George W. Bush, l’ex presidente che ha in comune con suo padre la passione per le bombe, si annoia a morte.

Dopo anni di gozzoviglie internazionali, di festini diplomatici e di sudaticce strette di mano con le persone sbagliate, è ormai stufo della vita da pensionato. Ad alleviare la monotonia non bastano i biscotti al cortisone di sua moglie né far vincere a Risiko George Senior, che sennò si mette a piangere e bagna il pannolone.  Fin dal 2009 ha quindi deciso di dedicarsi alla sua vera passione, la pittura. La scorsa settimana ha inaugurato la sua mostra personale al Bush Presidential Center a Dallas, noto ritrovo di appassionati d’arte da tutto il mondo.

Con un inaspettato guizzo d’originalità, l’esposizione comprende ritratti di capi di stato esteri che l’ex guerrafondaio ha incontrato durante i suoi viaggetti. Oltre la provocazione dadaista e l’iconoclastia dell’arte concettuale, ma non scevri di richiami alle immagini pop, i quadri di Bush Junior evidenziano quanto sia brutta la vecchiaia in solitudine. Nessuno lo invita più a fare colazione con il caviale o a presenziare a eventi mondani e lui si vendica con le armi che gli sono rimaste. Come altro definire i ritratti di Putin, Berlusconi e dell’ex capo di stato afghano Karzai se non facce di merda d’artista? A conferma di questa strategia dell’orrore, il comunicato stampa della mostra chiarisce: “non voglio che si pensi che sia un grande artista”. Missione compiuta, George.

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