Caro Albertone, perdonami se ti scrivo e disturbo alle prime luci dell’alba ma ho un gran bisogno di te e, soprattutto, di quello scanzonato, irriverente, burlone e gran signore del marchese del Grillo.
Forse non sei a conoscenza, perché in altre faccende affanccendato, ma,ultimamente, nella tua città sono accaduti dei fatti particolari che hanno coinvolto dai politici ai benpensanti, dalle associazioni di categoria alle comunità, dai pesciaroli di Trastevere fino a quelli del Mar Morto.
La storia, caro mio, è vecchia e si rinnova nei secoli a volte con le campane che suonano tutte insieme, e tu ne sai qualcosa, a volte restando appositamente, guarda caso, mute e sopite.
Ti dico subito che di mezzo c’è il pallone, quello preso a calcioni, e i suoi tifosi tornati alla ribalta per essere come sempre la peggior razza, oops… nun se potrebbe di’, sulla terra. Insomma parliamo di razzismo, antisemitismo e quindi razze, politica, religioni mischiate nel calderone da strumentalizzazioni mediatiche ad alto livello e io, povero plebeo , mi ritrovo seduto sul colle Palatino a osservare questa grande città con tanta tristezza.
Botte da orbi tra cittadini del Re d’oltremanica, e che Dio salvi sempre la Regina, e tutti i suoi ex hooligans, e alcuni dei nostri non ben identificati nei colori di appartenenza calciofila rei di aver picchiato duro, ed è vero, alcuni tifosi. Poi lo stadio con i suoi striscioni e cori indirizzati verso certe ideologie ed appartenenze religiose e via col tango… altro che carbonara o gricia! Qui è diventato un vero minestrone ripassato. Un vespaio, caro Marchese, un vespaio dove ognuno in buona o cattiva fede ha alimentato il sacro foco della giustizia e libertà.
Purtroppo ci sono di mezzo i Giudei e non parlo di carciofi ma di un popolo, di una identità che nei secoli è stata e sarà sempre al centro dell’attenzione. Da sempre i popoli fatto battute, scherno, delle altrui debolezze, vanità, sofferenze o, peggio ancora, estrazioni. Guarda a casa nostra! I Romani chiamati sporcaccioni, zozzoni, ‘mbriaconi, o i Vicentini magnagatti, i Napoletani ladroni scansafatiche fino ai nostri emigranti, e tu ne sei stato grande interprete, chiamati magna spaghetti, tomatos e teroni! Un’offesa dietro l’altra spesso accettata col sorriso, spesso, come in questo caso, assolutamente insopportabile se accostata al pallone e ai tifosi.
Non sto qui a chiederti di colpevolizzare l’una o l’altra idea, nè l’uno nè l’altro comportamento perché anche io, a volte, con gli amici del polo sud o del nord, asiatici,verdi , rossi, gialli scherzo e prendo per i fondelli. Ma a te, caro Marchese, e questo mi preoccupa, non è venuto in mente che avresti potuto patire la gogna quando al momento di pagare il conto hai preso in giro il caro, piccolo, brutto, sporco ebanista Aronne Piperno e tutta la sua razza? Tu stesso lo chiamasti Giudio in segno di appartenenza ed eri ancora un po’ incazzato per una croce di mille anni prima.
Poi, furbo come una marmotta, hai corrotto, ricattato, usato gli organi dell’informazione malelingue e campane delle Chiese per dichiarare la tua e di altri colpevolezza insieme alla giustizia ancora una volta calpestata. Tutto divertente dentro un film dove Gasperino er carbonaro ancora sta sdraiato sul carbone e la romanella gira sui tavolacci di legno. Ma era solo un film.
E allora? Romani, Milanesi, Tedeschi, Libanesi, Svizzeri, Palestinesi, Israeliani, Giudei o Ebrei ma alla fine non siamo tutti fatti della stessa materia? Non siamo da sempre divisi nelle religioni, ideali, stili? Non ci siamo sempre nel privato offesi, accusati, e spesso anche combattuti? Caro Marchese nun c’e’ gnente da fa’ sara’ sempre cosi’ fino a quando, forse, un giorno, nudi in uno stadio di calcio senza simboli, senza parlare, senza riconoscere le differenze ci assalirà un dubbio : io so’ io ma questi chi c….sono?