“Perché ti occupi dei cani e non dei bambini?” Questa è la domanda che più frequentemente è posta alle persone come me. È come chiedere: “vuoi più bene alla mamma o al papà?” È una domanda stupida. Chi la pone, in genere, si guarda bene dall’occuparsi degli uni o degli altri. Il cervello umano ha una caratteristica in comune con il cuore: quando entrambi non sono chiusi, non sono neanche divisi a compartimenti stagni. Una scelta non esclude l’altra.
Il Mezzogiorno d’Italia, (che comincia da Roma in giù!), è un territorio splendido e spietato. Settantamila cani randagi rappresentano il numero sottostimato di anime vaganti solo in Puglia, che ne detiene l’imbarazzante primato. Creature innocenti che lastricano l’asfalto delle strade con quel che resta del loro corpo insanguinato, che vagano scheletrite, ansimando per la sete, con gli occhi spenti per l’inedia. I cani del Centro e del Sud giacciono ad ogni angolo di strada, ammalati, feriti, perseguitati, sempre uguali e sempre diversi, muoiono a migliaia e a migliaia nascono: avanti il prossimo. Nelle regioni civili non è così, non funziona in questo modo nei Paesi avanzati.
Perché questa tragedia che si svolge sotto i nostri occhi deve essere considerata “inevitabile”? Non è inevitabile! Non è normale! Non è civile. Esistono delle risposte. I cani randagi rendono. I cani randagi sono venduti per le sperimentazioni, caricati su anonimi furgoni e trasferiti all’estero. Sono soldi per chi detiene i canili privati, soldi presi dalle tasche di noi contribuenti, infatti basta vedere in che condizioni sono tenuti nella maggioranza dei cani privati: non vengono curati, sono malnutriti, quando non sono proprio affamati. I canili troppo spesso non sono luoghi di passaggio, dove si promuove l’adozione del cane ospite. Il cane che entra in un canile, quasi sempre vi muore in solitudine. I cani randagi costano se si vuole controllarne il numero e soprattutto richiedono impegno e fatica alle istituzioni preposte che non controllano come dovrebbero, che non sterilizzano come sarebbe necessario, che sono rinunciatarie e indifferenti di fronte a questa tragedia. Tanto “si tratta solo di cani”.
Infine, spaventosa è l’assenza di una cultura di civiltà e di rispetto. Il problema alla radice di tutto è CULTURALE! Il cane è visto non come risorsa, ma come oggetto, da tenere a catena corta, in barba alla legge, tanto nessuno controlla, senza un riparo, da nutrire quando ci si ricorda, con avanzi della tavola, da abbandonare, quando il gioco è vecchio e non diverte più. Il Cane, invece, è un essere SENZIENTE, con l’intelligenza e la sensibilità paragonabili a quelle di un bambino, è un dono che la Natura ha regalato all’Uomo, quando, ponendolo accanto a lui, a dividere il suo cammino, ha creato una meravigliosa, funzionale, vincente, creatura simbionte. Il Cane è il primo animale domestico, leale difensore della nostra casa, dei nostri figli, del nostro sonno e dei nostri sogni. Senza di lui non ce l’avremmo fatta. Ecco perché ci dedichiamo ai cani . Per provare a ridurre il nostro debito.