“Notte italiana c’è una luce blu e in ogni casa brilla una tv e tutti intorno seduti a guardare” e quando dico tutti parlo di 11 milioni di persone che davanti a questo non più nuovo focolare erano intenti ad emozionarsi con Volare, la storia di Domenico Modugno. Adesso, fare il 38,98 % di share in un momento storico come questo offre spunti alquanto interessanti di discussione socio-antropologica sull’homo-televisivus.
Con l’avvento della tv a pagamento l’offerta si è moltiplicata a dismisura e l’ascolto si è frammentato all’inverosimile a discapito della tv generalista che ultimamente aveva assunto le sembianze di Cenerentola quando, in ginocchio, passa lo straccio sulle scale. Dopo intere stagioni passate ad incensare Masterchef dalla pronuncia sibillina, decoratori di mobilia improbabili e distruttori di miti e leggende metropolitane e dopo che c’eravamo quasi convinti che le buone maniere dovessero passare per un concentrato radical chic e che i nostri bambini hanno urgente bisogno di una tata e non di un ceffone ben assestato eravamo davvero sul punto di credere che i programmi di successo sono quelli che fanno lo 0,76%. Una cifra solo apparentemente ridicola ma che, secondo gli espertoni del marketing (che la divinità preposta li accolga nel suo regno a frotte) è fatta di abbonati selezionatissimi, la creme de la creme per gli inserzionisti pubblicitari che ambiscono a mettere le mani su di un potenziale cliente vagamente istruito e dal portafogli pieno di soldi pronti per essere spesi. Ecco, eravamo proprio a questo imperdibile punto di non ritorno che eccoti arrivare la crisi economica a sparigliare le carte. Sky e Mediaset premium hanno perso un bel po’ di abbonati e la gente non affolla più i ristoranti, gli alberghi e gli aerei come quel simpatico nanetto tenuto in vita dai debiti vuol farci credere e quindi, di fronte a determinati prodotti di qualità (chiariamolo subito e senza troppi giri di parole) si crea il fenomeno dell’evento che catalizza milioni di persone come quando i canali erano 2 e non 600 come oggi. Sanremo ad esempio ha avuto ascolti record: dal 48,20% della prima serata al 53,80% dell’ultima, e parliamo di valori medi con il picco bulgaro del 73,48% al momento della proclamazione e sta tuttora avendo effetti positivi a cascata sulla tv del pomeriggio. Ci prova anche la concorrenza ad entrare in scia pur cavalvando in maniera puerile l’onda polemica dei fischi a Maurizio Crozza durante la sua esibizione per poi ricordare che molti dei cantanti premiati al festival vengono dalle sue scuderie e rientrare nell’alveo della celebrazione della musica. Sanremo ha avuto il merito di creare un effetto “bolla”: la gente ha aderito in massa per cinque giorni ad una sospensione della realtà, una realtà misera, fatta di professori/tecnici che adesso provano a fare i simpatici e ad adottare (inconsapevolmente?) cani presi in affitto dalla produzione tv per fare scena e chiamarli con nomi inverosimili (Empy? Empyyyy? Ma li mortacci sua… Giusto perche i cani hanno un cuore grande sennò sai i calci in culo che gli tirava per un nome così). Una realtà fatta di politici presi in prestito da “Walking dead” che pretendono di guidarci senza darci uno straccio di indicazione su cosa hanno intenzione di fare per tirarci fuori da questa situazione ma che si limitano ad insultarsi a vicenda in modi sempre più violenti e fantasiosi o, peggio, pensano di poterci prendere per il culo promettendo la restituzione di pochi spiccioli dei nostri soldi. E allora meglio le canzonette, meglio sognare mondi un po’ tristi fatti di amori dai quali non riesci a staccarti o comporre nuovi spazi mentre il mondo cade a pezzi perchè l’essenziale è stato allontanarsi in massa da questo incubo. E non è un caso che la bolla sia durata anche dopo Sanremo per i due giorni della miniserie tv su Modugno. Ad una settimana dalle elezioni che in ogni caso ci riporteranno con i piedi per terra (e magari fosse davvero solo terra) le persone si sono riunite ancora di fronte a quel focolare, lo stesso che 60 anni fa ha insegnato loro a parlare una lingua, l’italiano, che praticamente era un’invenzione accademica. Una lingua che doveva essere comune a tutti sennò il giorno dopo come potevi commentare le cosce delle gemelle Kessler o cantare le canzoni di quel giovane meridionale che, partito da Polignano a Mare era riuscito a Volare nel blu dipinto di blu fino in America? La tv ha di nuovo riunito le persone per sognare insieme. Ed è bello che sia accaduto sulla vecchia, cara, pubblica e gratuita televisione generalista o, come la chiamano i fighetti, sulla Tv free.

E con questo Andalù si porta via in un colpo solo più di 81 milioni di persone ovvero quelli che hanno visto il festival di Sanremo e la miniserie su Domenico Modugno. 81 milioni di sognatori.

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