Eccoci tornati al nostro appuntamento col mobbing, speriamo solo virtuale. Siamo ormai alla chiusura del cerchio e approfondiremo lo studio del mobbing in altri settori, magari meno considerati rispetto al luogo di lavoro ma comunque di interesse psicologico e sociale. E a proposito di studi partiamo subito proprio con il mobbing scolastico.

Mobbing a scuola
In questo ambiente si possono distinguere nitidamente 3 tipi di mobbing a seconda delle parti in gioco, ovvero compagni e professori: potremo avere quindi un tipo di mobbing orizzontale, e due tipi di mobbing verticale uno dei quali potremmo definire school bossing.
Quello più classico è probabilmente il mobbing orizzontale tra i compagni per allontanarne uno considerato meno simpatico o meno affine al gruppo dominante della classe. Questo tipo di mobbing non va confuso con il bullismo, infatti mentre quest’ultimo si manifesta con palese violenza fisica, soprusi, e aggressioni verbali difficilmente equivocabili, il mobbing scolastico è più sottile e tattico, così che l’individuo non abbia mai prove tangibili dei comportamenti subiti, risultando spesso egli stesso agli occhi degli altri paranoico o esagerato, dando spazio ad ulteriore inopportuno chiacchiericcio che va a incrementare l’additamento da parte dei mobber.
Un secondo tipo di mobbing è quello verticale di tipo bossing, ovvero quello che i professori fanno nei confronti di studenti a loro poco simpatici. Non deve sembrare un’eresia: i professori sono persone come le altre e anche loro hanno antipatie e simpatie, talvolta poco professionalmente gestite. E così alcuni, avendo il coltello dalla parte del manico, se ne approfittano. Tra l’altro questo è un caso difficile da dimostrare per gli studenti, soprattutto da parte di quelli che generalmente non sono molto studiosi. Il loro lamentarsi potrebbe essere scambiato per una scusa, e spesso lo è. Non posso che consigliare agli studenti stressati da questo tipo di mobbing, di dimostrare prima il loro impegno scolastico e soltanto dopo di denunciare il fatto.
Anche il terzo tipo di mobbing è verticale e, una volta quasi assente, ultimamente sta aumentando a dismisura divenendo sintomo di questi tempi: è il mobbing degli studenti nei confronti dei professori. Nella maggior parte dei casi ne sono vittime i professori nuovi, giovani e talvolta inesperti, i quali talvolta arrivano addirittura ad abbandonare il posto di lavoro perché non riescono a gestire lo stress causato dalla situazione. Di solito è caratterizzato da tatticità e la sottigliezza, che portano il professore ad apparire paranoico nelle sue lamentele.
In questa sede non tratteremo il mobbing tra professori in quanto questo rientra nella più ampia categoria del classico mobbing sul posto di lavoro.

Mobbing militare
Il mobbing nell’ambiente militare è un tasto davvero dolente in quanto il contesto è di per sé molto rigido e sono normalmente previsti comportamenti disciplinanti o punitivi. Diventa quindi difficile per la vittima di mobbing poter sostenere che le afflizioni subite siano effettivamente dovute ad azioni di mobbing piuttosto che a normale addestramento.
Inoltre anche nei casi più evidenti sussistono diversi problemi: ai militari viene imposta una disciplina altamente gerarchica, imparano a ubbidire senza farsi domande.
Questo fa sì che non solo vi sarà omertà da parte dei commilitoni nei confronti dei loro superiori, con conseguente indignazione nei confronti della vittima che decida di uscire allo scoperto, ma anche che la vittima stessa eviti l’outing per paura di reazioni spiacevoli da parte dei compagni o per evitare la fama di “sovversivo” che comprometterebbe la carriera.
Anche nell’ambiente militare va fatta la distinzione tra mobbing verticale, che abbiamo chiamato military bossing (non ha senso in questa sede parlare di un mobbing verticale diverso dal bossing), e quello orizzontale, quest’ultimo però non va confuso col nonnismo. Infatti il nonnismo proprio come il bullismo prevede violenza fisica, non psicologica. Mentre il mobbing è decisamente più sottile, e per la maggior parte delle volte più dannoso e con finale unico, il nonnismo invece assomiglia più ad un mettere alla prova che può terminare con successo per il tester. Questa possibilità nel mobbing è invece preclusa.
Parlando di mobbing militare non si può tacere quello che riguarda le donne: essendo entrate in un regime nato come maschile e orgoglioso di esserlo, si trovano naturalmente vessate in partenza, e se questo da principio viene mentalmente accettato da chi decide di intraprendere questa carriera, bisogna considerare che le donne hanno molte più possibilità di molestia in quanto a quelle psicologiche si possono sommare le minacce tese a ottenere favori sessuali.
In definitiva l’ambiente militare è letteralmente un campo minato di mobbing, e anche se dovessero essere approvate leggi che definiscano meglio e sanzionino più adeguatamente il delitto di mobbing, non è detto che il “mondo” dei militari possa trarne giovamento come può accadere agli altri ambienti lavorativi.

Mobbing in famiglia
Oltre a quella sul lavoro, una delle forme più odiose di mobbing è quella perpetrata in famiglia.
Vi sono diversi tipi di mobbing familiare, alcuni hanno scopi ben precisi come ottenere qualcosa (spesso soldi o eredità) dall’allontanamento del familiare, altri poggiano semplicemente su divergenze di vedute, gelosie o antipatie.
Un esempio di mobbing familiare è quello dei figli che per accaparrarsi totalmente l’affetto dei genitori cercano di allontanare e screditare i fratelli. Un altro esempio può riguardare parenti acquisiti. Un classico sono le suocere “indigeste” o i generi e le nuore indesiderati. Le famiglie spesso si fanno mobbing anche per l’eredità, in questo caso l’obiettivo può non essere una singola persona ma rami interi della famiglia. Anche le divergenze di pensiero, spesso politiche o religiose, possono indurre a mobbizzare uno o più familiari.
Ma il mobbing familiare più studiato, soprattutto dalla psicologia, è il mobbing del coniuge verso l’altro con l’intento di estrometterlo dalle decisioni e/o di fargli perdere la legittimazione nell’educazione dei figli e spezzare il suo legame con questi. Spesso ha inizio durante una separazione, altre volte è reciproco tra i coniugi e quando uno dei due è nettamente più forte può provocare nei figli la sindrome di alienazione parentale.
Quando la coppia non è in via di separazione, il mobbing è ancora più insopportabile perché il coniuge vittima si sentirà sempre svalutato, maltrattato e denigrato sia dal partner e, cosa ben più grave, dai figli che guarderanno il genitore vittima con gli occhi del genitore carnefice.
In questo caso non solo la persona vivrà la maggior parte del suo tempo in una condizione ingiusta e intollerabile, ma arriverà ad avverare la profezia cominciando a guardarsi con gli occhi del partner e dei figli.
A questo punto diviene d’obbligo affrontare l’argomento “sindrome di alienazione parentale”. Lo faremo la prossima volta.
Per ora, conoscendo meglio il mobbing, potremo averne meno paura.

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