Oltre 10 mila avvocati, in corteo a Roma, così si è conclusa oggi la terza giornata di astensione dalle udienze, indetta dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura, unitamente alle altre Istituzioni, Ordini e Associazioni forensi.
La protesta è cominciata alle 11 con un presidio informativo di fronte a Montecitorio che ha registrato una partecipazione bipartisan delle forze politiche. Sono intervenuti infatti a sostegno della protesta dell’avvocatura italiana il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, il coordinatore nazionale dello stesso partito Giovanni Toti, i deputati, Deborah Bergamini e Andrea Mandelli; per il Partito Democratico i deputati Alessia Morani (responsabile nazionale Giustizia del Pd), Danilo Leva, Sofia Amodio e Sandro Favi, responsabile nazionale carceri del PD; per il Movimento 5 Stelle, i deputati Alfonso Bonafede e Andrea Colletti, il senatore Maurizio Buccarella; per Fratelli d’Italia l’onorevole Ignazio La Russa; presente anche Antonio Di Pietro, fondatore dell’Italia dei Valori.
Alle 13 la protesta si è spostata a Piazza della Repubblica dove un corteo con oltre 10 mila avvocati è sfilato fino a Piazza Santi Apostoli, dove hanno preso la parola il Presidente dell’Oua Nicola Marino e diversi presidenti degli Ordini Forensi italiani (Francesco Caia di Napoli, Mauro Vaglio di Roma, Paolo Rosa del Triveneto, Francesco Greco di Palermo, Alessandro Vaccaro di Genova, Giuseppe Agnusdei di Lucera, Ettore Atzori di Cagliari, Raffaele Fatano di Lecce, Donatella Pau di Oristano).Ma anche i rappresentanti dei giudici di pace, dei tribunali soppressi (Roberto Pozzobon) e dei lavoratori della Giustizia (Antonino Nasone), nonché delle associazioni dei consumatori.
Sull’andamento delle iniziative positivo il giudizio del presidente Oua: «Una grande partecipazione al corteo e, in generale, massiccia l’adesione alle tre giornate di astensione, circa il 90%. Al futuro ministro e al neo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, un messaggio chiaro: gli avvocati hanno idee concrete (vedi proposte di seguito) per riformare la giustizia, basta con i provvedimenti spot che in questi anni hanno solo reso più caro l’accesso ai cittadini, in cambio di un servizio pessimo».
Tra le richieste della piazza, la revoca della legge che ha introdotto la motivazione delle sentenza a pagamento, l’aumento dei diritti di notifica e la diminuzione dei rimborsi per il gratuito patrocinio.
Il presidente dell’Oua, Nicola Marino, ha spiegato che quello di oggi è stato “un grido di dolore per come è ridotta la giustizia. Siamo ad un punto in cui è difficile sia per noi come avvocati che per i cittadini difendere i diritti. La soppressione di oltre mille tribunali ha ridotto la possibilità di accedere alla giustizia e i costi per i cittadini sono sempre più elevati”. Un esempio fra tutti è lo sfratto per morosità: “per renderlo esecutivo – ha detto Marino – il proprietario dell’immobile deve andare al tribunale centrale del luogo dello sfratto, in questo caso all’ufficiale giudiziario spetta un’indennità di trasferta. Se l’immobile si trova a 100 chilometri i costi superano i 700 euro, senza contare il compenso, esiguo, dell’avvocato”.
“La giustizia – ha continuato Marino – continua ad essere umiliata e l’avvocatura è allo stremo. Non è più sopportabile la decretazione d’urgenza, non è più sopportabile avere sentenze emesse dopo anni, non è giustizia, i magistrati dislocati presso i ministeri tornino a fare il loro lavoro. La riduzione del numero dei tribunali ha inciso in maniera enorme sul caos”.

