E’ il conduttore che fa il programma o il programma che fa il conduttore? A questo dilemma proveremo a dare risposta partendo da Pechino Express 2: operazione Bangkok.

Il format è rimasto invariato. Coppie assortite si sfidano in terra straniera con un budget ridicolo a disposizione per sopravvivere (2 euro al giorno) e prove divertenti al limite del sadismo light per raggiungere di volta in volta l’agognata tappa ed evitare l’eliminazione. Rispetto alla prima edizione anche stavolta il lavoro del casting è stato eccezionale. La coppia delle modelle (la bella cubana Ariadna Romero e la ex gieffina, la napoletana Francesca Fioretti) , quella padre e figlio (Massimo Ciavarro e il frutto dei suoi lombi in comproprietà con Eleonora Giorgi) , gli amici (coatti e genuini senza sovrastrutture), gli olimpionici della TV (Massimiliano Rosolino e la Sensini in pausa dagli spot della Ferrero) l’incredibile marchesa e il suo fido maggiordomo (lei, una vera forza della natura sopra le righe) ma sopra tutti la coppia dei fidanzati ovvero Corinne ormai soprannominata Sklery e il suo toy boy calabrese e, ultimi in ordine di arrivo, i figli della Cinquetti prelevati da un romanzo inedito di Stephen King. Sono loro il vero fulcro della trasmissione.

I luoghi sono favolosi: Vietnam, Cambogia, Laos,Thailandia regalano scorci davvero mozzafiato. Per degli ingredienti così ci vuole un conduttore all’altezza. E quest’anno lo hanno trovato. Se nella prima edizione a condurre c’era il principe Emanuele Filiberto (la cui misteriosa presenza in tv sarà oggetto prima o poi di una puntata di Voyager di Giacobbo al pari dei cerchi nel grano e del teschio di cristallo) frizzante come una cornice in silver plated regalata dalla zia più stronza del parentado, quest’anno la sorte è stata benigna ed ha fatto ricadere la scelta su Costantino della Gherardesca, a sua volta concorrente tra i più riusciti della scorsa edizione. Cattivo e sagace al punto giusto svolge egregiamente il suo ruolo. Presente ma non invadente e senza ansia da prestazione o velleità da apparizione. E’ la nuova generazione di conduttori agili, snelli e a proprio agio senza la sicurezza di uno studio tv? In effetti le parti noiose potrebbero essere state tagliate ma l’impressione è invece che questo programma abbia trovato la sua tessera mancante e che Costantino si diverta a fare quello che fa, la qual cosa sembra una sciocchezza ma è diventata la merce più rara in questi ultimi anni. Gli auguriamo solo di non cedere alla cupidigia altrui e di non farsi spolpare con la conduzione di programmi in stile pollo da batteria (Già me li immagino: “Fatti insultare da Costantino, Della Gherardesca way of life, Paint me Costantino). Per un programma che ha trovato un buon conduttore ce n’è ovviamente uno che invece il conduttore l’ha trovato ma è vittima del più terribile dei sortilegi. Parliamo di Nicola Savino al timone di “Un minuto per vincere” e di “Quelli che il calcio” .

La leggenda vuole che la maledizione sia stata creata da Corrado e perfezionata negli anni da Gerry Scotti e che anche Fiorello abbia dato un grosso contributo: i radiofonici in tv non funzionano. Solo questi tre sono infatti “in attivo” con il saldo successi in tv. Sono caduti sul campo Linus, Dose & Presta e ne ha pagato le conseguenze anche Max Giusti che se ha tante soddisfazioni dal suo “SuperMax” su Radio2 da quando è diventato un radiofonico è incappato nel terrificante flop di “Riusciranno i nostri eroi”(13% in prima serata). Savino è solo un’altra vittima di questa antica maledizione e con quel naso a goccia e il baffetto alla Clark Gable sprizza un misto di antipatia e tristezza ma soprattutto emana un’aura di posticcio che proprio non riesce a bucare lo schermo. Savino in radio è un’eccellente spalla (proprio di Linus), recita la parte del comprimario in maniera egregia ma poi ci sono le canzoni che ti tirano su il morale. L’ascolto radiofonico, soprattutto quello automobilistico, ha in sé una sorta di ringraziamento implicito nell’alleviare l’enorme rottura di zebedei di trovarsi in una scatoletta di metallo intrappolati nel traffico per giunta con la consapevolezza di andare a lavoro, mica a fare baldoria (fateci caso, se siete con degli amici o state andando a fare cose con la ragazza col cacchio che l’accendete la radio o la sintonizzate su di una stazione “parlante”).

La tv è diversa: la sua funzione è sicuramente variabile: dal rilassante, all’intrattenente, qualche volta, raramente, può esser divertente, appassionante, anche anestetizzante in alcune fasce orarie (chi di voi non ha il suo programma preferito per piombare nel sonno del giusto?) ma il conduttore…anzi, il conducente deve essere emotivamente coinvolgente sennò son dolori. Tornando alla domanda iniziale: è il conduttore che fa il programma o viceversa? La risposta è semplice: un buon programma può essere danneggiato da un cattivo conduttore. Un programma mediocre non lo tira su nemmeno il migliore dei conduttori. Hai voglia a mette rum…

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