La Maturità 2012 sarà, probabilmente, ricordata come la prima “Maturità digitale” della Scuola Italiana. Dopo il classico tema di italiano, in cui i maturandi hanno potuto scegliere fra tracce che andavano da Montale al rapporto tra i giovani e la crisi, dalle responsabilità di scienza e tecnologia nell’Olocausto, a una riflessione su bene individuale e bene comune, è toccato alla seconda prova, quella specifica per ogni indirizzo di studi. E così è tornato improvvisamente in auge Aristotele, il filosofo i cui scritti mancavano dalle versioni di greco degli esami dagli anni’70. Non solo al Classico, ma anche al Liceo Psico-Pedagogico lo Stagirita è stato protagonista della seconda giornata di esami, insieme alla geometria analitica del Liceo Scientifico. Ma oltre ad Aristotele, Montale, la geometria e la Crisi, gli esami di Stato 2012 stanno avendo, per la prima volta, un altro grande e indiscusso protagonista: il web.

Fin da alcune settimane prima dell’inizio delle prove, sul web impazzava il “toto versione” e gli studenti hanno letteralmente “assediato” i siti specialistici, in una costante ricerca di aiuti di ogni tipo per gli esami scritti. Durante lo svolgimento delle prove le risposte ai quesiti degli scritti hanno fatto la loro comparsa sui siti più visitati dai maturandi, già 10 minuti dopo l’inizio della prova d’esame.

La novità
Quest’anno però, a dover fare i conti con la rete sono stati non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti delle varie commissioni che, per la prima volta, hanno ricevuto non più il classico plico cartaceo, ma l’innovativa “busta digitale” contenente le tracce d’esame. Il Plico telematico (questo il suo nome tecnico), è stato inviato dal Ministero alle scuole tramite e-mail e non più in forma cartacea. Il Plico informatico è stato dotato di due chiavi di sicurezza crittografate per garantirne la segretezza: una prima chiave è stata fornita alle scuole, prima dell’inizio dell’esame, per permettere loro di custodire i file al sicuro all’interno del terminale definito per questo scopo, come avveniva negli anni scorsi nelle caserme delle forze dell’ordine. Solo la mattina della prova, alle 8.30, è stata poi inviata via mail ai dirigenti scolastici, la chiave del ministero indispensabile per rendere leggibili le tracce. Il Ministro dell’Istruzione Profumo aveva annunciato la novità in un’intervista televisiva: “L’esame di maturità con centinaia di migliaia di buste spostate per l’Italia dal Ministero ai Carabinieri, poi alle scuole non ci sarà più .” – aveva promesso il ministro – “Verrà trasferito un plico informatico che potrà essere aperto soltanto con una chiave elettronica il giorno della prova, in modo ufficiale”. Detto fatto: l’operazione ha consentito un risparmio di 240 mila euro che, di questi tempi, non sono affatto pochi. Certo non sono mancati problemi e ritardi in alcune scuole: alcuni istituti hanno avuto problemi nell’uso delle chiavi telematiche, in altri ci sono stati dei momentanei blackout che hanno fatto temere il peggio. Tuttavia, nonostante l’ansia da prestazione, che questa volta ha riguardato più i professori che i maturandi, si è trattato solo di problemi tecnici che non hanno compromesso il buon esito dell’iniziativa; tant’è che al Ministero della Pubblica Istruzione il nuovo sistema è stato promosso a pieni voti. Una novità che per il Ministro Profumo: “Rappresenta una scommessa vinta da tutta la comunità scolastica, che da Nord a Sud ha dimostrato di sapersi misurare con questa piccola-grande rivoluzione”.

La rivoluzione digitale fra i banchi di scuola
L’era della Scuola digitale, delle classi 2.0, sembra, finalmente, giunta. Il Piano Scuola Digitale del Miur (Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca) è stato varato nel 2007 per modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l’integrazione delle tecnologie nella didattica e rappresenta l’evoluzione delle azioni realizzate in passato: “Non più la classe in laboratorio, ma il laboratorio in classe”. Il processo di rinnovamento della Scuola Italiana è, dunque, in atto da tempo ma, nel recente passato, è forse mancato il coraggio per portare a termine una piccola , grande rivoluzione, che come ogni cambiamento, prevede, senza dubbio, una buona dose di rischio. Oggi il “governo dei tecnici” sembra aver impresso una forte accelerazione al cambiamento nella Scuola, almeno per quel che riguarda l’informatizzazione delle procedure e della didattica. Complice la crisi economica e la necessità di risparmiare il più possibile, o forse spinto dall’ispirazione “europeista” dell’Esecutivo, il Ministro Profumo sta introducendo una serie di novità che fino a ieri sembravano quasi fantascienza per una Scuola che in 20 anni ha subito quasi altrettante riforme rimanendo sempre uguale a se stessa. In fondo, ancora oggi, la Scuola italiana è quella progettata da Gentile nella prima metà del XX secolo. Un modello che ha retto nel tempo e ha contribuito alla crescita sociale, culturale ed economica del Paese, ma che oggi risulta, inevitabilmente, datato. Le nuove tecnologie riusciranno lì dove tanti governi hanno fallito ovvero nel cambiare veramente la Scuola italiana? La risposta probabilmente è sì. Almeno se continua lo slancio visto in quest’ultimo anno.

