Può una vita, anche se estremamente limitata dal punto di vista fisico, essere totalmente dedita alla preghiera e ad amare l’esistenza incondizionatamente, nonostante essa fin dall’inizio sia stata per quella persona difficile e ingiusta? La storia di Maria Teresa Trentani sembra dare risposta a questa domanda.
Nata nel 1928 in provincia di Viterbo, e poi vissuta a Roma, fin da piccola dopo la morte della madre, essendo la maggiore di una famiglia numerosa, Teresa prese in cura i suoi fratelli, aiutando il padre nella loro crescita ed educazione. Lo fece con grande amore e totale dedizione, come una vera madre. Quando però i fratelli crebbero e lei raggiunse la maggiore età, sentì sbocciare dentro di sé la vocazione religiosa e desiderava entrare nel convento di clausura delle suore carmelitane, seguendo l’esempio delle due sante di cui lei portava il nome.
Si scontrò però con la disapprovazione paterna. Infatti, pur essendosi risposato, il padre non voleva perdere la figlia che per lui era stata il suo braccio destro, la sua guida, e in un certo senso, la sua salvezza. Così pronunciò una frase tanto infelice quanto profetica: “Preferirei vederti su una carrozzella per tutta la vita, piuttosto che saperti sepolta viva così.” Il suo desiderio deve essere stato accolto, in quanto pochi mesi dopo Maria Teresa si ammalò di un male che progressivamente la portò a vivere sulla sedia a rotelle e a lasciare la casa paterna per andare in strutture dove poteva essere accudita al meglio.
Tuttavia questo non le impedì di fare ciò che sentiva nel cuore, cioè aiutare il prossimo. Infatti dedicò gran parte della sua vita, anche se disabile, alle attività parrocchiali, a formare gruppi di preghiera e ad essere esempio per tutti coloro che la incontravano, donando speranza e parole di conforto, ribaltando così la sua condizione: invece di essere assistita, molto spesso era lei che aiutava gli altri, anche solo semplicemente con l’esempio nella vita quotidiana.
Le persone che hanno avuto il privilegio di incontrarla, tra cui il suo direttore spirituale padre François Marie Léthel, religioso di grande spessore, carmelitano, che nel 2011 predicò gli esercizi spirituali al Santo Padre Benedetto XVI, la consideravano un’anima privilegiata nella grazia. Teresa si è spenta nella notte fra il 9 e il 10 giugno, lasciando una traccia di speranza per tutti coloro che l’avevano conosciuta e per coloro che tramite le testimonianze o gli scritti la conosceranno.
Anche una vita fortemente provata dalla sofferenza può allo stesso tempo essere piena e venire vissuta con gioia. Teresa è una speranza per tutti coloro che in qualche modo non sono riusciti a realizzare i loro desideri, in quanto la loro vita ha avuto una svolta inaspettata, ma con quella svolta sono riusciti a fare molto di più di quanto probabilmente avevano anche solo pensato.
Quindi viene spontaneo porsi una domanda: è giusto quello che la società di oggi ci impone, cioè considerare una vita inferma non degna di essere chiamata vita?