Matteo Salvini non ha un cazzo da fare, ma da quando esiste la connessione veloce può far finta che non sia così.
Si alza la mattina presto, fa colazione con yogurt al gorgonzola e accende il computer in cameretta. Per prima cosa riprende lo streaming interrotto di “Matrimonio alle Bahamas”, con il suo mito di sempre Massimo Boldi. Poi il consueto giro su Youporn, almeno una mezz’ora, alla ricerca di video fetish con Giorgia Meloni e infine il lavoro. Rispondere alle email delle groupies, insultarsi da solo sul forum dei giovani padani per avere visibilità e dopo pranzo, Facebook.
L’immenso osservatorio dell’umanità allo sfascio, dove una caccola può tramutarsi in una valanga di sterco e viceversa, è proprio qui che sguazza Salvini, annaspando tra le sue stesse feci. La sua pagina ufficiale è una calamita di omofobi, razzisti, fascisti, nazisti e altre sottospecie monocellulari che si radunano sotto il balcone virtuale del leader leghista. Costui condivide con gli amici la passione per gli slogan dittatoriali e per il rutto libero baritonale. Proprio qualche giorno fa però è stato bannato ed escluso dal social network, subito dopo aver postato una sua intervista al Corriere della Feccia, in cui sbraitava di voler radere al suolo i campi Rom. Pronta la reazione di Salvini, che piange, si appella alla libertà di idiozia e si scaglia contro la censura.
Ma per essere esiliati da Facebook è necessaria la segnalazione di un altro utente che richieda la rimozione dei contenuti. Dall’altra parte della rete, di fronte alla schermata con la pagina di Salvini bloccata, l’astuto Renzi si sfrega le mani, ha appena compiuto la più grande mossa politica del suo mandato.