Foto di Gianni Ginnasi

Ci sono tanti posti del nostro Paese che non conosciamo o che abbiamo dimenticato. L’Italia nascosta è troppo grande per essere racchiusa in un’unica mappa, serve del tempo per scoprirla e bisogna scegliere un punto, uno scorcio da cui cominciare.
Il nostro viaggio parte dalla Tuscia, quello spazio geografico che s’incunea tra la Toscana, l’Umbria e a sud confonde i suoi confini con quelli romani. In particolare, da Ronciglione e Caprarola (ne parleremo nel prossimo numero), per dare qualche consiglio a chi, da Roma, abbia voglia di trascorrere una giornata di arte, cultura, buona cucina e sano ozio.

Il viterbese offre tutto questo e tanto altro, con una storia millenaria e una natura dai paesaggi sempre belli in tutte le stagioni, con laghi, boschi e rilievi di origine vulcanica.
Partendo da Roma, Ronciglione dista circa 60 km e si raggiunge percorrendo la Cassia bis in direzione di Viterbo finché non si gira in direzione di Nepi, al bivio dopo Monterosi, e si prende la Cassia Cimina. Dopo pochi chilometri, si arriva nella piazza del paese entrando da Porta Romana. Ronciglione - Porta Romana

Lo scorcio dei borghi medievali sulla destra, con il campanile della Provvidenza in primo piano e sullo sfondo il campanile quattrocentesco di Sant’Andrea, è la prima fotografia del paese cinque-seicentesco che cattura ogni visitatore. Nel XVIII secolo, un viaggiatore francese, Dupaty, scrive non a caso: “…ho trovato il caos, il deserto, il silenzio (ndr. parlando di Roma)…ma l’indomani, scendendo a Ronciglione, ho trovato l’aurora, il canto dell’usignolo, i primi rami di biancospino…”

Per appassionarsi ancora di più a un posto nuovo, cosa c’è di meglio di essere accompagnati da una persona che quel posto lo abita, lo conosce profondamente e lo ama? Siamo fortunati ad avere al nostro fianco Francesca Mordacchini Alfani che, tra le tantissime cose che fa nel mondo dell’editoria ha curato, per le edizioni SD, anche una collana di guide della Tuscia. Insieme a lei, visitiamo il Duomo di Ronciglione e scopriamo delle meraviglie che da soli non avremmo saputo vedere.

cupola duomo Ronciglione“Il Duomo ha avuto tempi di realizzazione molto lunghi. E’ stato inizialmente voluto e finanziato in buona parte dal duca Odoardo Farnese, che ne affida i lavori nel 1629 all’architetto Giorolamo Rainaldi. Quando nel 1640 viene a mancare l’aiuto economico dei Farnese, la sua realizzazione viene assegnata a Carlo Rainaldi. Nel 1685 la comunità si accorda con Bernardo Alesina, stagnaro a Roma a S. Eustachio, per rivestire di piombo la cupola anziché con tegole e pianelle che non avrebbero resistito alle forti gelate”.

Tant’è che la cupola si è conservata integra fino ad oggi.

La meraviglia che la nostra preparatissima amica di Ronciglione ci fa notare all’interno del Duomo, si trova sull’altare del transetto di destra e si tratta del Trittico del Salvatore, di Gabriele di Francesco, figlio del pittore viterbese Francesco d’Antonio, detto il Balletta. Questa è una fra le poche opere conosciute dell’artista. Il trittico è composto dalla figura del Salvatore – che occupa lo scomparto centrale ed è sul trono nell’atto di benedire mentre nella mano sinistra tiene un libro aperto -, da quella di San Giovanni, sulla destra, con le sembianze di un giovane dai capelli ricciuti – come viene spesso rappresentato nell’iconografia classica, nonostante la tradizione lo voglia asceso al cielo all’età di novantanove anni – infine dalla figura della Madonna con un manto azzurro sopra la veste rossa. “Del trittico colpisce la vivacità dei rossi, esaltati dal fondo oro, e la leggerezza della linea sottile e nervosa dei contorni”.

Ammirati i particolari del Duomo, ci addentriamo nel cuore del borgo medievale per visitare la chiesa di Santa Maria della Provvidenza, al cui interno è possibile vedere altri affreschi del XV secolo. “La cosa però più interessante – come ci fa notare Francesca – è la formella quadrangolare posizionata in prossimità dell’abside, rinvenuta durante il restauro della chiesa nel 1954. Guardandola a una distanza ravvicinata, si possono scoprire due strati d’affresco, in quello superiore databile intorno al XIV secolo si distinguono gli occhi di un volto maschile”.
A Ronciglione si possono fare giri per le belle chiese, per i vicoli del borgo medievale, ma anche godere del paesaggio intorno. Si trova in una posizione privilegiata con una campagna fitta di verde e un territorio molto fertile – qui si produce un’ottima nocciola DOP, la varietà Tonda Gentile Romana -, grazie alla presenza del lago di Vico che vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi italiani con i suoi 507m sul livello del mare. Secondo la leggenda, ci raccontano, ha avuto origine dalla clava che Ercole infisse nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo. Nessuno riuscì a rimuoverla e quando lo fece Ercole, sgorgò un fiume d’acqua che andò a riempire la valle formando così il lago. Lago di Vico
Il Lago di Vico è in realtà il risultato dell’attività vulcanica ed è quello che, a livello italiano, ha conservato meglio la caratteristica forma che ne testimonia l’origine.
Tutt’intorno i Monti Cimini, parte della Riserva naturale del Lago di Vico. E’ impossibile resistere quindi alla tentazione di fare una passeggiata tra i boschi, dopo però aver fatto una sosta nel ristorante Fiorò nella sponda sud per mangiare il tipico pesce sotto il pergolato godendo di una bellissima vista. La specialità sono i ravioli ripieni di coregone e la grigliata con coregone e persico di lago.
Ritemprati, si riparte per avventurarsi nel bosco.
(continua)

La prossima tappa è Caprarola, a pochi chilometri da Ronciglione, con il suo splendido Palazzo Farnese e un enogastronomo che ci fa assaporare i gusti del posto e scoprire chicche e ricette della cucina della Tuscia.

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