La crisi si è abbattuta forte nel Mezzogiorno e non ci sono segnali di miglioramento, almeno per tutto il 2013. Per il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi c’è il rischio di “desertificazione industriale e il caso Ilva è una triste testimonianza”.

Nell’ultimo periodo hanno chiuso 16mila imprese e 330mila lavoratori hanno perso il lavoro. Sono dure le parole pronunciate da Squinzi venerdì 17 gennaio nel corso di un convegno a viale dell’Astronomia sugli Investimenti strutturali nella nuova politica di coesione e, dati alla mano del suo centro studi, non lascia intravedere spiragli di ottimismo per i prossimi dodici mesi.

La crisi è in corso e non sembra quindi allentare la presa, ma ci sono delle scadenze nel medio lungo periodo alle quali guardare come delle opportunità concrete per invertire finalmente la rotta. Basta quindi con gli “interventi emergenziali” finora messi in campo per il Sud, ma piuttosto occorre “pensare al futuro ed individuare progetti a lungo termine”. I fondi strutturali, secondo il Presidente di Confindustria, “devono essere una parte essenziale di questo sforzo” e rappresentano un “formidabile carburante” per favorire la ripresa.

 

Le risorse per la nuova politica di coesione, relative alla prossima programmazione 2014/2020, possono rappresentare una boccata d’ossigeno per il Mezzogiorno, e quindi per l’Italia, se serviranno a riqualificare gli investimenti.

Ne è fermamente convinto anche il Ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca artefice di uno straordinario sforzo in avanti nell’utilizzo dei fondi strutturali da parte delle regioni in questo anno di mandato. Intervenendo al convegno di Confindustria, Barca ha ricordato che nel corso del 2012 tutte le regioni italiane hanno centrato “51 programmi su 52” superando così i target di spesa e “solo il programma interregionale sugli attrattori culturali è stato costretto a rinviare una parte di fondi indietro. Un fatto negativo, anche se parliamo di cifre molto piccole rispetto all’intero programma”.
Nei prossimi anni, ha sottolineato Barca, “il nostro paese dovrà affrontare un lavoro durissimo per completare il percorso di spesa dei fondi comunitari, “circa 32 miliardi di euro nel triennio” che resta per attuare la programmazione in corso.

Il Ministro Barca teme che, con le elezioni alle porte e la formazione del nuovo governo, il metodo da lui adottato degli “obiettivi misurabili” venga accantonato facendo ripiombare il nostro Sud nei soliti ritardi congeniti. E’ per questo che ha tracciato una strategia per il futuro fondata su quelli che sono, secondo lui, gli obiettivi fondamentali del Mezzogiorno, a partire dai diritti di cittadinanza e la produttività. Bisogna puntare a quei servizi essenziali per ogni cittadino, ma non così scontati nel nostro meridione, che sono la giustizia, la scuola, la sicurezza e la salute insieme all’imprenditorialità.

Tra le ricette proposte nel dibattito all’Auditorium della Tecnica di Confindustria per stimolare la produttività nel Sud arriva anche quella del Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani che suggerisce di introdurre, nelle scuole secondarie del Mezzogiorno, un paio d’ore settimanali dedicate all’imprenditoria.
Nel Sud mancano le nozioni sul “fare impresa”, oltre alle infrastrutture essenziali, i collegamenti ferroviari ed aeroportuali, ed è indispensabile, tra le altre cose, il potenziamento dei poli culturali. Per Tajani servono “riforme e investimenti selettivi”, ma basta chiedere sacrifici senza dare speranze. Per il rilancio del Sud “occorre concentrare le risorse su poche cose e chiare, su strumenti concretamente efficaci di politica industriale”, ne è convinto il Vice Presidente di Confindustria con delega per il Mezzogiorno, Alessandro Laterza.

Nel quadro generale di costante riduzione delle risorse pubbliche per gli investimenti, i fondi strutturali europei rappresentano la fonte finanziaria decisiva, “forse l’unica tangibile”, secondo Laterza. Si tratta di una cifra che, con il cofinanziamento nazionale, può arrivare a 60 miliardi.

Dissiparli significherebbe per il Sud perdere l’ennesimo treno.
Dall’Europa, quindi, un’opportunità concreta di sviluppo purché la politica europea si integri con le politiche locali. Non solo in termini di risorse da spendere – prima quelle ordinarie e poi quelle comunitarie – ma anche in termini di coinvolgimento dei cittadini per la costruzione di nuove infrastrutture. Attraverso il metodo dell’informazione “aperta”, adottato per esempio nel caso di Acerra, si sono riuscite a prendere delle decisioni grazie al coinvolgimento e al convincimento della popolazione e delle istituzioni locali.

Barca docet, al prossimo governo l’onere, se vorrà, di adottare il suo metodo.

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