Quando si parla di autoclavi ci si riferisce a dei sistemi utilizzati da chi è interessato a usufruire di una riserva di acqua: una necessità che si può concretizzare quando i rubinetti sono caratterizzati da una pressione ridotta o sono a secco. Tutte le volte che si apre un rubinetto, si abbassa la pressione all’interno del circuito: l’autoclave, tramite il suo vaso ad espansione, serve a impedire che il flusso di acqua diminuisca con eccessiva rapidità. Ciò avviene perché una parte dell’acqua che è stata accumulata viene restituita. Un’autoclave è composta, quindi, dal vaso ad espansione, da un’elettropompa, da un manometro, da un pressostato, da un raccordo a cinque vie e da una valvola in legno. L’impianto viene attivato nel momento in cui la pressione dell’acqua – secondo quel che viene rilevato dal pressostato – scende sotto la soglia minima. L’autoclave, a questo punto, entra in funzione, il che vuol dire che l’impianto elettrico viene scollegato e al tempo stesso viene attivata la pompa dell’acqua.

Tra il pressostato e il vaso ad espansione, la comunicazione è continua; nel momento in cui si supera la soglia di intervento, il contatto elettrico viene riattivato dal pressostato, e così l’azione della pompa si interrompe. Il manometro è lo strumento attraverso il quale le soglie di intervento del pressostato possono essere controllate.

La manutenzione di un impianto di questo tipo non può certo essere improvvisata: chi non è esperto del settore rischia solo di provocare dei danni.

Per questo motivo, è molto meglio rivolgersi a un idraulico esperto nella riparazione autoclavi a Roma, in modo tale da usufruire di un servizio completo e affidabile.
La salute di questo impianto è molto importante, e ciò vale a maggior ragione per la pompa a espansione: la manutenzione serve, dunque, ad accertare che all’interno non siano presenti dei detriti o dei residui di altro genere, ma anche a controllare che la pressione sia corretta, così che l’impianto non si accenda e non si spenga quando non è necessario.

La differenza tra autoclave e pompa

Chi ritiene che un’autoclave e una pompa siano la stessa cosa sta commettendo un’imprecisione: la prima, infatti, può essere considerata come un impianto molto più complesso, di cui la pompa è solo una parte.
Quest’ultima, a sua volta, è semplicemente uno strumento che ha lo scopo di incrementare la pressione all’interno di un liquido.

Nelle costruzioni civili attuali, la distribuzione dell’acqua è regolata dagli impianti autoclave (oltre che dagli impianti a serbatoio aperto, cioè a caduta): essi sono dotati di serbatoi chiusi al cui interno è presente aria in pressione.
L’acqua che viene inviata dalla pompa raggiunge il serbatoio: a questo punto l’aria già presente non può fare altro che comprimersi.
Ciò porta a un incremento della pressione, fino a quando non si raggiunge un determinato valore di pressione stabilito in precedenza: quando succede, la pompa si spegne da sola.

Così, tutte le volte che un rubinetto collegato al serbatoio viene aperto, il volume dell’aria compressa aumenta leggermente, il che comporta una lieve riduzione della pressione: in pratica, è così che l’acqua può uscire da un rubinetto. Una volta che la pressione torna al valore minimo, il ciclo riprende con la riaccensione della pompa.

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