Il Congresso forense chiede la riforma così com’è; il 40% degli aventi diritto di voto non si è espresso o ha detto no. Diverse le posizioni all’interno del mondo forense; adesso, comunque, la parola passa di nuovo alla politica.
 Questa l’escalation degli ultimi Congressi forensi.
Ci fu Bologna, con tanto di standing ovation per l’allora neo ministro della Giustizia.
Era il 2008 e il giovane avvocato Angelino Alfano era entrato da pochi mesi a via Arenula. Promise che l’avvocato non sarebbe più entrato in Aula con il “cappello in mano” (testuali parole), in forma di saluto reverenziale nei confronti del giudice e raccolse una vera e propria ovazione, ma tra la maggioranza degli avvocati che lo osannavano, iniziava a farsi sentire il malumore di quanti non credevano in questa svolta epocale.
CI fu il 2010 a Genova; la riforma forense fu ripresa per le orecchie pochi giorni prima dell’appuntamento congressuale e approvata in fretta e in furia al Senato dopo essere rimasta per due anni ferma nei cassetti; il Guardasigilli arrivò in gran segreto, in fretta e furia, fece il suo intervento tentando l’ennesima arringa, rimediò tanti fischi, quindi ripartì immediatamente per Roma.
La cronaca di questi giorni ci dice che a Bari l’avvocato e ministro tecnico Paola Severino non è arrivato; la riforma forense nel frattempo è stata approvata anche dalla Camera con modifiche ed è tornata al Senato.
Di riforme sotto i ponti ne sono passate tante, soprattutto a discapito degli avvocati che pure Bruno Vespa addita come una casta da criticare.
I giovani avvocati, però, fanno fatica a lavorare, il popolo delle partita Iva (ne abbiamo parlato più di un anno fa a Golem, vedi articoli del 12 maggio 2011, 26 maggio 2011, del 24 giugno 2011 e del 6 luglio 2011).
A Bari il mondo forense è diviso tra quanti vorrebbero alcune basilari modifiche alla riforma e altri che vogliono invece il testo così com’è, perchè una riforma, per brutta che sia è sempre meglio di niente.
Il Congresso ha votato la mozione che impegna i vertici dell’avvocatura a far sì che il Parlamento approvi il testo nell’attuale stesura ma anche su questo le posizioni sono divergenti.
La parola passa alla politica.

“Il congresso chiede la riforma forense”, dice il presidente del Cnf Guido Alpa, che esprime soddisfazione per l’approvazione della mozione. Questo il comunicato stampa.

“L’Avvocatura oggi ha posto il primo mattone ri-fondante per il recupero della sua dignità e della sua centralità nell’amministrazione della giustizia al servizio dei cittadini, in condizioni di autonomia e indipendenza”.
Così il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, commenta la delibera assunta oggi a grandissima maggioranza (747 si, 21 astenuti e 308 no) dal XXXI Congresso nazionale forense, che si chiude oggi a Bari.
“Ora guardiamo fiduciosi al Senato, dove la riforma è in commissione giustizia, augurandoci che si possa concludere quanto prima l’iter parlamentare che ha impegnato il Parlamento per quattro anni”, ha riferito Alpa. “Ci conforta che oggi il presidente del Senato Renato Schifani ha manifestato favore verso questo risultato”.

Per il presidente Alpa, il dibattito che l’Avvocatura ha condotto in questi tre giorni di lavoro è stato ricco di spunti ed è stato suggellato da una delibera adottata a larghissima maggioranza, che testimonia l’impegno delle componenti istituzionali e associative a convergere verso posizioni unitarie.

“Ora guardiamo con fiducia al Senato. L’approvazione definitiva della riforma forense è un punto di partenza per un ulteriore lavoro verso il rafforzamento della nostra professione, per fare in modo che i giovani possano riacquistare fiducia nel loro futuro professionale in un mercato corretto e non governato dai potentati economici. Ulteriore lavoro che l’Avvocatura affronterà con spirito unitario”, conclude Alpa.

Il testo della riforma forense riconosce la rilevanza giuridica e sociale della funzione difensiva cui è collegato l’ordinamento forense ed enuncia le garanzie di indipendenza e autonomia degli avvocati: premesse indefettibili per una piena difesa dei diritti dei cittadini. Le principali novità: le associazioni multidisciplinari e le società senza soci di capitale; il rafforzamento del segreto professionale; le specializzazioni e l’affermazione del ruolo delle associazioni forensi specialistiche; l’aggiornamento continuo; l’assicurazione obbligatoria; la libera determinazione dei compensi, la trasparenza sulla complessità dell’incarico, le informazioni ai clienti; la rappresentanza di genere; la corresponsione di un compenso ai praticanti.

GLi avvocati vogliono di più, ribatte invece il segretario nazionale dell’Associazione nazionale forense Ester Perifano. La mozione è passata con una maggioranza risicata perchè il 40% degli aventi diritto al voto o ha votato contro o ha deciso di non votare. Questo il comunicato.
 

“Dal Congresso dell’Avvocatura dopo un confronto franco e aperto sulla riforma della professione forense i numeri traducono plasticamente quello che da tempo ci sforzavamo di far capire : oltre il 40% degli aventi diritto ha votato contro o non ha voluto partecipare al voto quando è stato chiamato a esprimersi sull’approvazione delle legge cosi com’è.

Dunque una maggioranza limitata si e’ espressa a favore della approvazione immediata del ddl che pende in Senato in terza lettura. Inoltre dalle votazioni emerge che una considerevole parte dei delegati congressuali vuole che la legge , se anche approvata, venga immediatamente modificata e non intende accontentarsi perchè sa bene che senza una buona legge non troveranno alcuna soluzione i numerosi problemi della categoria”.

 Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano, commentando l’esito dei lavori del XXI Congresso Nazionale Forense a Bari.

“L’impegno e la passione che gli avvocati hanno profuso in questi giorni- continua Perifano – dimostrano che il momento congressuale rimane l’unico legittimato ad esprimere legittimamente la volonta’ degli avvocati. Va rilevato che il sentimento comune dell’avvocatura è quello della consapevolezza che la professione va difesa, senza perdere ulteriore contatto con la società. Il Congresso ha lavorato bene, nel rispetto di percorsi democratici da tutti condivisi e rispettati e occorre accettarne e rispettarne la volontà.

Importante è l’approvazione di una mozione che fissa la necessità, laddove la legge venga approvata, di apportare appena possibile modifiche consistenti alla governance nazionale, all’accesso e alla formazione.

E’ alla politica che ora torna la palla, augurandoci che sappia finalmente assumersi le proprie responsabilita’ , tutte quelle che ha sfuggito quanto meno negli ultimi quattro anni” – conclude Perifano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *