La fine della seconda Repubblica lascia tonnellate di macerie. Sicuramente uscito di scena il protagonista principale dell’immenso dibattito sul sesso, della scoperta della miseria dei costumi erotici italiani non restano che i processi.

Restano qua e là blog, pagine facebook, e campagne fatte da donne volenterose sempre al di fuori del main stream. Ogni tanto emergono sondaggi e rapporti su adolescenti, prostituzione, fruizione del sesso, e rapporto col desiderio per poi scomparire di nuovo.

Le finestre che si aprono, non con la stessa frequenza di prima nei media tradizionali o nei social network sono però dei potenti indicatori dello stato della mentalità italiana nei confronti della morale, del sesso e di ciò che sembra essere rimasto, cioè la pornografia. Nella trasmissione di Luisella Costamagna, Robinson (Rai tre) la porno attrice di 21 anni e anche studentessa di design, Valentina Nappi afferma: “In questo momento storico è interessante fare porno e può essere interessante più di fare design c’è una evoluzione morale, anche estetica, e quindi il porno può dare un cambiamento. Lo stesso porno ha bisogno di cambiare, di mescolarsi con le altre materie”.

Non si può dare del tutto torto a Valentina Nappi. Infatti non si contano neppure le ragazze che si pagano gli studi con le sex cam, prostituzione internet, come non si conta la fruizione di youporn, dove si è appunto formata la giovane studentessa napoletana, e dove la rappresentazione del sesso, che   non corrisponde alla realtà, viene spalmata in tutte le versioni. Dalle bambine alle orge. Quindi sì i tempi sono cambiati. Quello che non è cambiato affatto è il livello di moralismo che impedisce il sesso nel suo rapporto col desiderio e con la libertà, attribuendo alla pornografia e al suo dilagare un qualche riscatto liberatorio, mentre è l’esatto contrario.

Il pericoloso equivoco, e il divario che si crea col proprio desiderio, non è solo italiano ma globale perché si sviluppa parallelamente a internet e al mercato che tenta di equiparare l’induzione al consumo compulsivo del sesso   all’acquisto compulsivo di merce.

Invece interessante vedere come si reagisce fuori dall’Italia, e soprattutto come si possa reagire, restando ben lontani dalla formattazione dei comportamenti e soprattutto senza ricorrere a divieti e censure.

Si tratta del sito francese (ma ne stanno nascendo diversi) www.educationsexuelle.com concepito da esperti per la sessualità degli adolescenti destinato a genitori e ragazzi, corredato da70 video di approfondimenti con esperti e forum aperti.   Quello specifico per gli adolescenti invece è www.educationsensuelle.com.
Si tratta dunque di una preparazione alla sessualità oltre che una riparazione alle false immagini che provengono dalla rete. Specialisti di ogni tipo insistono sulle immagini porno e sui limiti al desiderio e alla crescita imponendosi come unica forma di educazione sessuale. Per i ragazzi l’imitazione porterà a forme di dominio, spesso disattese e frustrate, per le ragazze di sottomissione. In entrambi i casi si resta nell’ambito della performance e della triste adesione a un ennesimo modello.
I genitori come devono parlarne ai ragazzi? Philippe Brenot, Psichiatra e sessuologo spiega: “Possiamo parlare della sessualità in generale senza fare riferimento alla nostra, sia che sia inesistente o che sia ben vissuta.C’è una tentazione da parte dei genitori di controllare il tipo di informazione che possono avere i loro figli. Una tentazione forte anche di metterli in guardia (“la sessualità non è quella di cui si parla, può essere perfino dolorosa.. del resto io….) o iniziarli “ prima di tua madre, ho conosciuto altre donne!”). Per questo Brenot traccia tre regole per accompagnare i ragazzi: 1- mai eludere la minima domanda, anche quando i bambini sono piccoli. 2- mai parlare di sé, ma sempre parlare in generale: “il sesso è bellissimo tra due persone che si amano e che si sono scelte”   3. rispettare il loro spazio personale, mai essere intrusivi e rispettare lo spazio intimo: camera, agende, cellulare: non dobbiamo sapere nulla dell’intimità dei nostri figli e loro niente della nostra.
Sylvain Mimoun, ginecologo andrologo aggiunge: “Gli adolescenti non sono mai “ compiuti” sul piano fisico, non hanno terminato la loro evoluzione. Sono bambini in corpi adulti. Ma non sono adulti. E la difficoltà quando si confrontano con il porno è che rischiano di prendere per vero quello che vedono. Possono rimanere scioccati, inibiti o avere fantasmi su una realtà che è solo illusione. Una delle conseguenze della pornografia è la perdita di valori propri all’adolescente che attraversa il periodo in cui si cerca la propria strada, e se prende come base l’educazione sessuale dei film porno perderà il suo immaginario. Volendo imitare il film, si farà condizionare. Inoltre interpreta quello che vede come norma sociale come fondamento di una vera educazione sessuale”
Finalmente, poi per i ragazzi un ampio spazio non solo dedicato alla prevenzione ma anche all’ educazione all’altro, per cui non solo il concetto di pericolo (gravidanza, violenza, malattie), ma l’importanza del contatto del corpo e della centralità del desiderio e del piacere. Il proprio. Nel rispetto dell’altro. Anche qui moltissimi video di informazioni sul tipo di rapporto e sull’autenticità del piacere: il bacio, le carezze, l’amplesso… Ampio spazio poi all’omosessualità, come parlarne e come gestire e reagire all’omofobia. Non una sola ombra di moralismo, di controllo, e la premessa che ogni coppia deve inventare la sua modalità di stare insieme.
Sarà l’assenza di moralismo che impedisce di fare la stessa cosa in Italia?

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