Che l’ascolto di Radio Maria fosse una tortura degna di Guantanamo non faticavamo a crederlo. Chiunque si sia mai imbattuto in quella nefasta frequenza per più di 8 secondi ha rischiato un colpo apoplettico misto a spasmi da possessione. Ma è ancora più impensabile quello che deve aver provato il povero ristoratore di Olbia sottoposto a un supplizio ben peggiore: l’ascolto forzato del suddetto strazio, per quattro anni di seguito.

Per un litigio di natura economica, le sue sorelle hanno pensato di vendicarsi con l’arma di distruzione più potente che avevano a portata: Radio Maria. Tutti i giorni, durante l’orario di apertura del ristorante del fratello, le diaboliche donne si appostavano con l’apparecchio e sparavano a cannone l’intera programmazione fatta di sermoni, preghiere, sermoni, messe in diretta, letture bibliche e sermoni. Fino alla chiusura serale. Dopo un paio d’anni la moglie della vittima è scappata a Sassari, mentre lui, non senza un esaurimento nervoso, è riuscito a portare la faccenda in tribunale. Il giudice ha condannato le sorelle, imputate per stalking, a pagare i danni, definendole torturatrici. Radio Maria batte Torquemada ai tempi di recupero.

Nella stessa categoria di armamenti sacri, ma con un maggior numero di caduti documentati, è il primo network cancerogeno approvato dal Papa: Radio Vaticana. Forte di “radiazioni elettromagnetiche atte ad offendere o a molestare le persone residenti nelle aree circostanti”, è stata condannata dal Tribunale di Roma nelle persone dei suoi responsabili. Le 60 potenti antenne della radio mortale risiedono in luoghi dove l’incidenza di tumori e leucemia è pari a quella degli ottuagenari al Senato. Cambiano i tempi e si aggiornano le forme di persecuzione, infatti sono da poco in produzione i santini velenosi, l’acqua santa corrosiva, la Bibbia elettrificata e i rosari esplosivi, perché l’importante non è vincere, è tormentare.

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