ROMA. Capolavori di Crivelli, Raffaello, Tiziano, Lorenzo Lotto, Guido Reni, Guercino, Rubens e molti altri: è lo splendore dell’arte fiorita nelle Marche dal XV al XIX secolo in mostra al Vaticano, negli spazi del Braccio di Carlo Magno. Esposte circa 50 opere provenienti dai maggiori musei della regione per raccontare una storia di devozione, arte e bellezza e rafforzare un già forte sentimento identitario. Tanto che, dal 5 luglio la mostra sarà al Museo Nacional de Arte Decorativo di Buenos Aires, perché in Argentina risiede il 44% dei marchigiani all’estero. Inaugurata venerdì 4, Meraviglia dalle Marche è stata realizzata in breve tempo perché, come ha spiegato il presidente della Regione Gian Mario Spacca, in occasione del restauro della Pinacoteca comunale di Ancona è stato deciso di non lasciare le opere chiuse nei depositi, bensì cogliere l’opportunità per farle conoscere in ambito nazionale e internazionale. Per la prima edizione la sede prescelta è stata quella vaticana, anche per sottolineare i secolari rapporti, dal momento che le Marche, dal Cinquecento al Risorgimento, hanno fatto parte dello Stato Pontificio. E in terra marchigiana, ha aggiunto il Vescovo di Macerata e presidente della Commissione Episcopale per la Cultura e Comunicazioni sociali della Cei monsignor Claudio Giuliadori, fiorirono molte delle sperimentazione che poi trovarono ampio respiro nella Roma dei papi. ”In genere – ha detto – quando si tolgono queste opere dal loro habitat, esse perdono speso specifico, qui invece lo aumentano, in quanto luogo della loro radice”. L’ispirazione religiosa, come nella maggior parte della produzione classica, è quella che sottende tutte le opere selezionate dai curatori Costanza Costanzi, Giovanni Morello, Stefano Papetti, che hanno arricchito il nucleo della Pinacoteca anconetana con numerosi dipinti prestati eccezionalmente da altre istituzioni museali delle Marche, tra cui la Galleria Nazionale di Urbino, i musei Civico e Diocesano di Ascoli Piceno, di Loreto, Pesaro e della Pinacoteca Comunale di Fano. Il percorso espositivo, ha detto Morello, è organizzato in modo cronologico, anche se i dipinti sono stati suddivisi in tre fra le più ricorrenti tematiche: i soggetti mariani (nelle Marche c’è il santuario dedicato a Maria più importante d’ Italia), la rappresentazione di Cristo, i santi. Si comincia quindi con il Quattrocento e le meravigliose Madonne di Carlo Crivelli, ma anche la ‘Vergine Incoronata’ di Olivuccio di Ciccarello, definita ”la tavola più bella del mondo”. Si prosegue con la Madonna con il Bambino e i Santi di Lorenzo Lotto e quella in Gloria degli Zuccari. La figura di Cristo è al centro di molti capolavori, come il Salvator Mundi di Melozzo da Forlì, il Cristo Risorto di Tiziano o quello di Andrea Lilli, autore poco conosciuto anche di una bellissima veduta di Ancona, impressionante per modernità prospettica. Ampia la galleria dei santi, dal Polittico di Montefiore di Carlo Crivelli alla Santa Caterina d’Alessandria di Raffaello per arrivare a due capolavori seicenteschi, il San Sebastiano di Guido Reni e una strepitosa Santa Palazia del Guercino.

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