzionare, e con sanzioni altissime, le imprese scorrette e denunciarle alla  pubblica opinione (le Compagnie vivono, basta guardare i vari spot pubblicitari, sulla fiducia del marchio…).

Stato complice.
Se lo Stato non pretende trasparenza (magari promulgando leggi ad hoc) e non controlla le tariffe, è uno Stato inadempiente e, quindi,  complice delle Compagnie scorrette che, tra l’altro, si sono reseresponsabili , sia pure indirettamente, della circolazione di quasi 4 milioni di auto non assicurate (fonte Codacons). Tra premi non riscossi , imposte governative non incassate e risarcimenti da parte del Fondo Vittime della Strada,  si può parlare di un danno pari ad un’ IMU prima casa: ben oltre 2 miliardi di euro!
MoBast!
come dicono i napoletani.
E per cominciare ci sono le 400 denunce per aggiotaggio sulle quali i giudici della Procura della Repubblica di Napoli dovranno fare (speriamo presto e comunque prima che vadano in prescrizione…) un po’ di chiarezza . 

avvocato Gianluca BozzelliAvvocato Bozzelli, lei ha redatto il testo della denuncia penale per aggiotaggio sottoscritta da 400 associati di “Mo Bast!” indirizzata alle Compagnie. Quali Compagnie sono state denunciate?Perché queste denunce?
Sono state denunciate tutte le Compagnie e l’Associazione che le rappresenta (ANIA), ma nessuna in particolare, in quanto il sistema assicurativo discriminante per il Sud non è limitato ad alcune società, bensì estremamente diffuso, se non totale. Fare dei nomi non avrebbe avuto senso ed avrebbe anzi potuto avere un effetto negativo, prestandosi come argomento contrario alla genuinità e spontaneità della denuncia, non motivata da scopi di natura personale. Tutte le Compagnie assicurative per la RC Auto operano discriminazioni legate al territorio, con maggiore penalizzazione di Napoli e del Sud rispetto all’Italia”.

Com’è arrivato a questa grave decisione?

Alla fine del 2010, dopo aver approfondito, comparato le statistiche ANIA con i dati Isvap, Istat e ACI, letto le dichiarazioni del presidente dell’Isvap alla Commissione parlamentare di inchiesta e verificato che Napoli non è la prima piazza per numero di sinistri, tantomeno per costo per incidente e neppure prima per furti d’auto. Allora perché la vecchia Capitale è invece la prima per le tariffe applicate? Perché da noi assicurare un’auto – ad esempio per un giovane neopatentato – può costare decine di migliaia di euro? Perché al Sud assicurare una moto può costare quanto assicurare un autocarro al Nord? Tutto questo non solo determina un enorme danno alle famiglie, ma ha conseguenze negative enormi soprattutto nei confronti delle attività economiche nel Mezzogiorno, già pregiudicate e penalizzate sotto altri profili (si pensi, ad esempio, all’autotrasporto o ai tassisti, alle concessionarie di auto e moto, oltre che agli agenti assicurativi ed all’indotto di tutti i citati settori. Emblematico è il caso del trasporto di cose e persone su gomma, particolarmente compromesso dal sistema delle tariffe assicurative: mezzo di trasporto prevalente al Sud, visto che gli investimenti su rotaia vengono dirottati necessariamente verso il Nord Italia e i porti hanno una evidente limitazione dovuta a quella che è ormai diventata la “scusa” delle infiltrazioni mafiose, il settore subisce il costante aumento dei costi di assicurazione e carburante che poi incidono sui fenomeni di fiducia dei consumatori, di aumento dei beni di consumo, determinano i costi di produzione, e così via).
Poi ho conosciuto gli attivisti di MoBast, mossi dalle stesse considerazioni, ma che avevano modalità diverse di intervento (della petizione alla Commissione europea ne parleranno meglio gli altri interessati): così abbiamo proseguito insieme nella medesima direzione. È nata così la seconda denuncia”.

Perché “aggiotaggio”?

Perché l’aggiotaggio è il reato di turbamento del mercato mediante diffusione di notizie false o altre operazioni influenti: non va infatti dimenticato che , nel mercato italiano, quasi tutte le Compagnie fanno riferimento a gruppi bancari quotati in  borsa. Dice, infatti, l’art. 501 del Codice penale: (“Chiunque al fine di turbare il mercato interno dei valori o delle merci, pubblica o altrimenti divulga notizie false, esagerate o tendenziose o adopera altri artifici atti a cagionare un aumento o una diminuzione del prezzo delle merci, ovvero dei valori ammessi nelle liste di borsa o negoziabili nel pubblico mercato”, NdR) .
Non possiamo inoltre non considerare, nell’analizzare questo fenomeno, il dato nazionale, ovvero che, in forza di dati non corrispondenti al vero o pubblicati solo parzialmente (se non addirittura decisamente falsi), si possono determinare le sorti non solo delle famiglie e delle imprese meridionali, ma di tutto il mercato assicurativo (e non solo) nazionale. Va considerato anche che l’aumento vertiginoso dei costi assicurativi sta gravemente incidendo anche su altri mercati, quali quello della vendita di auto e moto e quello dei trasporti (al quale ho già accennato) in danno dell’economia meridionale e  di tutto lo Stato.
Per la cronaca i reati citati (ma solo suggeriti: la Procura ben può individuare autonomamente ipotesi di reato diverse) sono il 2637 Codice civile , il 501 ed il 640 del Codice penale”.

