Alla luce di quanto avvenuto in Medio Oriente con la primavera araba, è emerso che i Paesi più stabili che hanno evitato le ripercussioni negative delle rivolte sono stati proprio quelli governati da una monarchia. Un esempio tra tutti è stato quello della monarchia di Rabat.
La stabilità politica di cui gode il Marocco “è rafforzata e garantita per lunghi secoli da una monarchia forte e popolare”. E’ quanto si legge in un’analisi della Royal United Services Institute (Rusi) resa nota a Londra e ripresa dai media di Rabat. Secondo gli analisti britannici “il Marocco rimane uno dei pochi Paesi del Medio Oriente e Nord Africa a godere di una “stabilità a lungo termine”. Secondo il centro studi britannico specializzato in questioni della difesa e della sicurezza, il Marocco, situato in una regione scossa dagli eventi della primavera araba, “ha avviato riforme politiche ed economiche che hanno ulteriormente consolidato la sua stabilità e la coesione sociale in contrasto con la situazione di altri paesi della regione”.
Da Maometto alle tribù
Altrettanto stabili sono rimaste le monarchie petrolifere dei Paesi del Golfo così come quella del regno hashemita di Giordania. Secondo gli esperti il sostegno tribale di cui godono queste monarchie, oltre alla legittimazione politico-religiosa di cui godono (non dimentichiamo che sia il re di Giordania che quello del Marocco vantano una discendenza diretta da Maometto) sono alla base della loro popolarità, di cui non godono invece generalmente i politici arabi. A confermare questa tesi sono anche coloro i quali sono stati promotori
della cosiddetta primavera araba. Il Marocco avrebbe evitato la primavera araba “solo grazie alla saggezza del re Mohammed VI che ha adottato i provvedimenti politici giusti in tempo”. E’ quanto ha affermato il vice presidente del partito egiziano di Libertà e Giustizia, che fa capo ai Fratelli Musulmani, Isam el Ariyan. Intervistato dalla stampa marocchina, per le polemiche scoppiate nei giorni scorsi sul ruolo del Marocco nella commissione per Gerusalemme, ha spiegato che “mentre Zine el Abidine Ben Ali
è fuggito dalla Tunisia, Hosni Mubarak è stato arrestato in Egitto, Muammar Gheddafi è stato ucciso in Libia e Ali Saleh ha avuto un salvacondotto in Yemen, mentre Bashar al Assad non si sa che fine farà, il re del Marocco è stato saggio ed ha governato con giustizia riuscendo ad ottenere il sostegno del suo popolo”. Sabato scorso l’esponente dei Fratelli Musulmani egiziani
era intervenuto su questo tema con un messaggio sul suo profilo Facebook nel quale ha scritto che “il popolo ha vinto in Egitto grazie all’esercito, in Libia grazie all’intervento della Nato, in Yemen grazie alla mediazione saudita e dei Paesi del Golfo e in Marocco grazie alla saggezza del re Mohammed VI”.