Politici fischiati
In segno di solidarietà sono arrivati davanti al presidio di Montecitorio anche Giovanni Toti e Renato Brunetta, di Forza Italia. Brunetta ha preso brevemente la parola per ricordare che nell’incontro tra Renzi e Berlusconi si è parlato di riforma della giustizia ma il passaggio è stato accolto con qualche fischio al grido di “sei in campagna elettorale”.
Anche Antonio Di Pietro si è presentato al presidio: stessa sorte anche per lui tra fischi e contestazioni.

Giovani avvocati
L’Associazione italiana giovani avvocati ha espresso il proprio impegno per una giustizia migliore con una catena umana attorno alla Corte di Cassazione.
«Il ministro uscente della giustizia Annamaria Cancellieri – spiega Nicoletta Giorgi – nonostante le numerose riforme promulgate ha dovuto prendere atto che il contenzioso pendente e l’arretrato non è diminuito. Se, quindi, in uscita non aumentano i numeri, lo Stato cerca di ridurre quelli in entrata con una serie di strumenti che poco apportano al miglioramento del sistema giustizia: l’aumento di costi per le spese di iscrizione a ruolo delle cause, la previsione di un ulteriore pagamento per avere la motivazione della sentenza, la previsione di una responsabilità solidale del legale per le cause che venissero qualificate come temerarie, interventi sul processo esecutivo poco incisivi. Quella dell’Avvocatura è una protesta per il cittadino, perché non subisca l’ennesima vessazione in nome di un principio di efficienza che elida il diritto di difesa».
«Chiunque sia il prossimo ministro della giustizia – ha concluso il presidente Giorgi – vorremmo comprendesse l’importanza del dialogo e del confronto con l’Avvocatura e gli operatori della giustizia per intervenire tempestivamente ed efficacemente. Noi siamo pronti a sederci al tavolo».

Al presidente del Consiglio incaricato si è rivolta anche l’Associazione nazionale forense. “Il Parlamento e il Presidente del Consiglio incaricato Renzi ascoltino la composta protesta degli avvocati, perché se a scendere in piazza oggi è l’avvocatura e qualche giorno fa sono stati artigiani e commercianti, c’e’ sicuramente da essere preoccupati. L’avvocatura, di cui l’Anf rappresenta una parte significativa, richiede un confronto schietto e serrato con la politica, mettendo sul tavolo proposte concrete, a costo zero per le casse pubbliche, ma a tutto vantaggio dei cittadini e dell’amministrazione della giustizia”. Ha dichiarato il segretario generale Anf Ester Perifano.
“Oggi gli avvocati sono scesi in piazza a Roma, mentre altri colleghi, in Sardegna e in Puglia, sono in sciopero ad oltranza contro i provvedimenti in elaborazione al ministero della Giustizia. Un Ministero – continua Perifano –  che troppo spesso negli ultimi anni è stato sordo alle richieste di condivisione degli interventi in materia di giustizia giunti da chi, come gli avvocati, ha il polso della situazione nei tribunali italiani.
E’ ora che gli avvocati entrino, a tutti gli effetti e come peraltro la legge consente, nell’ufficio legislativo del Ministero della giustizia. La loro presenza avrebbe, ad esempio, evitato i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: il processo civile tra filtri e costi proibitivi è diventato per i cittadini un lusso e, come se non bastasse, si vuole continuare a mettere le mani nelle tasche dei cittadini con la motivazione a pagamento e la responsabilità solidale tra avvocati e clienti in caso in cui il giudice accerti la temerarietà di una lite”.
“L’avvocatura chiede di essere ascoltata, perché ha proposte vere, che prescindono dalla bulimia legislativa degli ultimi anni. E chi spera di piegarci, ha fatto male i conti, perche’ l’unico modo che abbiamo di onorare la nostra toga e’ quello di svolgere, sino in fondo, la nostra funzione costituzionale e difendere i cittadini dalle prepotenze che, sempre piu’ spesso negli ultimi anni, provengono paradossalmente proprio dallo Stato” ha concluso Perifano.
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