Vittorio Cimiotta è il primo firmatario della campagna di Micromega per l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. La sua battaglia è cominciata quasi venti anni fa con Paolo Sylos e Paolo Flores D’Arcais. La sua vita è un esempio di limpidezza e onesta intellettuale.

Durante i bombardamenti di Roma del 1943 il sedicenne Cimiotta perse i genitori  e fu quasi adottato da Ernesto Rossi e soprattutto dalla moglie Ada. Gli ideali mazziniani e di Giustizia e Libertà sono perciò nel suo dna. Cimiotta in questi anni si è speso nel fondare a Roma e in tutta Italia circoli che si sono richiamati a fratelli Rosselli a Gobetti, Calamandrei e altri padri illustri della Costituzione.  Un rilancio etico oltre la deriva istituzionale dei partiti. La struttura del movimento politico che si è chiamato Partito di Azione, come un fiume carsico è sorta durante la resistenza a Milano nel 1942 dalle file di Giustizia e Libertà, dei partigiani social-liberali e repubblicani. Il nome deriva dal partito fondato nel 1851 da Giuseppe Mazzini. Cento anni di gloriosa militanza sono culminati con la conquista della Carta costituzionale.

I maggiori artefici, pensatori e realizzatori della nuova struttura non provenivano dai partiti di massa ma da una élite di intellettuali che aveva avversato il fascismo dai suoi esordi pagando con la vita, il carcere e il confine mussoliniano. Durante l’Assemblea Costituente, la matrice liberal-democratica e repubblicana prevalse nei principi dei primi articoli della Carta traendo linfa – come affermava Calamandrei – dal pensiero risorgimentale e da un rinnovato anelito di un mondo nuovo ben delineato da Piero Gobetti il quale prospettava l’emancipazione delle classi subalterne esclusivamente attraverso la via democratica. Il sangue dei Partigiani ha prodotto la linfa vitale della libertà contro ogni totalitarismo.

Vittorio Cimiotta nel suo libro La rivoluzione etica edito da Mursia ha ricostruito i passaggi storici dello scorso secolo. Secondo il prefatore Nicola Tranfaglia “ il movimento di Giustizia e Libertà, guidato con mano salda da Carlo Rosselli, esprimeva, con chiarezza incisiva, le sue critiche all’esperimento comunista ,riconoscendo gli aspetti storici della rivoluzione bolscevica ma, mettendo in luce nello stesso tempo, quelli negativi maturati negli anni post-rivoluzionari e sfociati in una dittatura che era giunta a costruire un sistema contrario alla democrazia e alla libertà”.  Incredibile secondo l’autore il plagio collettivo con una psicologia delle masse modellata con la propaganda e l’informazione di regime. Cimiotta non ha tralasciato verità scomode nascoste dalla storiografia ufficiale sui crimini di guerra mussoliniani per non far passare il fascismo come un regime meno crudele del nazismo. Dopo lo scioglimento del Partito di Azione dal ‘48 un gruppo di uomini e donne dal comune sentire hanno continuato la lotta nella società civile e nelle istituzione democratiche affermando battaglie di civiltà per l’applicazione della Carta da taluno ritenuta una trappola e da altri criticata.

Cimiotta descrive l’impegno civile con la passione di chi è stato dentro il processo di rinnovamento e vuole continuarlo trasmettendo il testimone ai giovani. A questi ultimi soprattutto si chiede di leggere il libro che trasmette elementi positivi e poetici come un inno alla vita. Una democrazia nuova che ci liberi dal monopolio delle tv e dal conflitto d’interessi. Solo la conoscenza dei fatti può suscitare la passione per il rinnovamento del nostro Paese.  

Vittorio Cimiotta, La rivoluzione etica – da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione, prefazione di Nicola Tranfaglia, pagine 368, euro 18, Mursia editore, Milano, 2013

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