Cari Lettori,
questa settimana vorrei fare alcune considerazioni sulle spese di giustizia e sul caso di cui si è parlato nei principali telegiornali: un signore, Paolo Di Gregorio, al quale hanno assassinato la figlia, si è visto recapitare a casa una cartella esattoriale di 27mila euro quale responsabile in solido perle spese di giustizia.
In Tribunale aveva ricevuto una sentenza di condanna per i responsabili ed un risarcimento di un milione e 600mila euro, in realtà mai incassato.

La norma tributaria in materia di titoli giurisdizionali pone l’obbligo di pagamento delle spese di giustizia a carico di tutti soggetti che hanno partecipato al processo, vuoi come imputati, vuoi parti civili. Ciò accade sia in sede penale che in sede civile.
La natura solidale dell’obbligazione fa sì che in caso di mancato pagamento o di infruttuosità delle azioni esecutive in danno di un co-obbligato, ci si possa rivolgere agli altri per chiedere il saldo di tutto il debito o di una parte di esso (la scelta di chiedere l’intera somma o solo una parte è tutta del creditore).

L’Ufficio Stampa dell’Agenzia delle Entrate con una nota trasmessa su tutti i telegiornali, ritenendo di fare cosa gradita ai telespettatori e al fine non gettare benzina sul fuoco, ha riferito “che non provvederà all’esecuzione del ruolo esattoriale formatosi fintanto che il responsabile condannato non avrà adempiuto all’obbligo di pagamento”. Almeno questo era il tenore della nota trasmessa!

A giudizio di chi scrive, la nota trasmessa è soltanto un’altra grossa bugia dell’Agenzia delle Entrate e della distorsione delle informazioni che, in modo strumentale, vengono rese al pubblico. Una cosa infatti, è disporre uno sgravio esattoriale a favore della persona fisica, vittima processuale per quanto co-obbligata solidale, altra cosa è non eseguire il provvedimento. Ciò sia perché il ruolo esattoriale emesso a carico del padre della vittima è e rimane un titolo esecutivo a carico del soggetto, sia perché in qualunque momento, passato il clamore mediatico l’Agenzia delle Entrate può attivarsi per il recupero del credito, anche con una iscrizione ipotecaria o con fermi amministrativi sui veicoli, anche al solo fine di garantirsi il recupero del credito.

Vero è che la norma tributaria impone la responsabilità solidale dei soggetti coinvolti nel processo, ma gli amministratori ed il legislatore dovrebbero attivarsi al fine di modificare la norma ed impedire che, almeno, le vittime delle ingiustizie siano perseguitate per un debito che alle stesse non spetta in alcun modo di pagare. Basterebbe una circolare interpretativa dell’Agenzia delle Entrate, ove la stessa riconosca che quel tipo di responsabilità è riferito esclusivamente agli imputati dei processi penali e non anche alle parti civili o persone offese. Tra l’altro la detta norma presenta dei profili di incostituzionalità che appaiono immediatamente senza necessità di avere elaborate e illuminate conoscenza giuridiche.

Come al solito in Italia abbiamo una classe dirigente che quando deve riferire le notizie, lo fa senza quell’onestà intellettuale che deve essere alla base del rispetto dei cittadini, ciò per una corretta informazione ed al fine di assicurare una politica (in senso ampio) di distensione dei rapporti tra cittadini e amministratori.

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