«L’Oua – sottolinea Nicola Marino – ripone nel Capo dello Stato la massima fiducia. Gli avvocati, infatti, sono certi che, si opporrà con energia all’iniquo e scellerato decreto predisposto, invero illegittimamente, dal Governo Monti».

«Ci riferiamo – aggiunge Marino – alla tabella che taglia i risarcimenti dei danni alla persona e che riduce del 50 % e anche più quelli spettanti ai macrolesi».

Una previsione, quella del decreto in via di approvazione, definita dall’Oua, «vergognosa», perché, «umilia la dignità» delle vittime e, «di tutti gli italiani che dovessero subire un grave danno alla propria salute».

«Non chiuda Signor Presidente il suo settennato avallando un simile provvedimento – conclude il presidente Oua – volto solo a favorire gli interessi economici della assicurazioni, calpestando i diritti garantiti dalla Costituzione che Ella ha sempre strenuamente difeso. Non firmi il decreto Signor Presidente».

IL DOCUMENTO OUA (a cura della Commissione Responsabilita’ Civile e a firma del presidente Oua, Nicola Marino)

L’OUA ha preso visione della bozza del testo del DPR di attuazione dell’art. 138 Cod. Ass. destinato ad essere approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri.

Si tratta di una norma che disciplina il risarcimento del danno alla persona di non lieve entità in tema di circolazione stradale applicabile anche alle vittime della malasanità.
Con l’emanando DPR il Governo procede ad un taglio netto quasi della metà dei risarcimenti del danno alla persona. Un giovane di 35 anni con una invalidità del 50% oggi viene risarcito con un minimo di € 384.00 fino ad un massimo di € 480.000 (compresa la personalizzazione), da domani sarà liquidato con 220.000 euro. Una persona di 70 anni che subisce un danno biologico del 70% è oggi risarcita con un importo che va da un minimo di € 517.000 fino a un massimo di € 646.000. Con le nuove tabelle prevedono un importo di € 303.000.

Un regalo alle imprese assicurative e ai poteri forti.

I “tecnici” così facendo sceglierebbero di schierarsi contro i danneggiati e a favore delle imprese di assicurazione promulgando un provvedimento illegittimo nella forma e nella sostanza dal momento che il Governo è comunque decaduto dalla delega conferitagli in materia del Parlamento fin dal 1 gennaio 2009.

 

Un “criterio unico” lo ha già introdotto la Cassazione. Così si abbattono solo i risarcimenti.
Nel merito il “decreto” è comunque privo della propria principale ragion d’essere così come formulata nella relazione illustrativa al DPR.

Infatti l’intervento regolamentare sarebbe giustificato dalla necessità di individuare un criterio unico nazionale per la monetizzazione dei danni alla persona (ma solo da circolazione stradale, e in ultimo, per la colpa medica!).

Un criterio uniforme è già di fatto esistente a far data dalla sentenza della Cassazione 12408 del 2011 che ha oramai consolidato il principio che il livello della equità nel risarcimento del danno alla persona è costituito dai valori patrimoniali contenuti nelle Tabelle milanesi, già in uso nella gran maggioranza delle corti di merito e ora per la Cassazione divenute vincolanti.

Poiché i valori portati dalle emanande tabelle sono di gran lunga inferiori a quelli ora vigenti l’unica ragione che giustifica un simile intervento regolamentare è quella di abbattere i valori attualmente in vigore.

 

Il precedente: la legge Amabile e il rinvio di Cossiga alle Camere.

E’ doveroso rammentare, nella parte che qui rileva, il contenuto del messaggio ex art.74 Cost. con il quale il Presidente della Repubblica il 28 febbraio 1992 rinviò alle Camere la legge che gli era stata sottoposta per la firma: “La legge, al comma 3 dell’art. 19, stabilisce che i criteri per il risarcimento dei danni siano determinati con decreto del Ministro dell’industria, sentito l’ISVAP e le competenti Commissioni parlamentari. Innanzi tutto non può non sorprendere che il parlamento abdichi alla formulazione positiva di criteri di liquidazione dei danni, riservandosi unicamente un limitato spazio consultivo, nei confronti di un Ministro di settore. Il risarcimento del danno rappresenta il risvolto patrimoniale di diritti fondamentali, quali il diritto alla vita e il diritto alla salute. E’ proprio nella tutela efficace di diritti di tal fatta che continuano a trovare il loro maggior significato di garanzia di cittadini istituti costituzionali quali la riserva di legge o principi generali, certo costituzionalizzati, quali quello di legalità sostanziale, basilari dello Stato di diritto. Non sembra, dunque, che la legge del Parlamento, soprattutto in materia di tale rilievo costituzionale, possa prescindere dall’offrire agli organi di governo quantomeno i principi della loro attività di settore, normativa o amministrativa, perché questa sia legale e possa essere apprezzata dagli organi giurisdizionali in sede di contenzioso amministrativo o ordinario.

 

Scelta grave di un Governo privo di delega e di legittimità politica: disattese le indicazioni del Parlamento.

Il Governo, promulgando il DPR, si assume la responsabilità di disattendere la volontà del Parlamento che il 26 ottobre 2011, con la mozione Pisicchio (approvata con 428 voti a favore e 6 contrari) aveva dato la indicazione chiara di utilizzare quale parametro di riferimento nazionale per il risarcimento del danno alla persona la tabella del Tribunale di Milano. Quella governativa è una scelta grave, e per certi versi provocatoria, atteso che arriva contemporaneamente all’aggiornamento dei valori delle Tabelle milanesi.

Appello al Presidente della Repubblica.

L’Avvocatura, nella funzione istituzionale di tutela dell’affidamento della collettività, e in considerazione della primaria rilevanza giuridica e sociale dei diritti alla cui tutela essa è preposta si rivolge al Presidente Giorgio Napolitano perché non firmi, se approvato, un decreto illegittimo nella forma e ingiusto nella sostanza che viola i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Il Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura

Nicola Marino

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