A proposito di truffe alle Compagnie, esistono i dati di questo fenomeno? O si tratta di un bluff delle imprese assicurative?

I dati ufficiali di questo fenomeno sono quelli del Ministero della Giustizia, ovvero le sentenze passate in giudicato che condannano per tali reati. Ogni statistica diversa non è ufficiale e ciò che non è ufficiale é di parte! Ancora deve presentarsi in pubblico qualcuno dall’Ania o da qualche Compagnia con statistiche governative disastrose sui fenomeni assicurativi nel Mezzogiorno, tali da giustificare l’allarmismo e le tariffe altissime! Piuttosto, va evidenziato che – come spesso accade in Italia – tenere il Sud in emergenza perpetua conviene! In particolare, andrebbe rivisto il sistema delle “riserve” “.

E’ vero che le Compagnie, nei loro bilanci annuali, gonfiano i sinistri da risarcire per giustificare gli aumenti tariffari?

Per ogni sinistro da risarcire, che si riveli poi veritiero o meno, le Compagnie stabiliscono preventivamente importi da porre in “riserva”. Tale destinazione – basata su valutazioni meramente discrezionali e fondate sulla prospettazione di quanto potrebbero essere condannate a risarcire – incide sui bilanci di fine anno e sulla possibilità di richiedere aumenti tariffari.
Sorge il dubbio che l’obiettivo sia aumentare costantemente i premi: e se così fosse, come potrebbero altrimenti aumentare i premi se i conti delle Compagnie non fossero perennemente in rosso? Ancora. Cosa può “arrossare” i conti aggregati e di gruppo se non il settore RCA, specie quello meridionale, colorito da un po’ di “sano” razzismo anti napoletano ed anti meridionale?
In verità, i dati ufficiali Isvap ed ISTAT confermano che i sinistri al Sud calano in maniera costante ormai da anni, mentre le polizze aumentano in misura allarmante. Qualcosa non va nel sistema e chi dovrebbe vigilare (oggi l’Ivass) non può o non riesce, nel migliore dei casi. 
Per questo abbiamo chiesto che se ne occupi la magistratura e confidiamo nell’intervento della Procura di Napoli (ma attraverso la presentazione dell’esposto in altre province, ben potrebbero venire investite altre Procure, anche per questo abbiamo pubblicato il testo online)”. 

Quattro milioni di auto fantasma (circolanti senza assicurazione)

Le cause dell’anomalia sono tutte da verificare. Da una parte, ANIA (l’associazione di categoria) risponde che più proliferano i falsi e le truffe, più aumentano le tariffe: il costo abnorme articolo giornale assicurazionidelle polizze al Sud è effetto non causa delle speculazioni sui sinistri. Altri sostengono che, come per le evasioni fiscali, più alto è il prezzo del servizio, maggiore risulta il rischio di “evasione” dallo stesso (ad es. con le polizze false).
Nel perverso circolo tra causa ed effetto, le assicurazioni lamentano che allo stato non ci si può attendere una riduzione dei premi, che infatti continuano ad aumentare. Aggiungono inoltre, statistiche alla mano, con laconica certezza, che Napoli sia la capitale d’Italia, non per millenaria storia, cultura, arte e tradizione, ma per il numero di incidenti d’auto. Ma si provi ad entrare nel minato campo della statistica assicurativa ed apparirà un risultato sorprendente: Napoli e la Campania non sono affatto le regine d’Italia per incidenti stradali, essendo la regione solo terza (dopo Lombardia e Lazio) per numero di eventi e costi per sinistro. Secondo i dati ISVAP 2009 (ramo r.c. autoveicoli terrestri, pubblicati sul sito della stessa autorità di vigilanza www.isvap.it), viene smentito un altro dei capisaldi della difesa delle assicurazioni R.C. Auto: non è vero neppure che Napoli sia la città con più alto costo per sinistro (Golem  26 aprile).  

Eppure….
– a Milano, nel 2011, i sinistri sono diminuiti del 28,09% e i premi sono diminuiti dell’1,91%.
– a Napoli i sinistri sono diminuiti del 19,11%  e i premi sono aumentati del 18,49%…!
I CONTI DI MO’ BAST
A PROPOSITO DI RCA

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