“Il Cnf ha affidato ad autorevoli avvocati- professori universitari il mandato a ricorrere contro la riforma delle professioni del governo Monti, per far valere davanti al Tar del Lazio i vizi di illegittimità sia del regolamento professioni (Dpr 137/2012) che del decreto ministeriale parametri (Dm 140/2012)”. Così inizia il comunicato con cui il Consiglio nazionale forense ha dato notizia del ricorso al tar contro il decreto Professioni.
Il collegio che si occuperà del ricorso sul Dpr Professioni è formato da Vincenzo Cerulli-Irelli, Giuseppe Colavitti, Guido Greco, Giuseppe Morbidelli, Federico Tedeschini.
Si occuperanno del ricorso contro il Dm Parametri Angelo Clarizia e Federico Tedeschini.
A Massimo Luciani, Gian Paolo Parodi, Paolo Ridola è stata chiesta la disponibilità a confezionare dei pareri su entrambi i temi
A Mario Bertolissi e Giuseppe Abbamonte è stato poi affidato l’incarico di valutare i profili di illegittimità dei decreti legislativi di revisione della geografia giudiziaria (nn.155/2012 e 156/2012), appena pubblicati in Gazzetta Ufficiale del 12 settembre.

“La decisione si è resa necessaria davanti agli evidenti vizi di eccesso di potere dei due atti governativi e ai gravi profili di incostituzionalità della legge di autorizzazione – riporta ancora il comunicato – Nei procedimenti di impugnativa saranno coinvolti anche gli Ordini forensi.

In relazione ai parametri, il Cnf sta inoltrando al ministero della giustizia, anche in vista della riunione del 19 settembre con tutti i Consigli nazionali delle professioni sulla questione specifica, un documento dettagliato con precise e documentate richieste di modifica del decreto ministeriale, a partire dal ripristino di proporzionalità dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato.

Quanto al confronto con il Governo, il Cnf ribadisce che nessun tavolo debba rallentare il percorso parlamentare della riforma forense.
La vera apertura da parte dell’esecutivo che l’Avvocatura ormai si aspetta è quella del rispetto sostanziale del testo di riforma forense approdato in aula; l’accoglimento della richiesta di modifica del dm parametri e la rivisitazione in sede parlamentare, previa analisi concreta, dei criteri in materia di riordino della geografia giudiziaria, con la successiva adozione dei necessari correttivi”.

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