Mentre il Cnf promette per martedì prossimo un controrapporto sugli avvocati per la ripresa, il clima all’interno della professione forense si surriscalda. Scongiurato, almeno per il momento, il rischio di una cancellazione degli ordini, il tema della discussione torna sulla riforma forense e le componenti del mondo dell’avvocatura dimostrano le varie anime sull’argomento.

Da un lato la categoria continua a dover fare i conti con preconcetti e stereotipi sull’avvocato “azzeccacarbugli” che vorrebbe cause lunghe per guadagnare di più, parcelle onerose nonostante la cancellazione dei minimi tariffari e professionisti ricchi perchè evasori, dall’altro mostra spaccature profonde in merito ad una riforma dell’ordine attesa da decenni.
La commissione Giustizia di Montecitorio, intanto, mercoledì 20 luglio ha stabilito a maggioranza di prendere come testo base il Ddl 3900 approvato dal Senato (vedi documento allegato), mentre il presidente Giulia Bongiorno, inizialmente intenzionata a stabilire il termine per gli emendamenti alle 16 di lunedì 25 luglio, ha poi proposto la data del 5 settembre non essendo il provvedimento calendarizzato in Assemblea per il mese di luglio. Termine che però è stato contestato da Donatella Ferranti (Pd) perchè inadeguato ad un confronto interno ai gruppi, ma anche l’esponente del Pdl, Enrico Costa ha dichiarato di essere favorevole ad un termine più ampio purchè questo «non comprometta la possibilità di calendarizzare la riforma almeno negli ultimi giorni di settembre». Il presidente Bongiorno ha quindi fissato il termine per la presentazione degli emendamenti alle 15 di lunedì 12 settembre. Il testo, a questo punto, potrebbe essere inserito tra i lavori dell’Aula nel mese di settembre se così stabilirà la Conferenza dei Presidenti di gruppo convocata per i primi giorni di settembre.
Il testo però, come ripetuto già altre volte, vede le anime dell’avvocatura su posizioni diametralmente opposte.
La scorsa settimana, dopo la notizia delle liberalizzazioni selvagge, il presidente del Cnf, Guido Alpa, aveva criticato aspramente le ipotesi circolate e aveva chiesto di procedere «seriamente e urgentemente ad approvare la riforma forense che langue alla Camera e che risponde alla qualificazione degli avvocati, alla tutela dei diritti dei cittadini e al controllo deontologico».
Di aggiustamenti minimi parla il presidente dell’Organismo unitario dell’Avvocatura Maurizio De Tilla che riconosce la gravità del momento e chiama a raccolta tutto il mondo forense durante la Conferenza Nazionale dell’Avvocatura del 25 e 26 novembre prossimi per «un dialogo aperto e senza pregiudizi». Al momento sono tre i punti imprescindibili da modificare per il presidente De Tilla: «in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo non si può pensare di cancellare i redditi minimi che vanno invece ristabiliti e applicati almeno fino al 2018; rivedere il meccanismo delle rappresentanze istituzionali e sindacali, quindi pensare ad un accesso più rigoroso così come maggiore rigore dovrebbe essere previsto per le incompatibilità».
L’Associazione nazionale forense, invece, dopo il seminario del Cnf della scorsa settimana e la presentazione delle otto proposte per rilanciare la giustizia, attraverso il segretario generale Ester Perifano, ha parlato di atteggiamento autolesionistico «nel momento in cui si continua a chiedere l’approvazione di una riforma che non risolve nemmeno uno dei problemi dell’avvocatura, anzi, come nel caso dell’accesso e del disciplinare li aggrava addirittura». «A questo punto – ha detto Perifano – è legittimo il sospetto che l’unico interesse del Consiglio nazionale sia quello di vedersi assegnare un ruolo di governo della categoria che oggi è fortemente compromesso da scelte sbagliate».
L’Associazione italiana giovani avvocati, temendo un ritorno dell’argomento liberalizzazioni selvagge, non chiede stravolgimenti ma solo qualche piccolo aggiustamento. Il presidente Aiga Giuseppe Silieci, infatti, crede che la Camera possa migliorare il testo: «Non è necessario stravolgere il testo del Senato – ha detto Silieci – servono solo alcune correzioni in materia di formazione permanente e meccanismi di rappresentanza femminile. Per quanto riguarda l’accesso noi eravamo d’accordo con la proposta presentata dall’Avvocatura che prevedeva un percorso post laurea più strutturato e quindi un esame più snello. Allo stato attuale però, chiedere uno stravolgimento significa andare verso l’abolizione della professione; noi gli ordini li vogliamo invece riformare e non abolire».
Diametralmente opposta invece la posizione dell’Unione giovani avvocati italiani che ha parlato di riforma inemendabile, di «riforma peggiore di quella fascista degli anni ‘30».

Camera dei Deputati, ddl 3900

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