ROMA. Ha riaperto al pubblico dopo otto anni la chiesa di Santa Maria Antiqua nel Foro Romano, straordinaria testimonianza della cristianità e dell’arte bizantina dell’Altomedioevo. Fino al 4 novembre, prenotando la visita guidata, gruppi di 25 persone per volta potranno ammirare i meravigliosi cicli pittorici realizzati in piena iconoclastia dal VI all’VIII secolo, storie della Bibbia e dei Santi che hanno fatto definire il monumento la Cappella Sistina del Medioevo. ”Più di qualunque altra vestigia, la chiesa racconta il passaggio dalla Roma imperiale all’epoca cristiana e il dialogo con Bisanzio”, ha spiegato la Soprintendente Mariarosaria Barbera intervenendo con l’architetto Giuseppe Morganti alla presentazione per la stampa dei restauri condotti dal 2004 a oggi. “Contiamo di concludere il poderoso intervento di recupero dell’intero monumento per il 2013”, ha aggiunto Morganti mostrando gli affreschi nella cappella di San Teodato e sulle colonne della navata centrale, staccati a più riprese nel corso del Novecento e ora, dopo il riconsolidamento degli intonaci, tornati a splendere nella loro collocazione originaria. La storia di Santa Maria Antiqua è del resto molto particolare. Situata alle pendici nord-occidentali del Palatino, la chiesa fu costruita riutilizzando il vestibolo monumentale del palazzo imperiale di Domiziano (81-96). Consacrata nel VI secolo, fu decorata nei tre successivi con estesi cicli pittorici, tanto che a tutt’oggi sono fruibili 250 metri quadrati di pitture. Essa rappresenta quindi un unicum dell’arte bizantina, in quanto la quasi totalità del patrimonio pittorico dell’epoca andò distrutto dalla furia iconoclasta. Gli affreschi della chiesa del Foro romano sono stati invece preservati per oltre un millennio dai laterizi che hanno ricoperto l’edificio in seguito al terremoto dell’847, che provocò ingenti danni nel Foro. Riscoperta solo agli inizi del Novecento, Santa Maria Antiqua è stata soggetta a vari interventi di restauro, che portarono, ricorda Morganti, in primo luogo alla costruzione della tettoia per dare una protezione migliore a quegli straordinari dipinti, grazie ai quali molte teorie sullo sviluppo dell’arte altomedievale dovettero essere riscritte. In seguito, parte degli affreschi vennero staccati per essere custoditi nell’Antiquario Forense. Nel 1980 la chiesa venne definitivamente chiusa al pubblico e solo nel 2001 è partito il progetto condotto in collaborazione con il World Monuments Fund. Dopo una prima apertura nel 2004, ecco ora la possibilità di rivisitare il monumento con i nuovi e importanti risultati di restauro. I quali consistono soprattutto nel riconsolidamento degli intonaci e il riposizionamento delle pitture staccate, riallineate alla perfezione, ha detto Morganti, grazie all’uso di fibre di carbonio. Le storie dei santi e della Bibbia nella cappella di Teodato, nelle navate, nell’abside, dove si sovrappongono tre diversi affreschi, ha concluso la soprintendente Barbera, permettono di cogliere i mutamenti dell’arte bizantina, che, nei secoli, si differenzia per gli atteggiamenti, le linee di contorno, l’umanità delle figure e il movimento. “Un’evoluzione che porta fino a Giotto”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *