A dispetto del cognome, nel romanzo del Manzoni, a Matteo Renzi sarebbe toccato il ruolo di Don Rodrigo, ovvero del personaggio per cui “questo matrimonio non s’ha da fare, né oggi né mai!” Solo che invece di farlo dire da un Bravo all’orecchio di Don Abbondio, si affida ad un disegno di legge.

Ci riferiamo ovviamente al matrimonio gay e all’ultima trovata del Premier, che con astuzia tutta democristiana, ha annunciato una legge che preveda le unioni civili solo per gli omosessuali. Ma come, obietterà qualcuno, si critica Renzi anche adesso? Ora che ha recepito le istanze più moderne della società civile e, in sintonia con quanto pare emergere dal Sinodo cattolico, vuole fare una legge al passo con i tempi e con il mondo Occidentale? Sì, ma c’è la fregatura, tipica del furbetto del quartierino in camicia bianca. Supponiamo che la legge venga approvata e verrà approvata, gli scenari possibili sono due: basta che qualcuno faccia ricorso, appellandosi al principio di uguaglianza, sancito dall’art. 3 della Costituzione, perché la legge non estende i propri benefici anche agli eterosessuali, che l’attuazione verrà bloccata. Quindi nessuna unione civile per i gay sarà convalidata. Poi la Consulta la potrà bocciare in toto o integrarla.

Comunque saranno passati almeno due anni, ma spesso ne trascorrono molti di più, il mandato di Renzi sarà scaduto e ai posteri la gatta da pelare. La seconda possibilità è che fili tutto liscio. Si realizzano le unioni civili dei gay, che saranno felici e contenti e non si parlerà mai più di matrimonio perché sarà stata disciplinata legalmente la questione, discriminando ancora di più gli omosessuali ed estromettendoli definitivamente dal mondo dei “normali”, ossia degli eterosessuali.

Un po’ come la legge anticorruzione, che in realtà favorisce la concussione (vedi le motivazioni della sentenza di assoluzione di Berlusconi al processo Ruby) lo Sblocca Italia, che in realtà blocca il Paese in una morsa di cemento, lasciando liberi i Comuni di costruire sulle aree demaniali e il Job Act che non crea lavoro ma favorisce i licenziamenti. Davvero furbo Renzi e fessi noi, relegati al ruolo di capponi.

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