D’altronde il cambiamento arriva da lontano, dalla Strategia di Lisbona per l’integrazione europea che prevedeva un’Unione Europea capace di diventare “l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo entro il 2010”. Obiettivo disatteso, per certi parametri addirittura lontanissimo, e non solo per l’Italia. In ogni caso gli obiettivi sono stati ribaditi e ampliati negli accordi di Europa 2020, che prevedono un ruolo ancora più centrale dell’Istruzione e della Formazione per lo sviluppo dell’Ue. Nonostante la crisi economica, la speculazione e le spinte alla disgregazione che giungono da più parti, l’Unione Europea intende continuare la transizione attraverso lo sviluppo di una società dell’informazione diffusa, per creare uno spazio europeo della ricerca. Nei prossimi anni, dunque, l’Ue dovrà essere sempre più compatta e avanzata nel comparto Istruzione fino a giungere ad un sistema unificato di certificazione dei titoli, delle competenze e della abilità.

Il Piano del Miur per la scuola digitale
Il Piano Scuola Digitale risponde dunque alle istanze europee di maggior efficienza e innovazione nel mondo dell’Istruzione. Il Piano si articola in diverse azioni, alcune delle quali già portate a compimento, altre ancora da attuare: c’è il Piano nazionale diffusione delle Lavagne Interattive Multimediali (LIM)”, un processo strategico che ha introdotto il nuovo strumento multimediale nelle aule di buona parte del Paese. Poi c’è il piano Cl@ssi 2.0, che si propone di modificare gli ambienti di apprendimento attraverso un utilizzo costante e diffuso delle tecnologie nella didattica . Oltre l’@urora”, è invece una rete nazionale di istituzioni scolastiche che si adopera per la   personalizzazione delle metodologie formative in situazioni di svantaggio con progetti specifici per gli ambienti di reclusione e di integrazione. Infine c’è il Patto per la Scuol@ 2.0, che intende coinvolgere l’istituzione scolastica nella sua interezza, nella costruzione condivisa di un luogo dove si possano costruire i saperi in spazi collaborativi, flessibili e dinamici integrando metodologie formali, informali e non-formali. Terminata dunque la prima fase di diffusione delle LIM, è ora il momento di verificare l’impatto delle nuove tecnologie per cercare di trasformare la classe in un laboratorio di apprendimento permanente e multidisciplinare.
Le iniziative per raggiungere questo obiettivo si stanno moltiplicando: “Editoria Digitale Scolastica” è un progetto del Miur per la diffusione della didattica digitale in tutte le scuole italiane e nasce dalle esperienze spontanee dei territori. È il caso di “Book in progress”: progetto nato in un Liceo di Brindisi in cui gli studenti, messi da parte i tradizionali libri di testo, hanno usato solo i testi scritti in modo gratuito da docenti. Altro esempio di scuola 2.0 è l’esperienza di “Senza Zaino” che vede la didattica basarsi principalmente sul concetto di comunità. Il principio di base è “chi impara prima, aiuta gli altri”.

L’insegnante è una specie in via d’estinzione?
In questo lungo e complesso processo di trasformazione quale sarà il ruolo degli insegnanti? Il mestiere del docente è forse destinato all’estinzione, soppiantato da e-books e lavagne elettroniche? La risposta è no. Se l’insegnante non sarà più l’unica e indiscussa fonte della trasmissione delle conoscenze e del sapere non vuol dire che scomparirà, anzi! Sempre più determinante sarà il ruolo di “mediatore” che il docente dovrà svolgere fra gli alunni e i nuovi mezzi di informazione. In un processo che non è più il vecchio schema unidirezionale della trasmissione delle nozioni dalla cattedra agli alunni, l’insegnante sarà il “facilitatore” di un apprendimento multiforme, interdisciplinare, formale e informale nello stesso tempo, terminale di una rete di medium tecnologici di ogni tipo, che dovrà essere in grado di comprendere e gestire al meglio. Non più dunque la figura del docente che predica dalla cattedra ,ma quella del Maestro, con la m maiuscola, che insegna a imparare.

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