Nell’isola del vento l’eolico è un business che fa gola a molti. Un affare che fa girare pale e tanti soldi, la gran parte dei quali vola via dalla Sardegna. Così la landa baciata da Eolo dove soffiano forte il maestrale e il libeccio è diventata la terra promessa dei signori del vento.

 

Nelle montagne di granito fra Alà dei Sardi e Buddusò, nella patria del cervo sardo, specie protetta, tra boschi di leccio e querce e interi sughereti, sono spuntate 69 pale alte circa cento metri, situate a 900 metri dal livello del mare, turbine oversize che a pieno regime saranno in grado di generare circa 330 GWh/anno di energia elettrica rinnovabile, pari al Buddus_foto_16294_300P_300Pfabbisogno di oltre 110.000 famiglie, con un risparmio di emissioni di CO2 di circa 180.000 tonnellate/anno. La “creatura” della Geopower Sardegna Srl, sociètà del gruppo milanese Falck Renewables, inaugurata ai primi di ottobre, è il parco eolico più importante d’Italia per potenza installata, uno dei maggiori a livello europeo. Un impianto la cui realizzazione ha richiesto cinque anni di lavoro e che ha sempre avuto il benestare dell’amministrazione comunale, che preferisce pagare il prezzo dello sfregio ambientale piuttosto che rinunciare alle royalties annuali, piccolo tesoretto che in tempi di vacche magre fa molto comodo. Un’opera megalitica che però ha sempre avuto il parere negativo di ambientalisti e del governo regionale di centrosinistra, finché è stato al potere.

 

 

Torri sì, ma nelle aree con insediamenti industriali.

Nel 2007, durante la presidenza di Renato Soru, la Regione ha fermato il cantiere. Contava sui vincoli imposti dal piano paesaggistico targato dall’ex patron di Tiscali che prevedeva la costruzione di torri eoliche soltanto nelle zone industriali o già compromesse. Ma non c’è stato niente da fare. Nove mesi dopo il Tar ha dato ragione alla Geopower, che aveva ottenuto tutte le autorizzazioni richieste e che, spalleggiata dai Comuni, è andata fino in fondo. Così oggi la struttura è stata avviata, 18 turbine entreranno in funzione entro novembre. A regime il parco darà lavoro a una ventina di operai. I ricavi medi annui previsti ammontano a circa 50 milioni di euro, per i quali è stato messo in campo un investimento da 270 milioni di euro complessivi, 230 milioni dei quali in project financing. Di quei 50 milioni solo un milione finirà nelle tasche della comunità locale.

Una regione da guinness con sessantuno parchi eolici.

Buddus_una_cava_di_granito_2010Attualmente in Sardegna sono presenti ben 27 centrali eoliche (453 MW di potenza): se fossero realizzate le altre 34 in attesa di autorizzazione, si giungerebbe a 61 parchi eolici con ben 1.265 MW di potenza. Tra gli impianti per i quali sono avviate le valutazioni di impatto ambientale c’è il progetto “Sa Muzzere”, da realizzarsi nei comuni di Macomer e Borore, ad opera della Fonteolica s.r.l., la realizzazione di un Parco eolico, 19 torri di cento metri per una potenza complessiva di 57 megawatt, in località “Corti Turaci e Tacquara” nel Comune di Nurri da parte della Ensar srl, del gruppo Saras. E poi il progetto “Parco eolico “Rosario”, 6 MW nel comune di Sassari, l’impianto di “Cortoghiana”, da realizzarsi nei Comuni di Carbonia e Portoscuso, e ancora a San Gavino Monreale, Suni, Gonnesa, Porto Torres. Il prossimo in ordine di tempo e grandezza sorgerà a Ozieri, in provincia di Sassari. Con una potenza prevista pari a 105 MW e trentacinque torri alte novanta metri, si candida a diventare il più potente dell’Isola in termini di produzione per numero di pale installate. L’investimento previsto è 133 milioni di euro. Ogni pala avrà una potenza di tre megawatt per un totale di 105. Il mega impianto di Buddusò, appena inaugurato, per produrre 135 Mw ha bisogno di quasi settanta torri, il doppio di quello ozierese. Ma senza una vera programmazione e senza regole precise, si arriverà a un vero far west eolico, col rischio di forti speculazioni. Basti ricordare il tentativo della “cricca dell’eolico” della P3 di allungare le mani in Sardegna sul business del vento, fermato dall’intervento della magistratura. La chiusura delle indagini ha fatto cadere la più grave accusa di corruzione per il presidente della Regione Ugo Cappellacci. Ma rimane quella di abuso d’ufficio, in relazione alla nomina disinvolta di Ignazio Farris a direttore generale dell’Arpas, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, su segnalazione di Denis Verdini e di Marcello Dell’Utri.

  

Il mercato dei certificati verdi.

falck_renewables_sardegnaTornando ai conti dell’energia, il Gruppo di intervento giuridico-Amici della terra rimarca come oggi l’Isola sia del tutto autonoma rispetto alla rete nazionale. Può contare sulla potenza installata di circa 2.200 MW, pur impiegandone ogni giorno di solito 1.730 (e la notte solo 1.300). Con il potenziamento dei trasporti via cavo fra Sardegna e la penisola, non ne potranno esser esportati più di 1.000 MW. Negli ultimi anni grazie all’accesso a cospicui fondi pubblici, soprattutto comunitari, e alla liberalizzazione della produzione dell’energia elettrica, ma soprattutto all’obbligo per i produttori di ottenere almeno il 2%, annualmente incrementato dello 0,35 %, i cosiddetti “certificati verdi”, da energie rinnovabili, è cresciuta in termini esponenziali la richiesta di soggetti privati per installare le wind farm, le “fattorie-fabbriche eoliche”. Ben 368 proposte per una potenza complessiva di 13.300 megawatt sono state presentate in campo nazionale, di queste sono pervenute (luglio 2001 – aprile 2004) 88 istanze per 3.765 megawatt (2.814 aereogeneratori) in Sardegna. La più alta concentrazione. Gli ambientalisti sardi puntano il dito contro “il mercato dei certificati verdi”, che permettono alle imprese che producono energia da fonti convenzionali, petrolio, carbone, metano, di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%. Certificati che possono servire anche, semplicemente, per essere commercializzati. Un affare che, a detta delle associazioni ecologiste, ha ben poco a vedere con lo sviluppo della Sardegna, ma serve semplicemente ai piccoli produttori di energia per entrare nel mercato delle rinnovabili.

In allegato:

Dossier Eolico in Sardegna Gruppo d’intervento giuridico – Amici della terra

Comunicato Falck sul Parco eolico sardo

Energia eolica in Sardegna dossier Amici della Terra 2010
Falck Parco eolico sardo 7.10.2011

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