Le suore di clausura di Bergamo che hanno preso posizione contro la  cosiddetta  “Casta politica” aderendo alla campagna referendaria di questi giorni per la  riduzione dell’indennità parlamentare, rievocano la vita e le opere di  Giorgio  La Pira (1904-1977), docente universitario, politico democristiano e sindaco  di  Firenze, amico di Salvatore Pugliatti per anni rettore dell’Università di  Messina e Salvatore Quasimodo, Nobel per la letteratura.  La Pira è stato un riferimento essenziale differenziandosi con uno stile  originale dalle camarille della prima repubblica.

Nella cultura cattolica  si  è distinto con Dossetti e Jemolo con i medesimi propositi di quella laica  che  faceva riferimento a Ferruccio Parri, Ernesto Rossi e Leo Valiani. Una cultura minoritaria e marginale ma essenziale rispetto alla cosiddetta  politica romana dei grandi partiti di massa (Dc Pci e Psi) il cui  caposcuola,  Piero Calamandrei, ha segnato profondamente il senso della storia del  riscatto  di un Paese prostrato dalla dittatura e dalla guerra producendo un testo  costituzionale di rara bellezza. Giorgio la Pira è stato fautore dell’incontro e del processo di distensione  durante la guerra fredda con mezzi poveri ma con il linguaggio che veniva  inteso a livello universale.

“Il primo dovere di un uomo responsabile è  quello  di attenersi all’integrità delle parole che si usano “ diceva John F.  Kennedy.  La Pira riuscì ad incontrare i potenti della terra con la parola di  cittadino  del mondo. Le fide confidenti di Giorgio la Pira erano le suore di clausura  sparse nel mondo. Un fitto carteggio che dava il senso di un’esistenza  votata  al servizio di un mondo da ricostruire non solo materialmente ma con quella  parola spezzata a Dallas nel 1963.  

Le suore di clausura di Bergamo hanno dato oggi un segnale di rinnovamento.  Quel mondo che sembra distaccato dal vivere terreno e che si proietta nell’ indicibile, per un giorno ha voluto attirare l’attenzione con quello stile  inconfondibile dell’antico sindaco di Firenze.

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