Peggio di Gianfranco Fini, peggio di Forza Nuova, peggio di Casa Pound, peggio di Povia ecco a voi… Luca di Tolve. Costui fa parlare di sé definendosi un ex gay e potremmo finirla qui, ma si sa, la bocca degli stronzi è sempre in diarrea.

In una edificante intervista andata in onda su AnnoUno, Di Tolve fa il suo show da miracolato, elencando i benefici della fede cieca in un dio vendicativo. Lo sfondone arriva subito, quando dichiara di essere stato il primo Mister Gay in Italia, forse della parrocchia del suo quartiere, perché non vi è traccia del suo nome associato a questo titolo. Subito dopo, con la coerenza che contraddistingue i credenti, si appella alla scienza per sostenere la sua tesi: “non c’è nessuna prova scientifica che dice che non si possa uscire dall’omosessualità”. Un ragionamento inattaccabile, una difesa blindata a prova di codice, concordano al tribunale dei Puffi.

E poi: “ci sono molti ragazzi che non vogliono innamorarsi degli uomini, vogliono una famiglia e poi ci riescono”, bravo, si chiamano eterosessuali, ma non c’è bisogno di dire che siano anche omofobi. Il colpo di grazia finale arriva quando afferma di essere sieropositivo e che ora, grazie alla conversione, ha messo al mondo una bambina. Un comportamento sano, naturale e coscienzioso, quello di chi va in giro a spacciare il suo libro “Ero gay, a Medjugorje ho trovato me stesso” (prime 100 copie a tiratura limitata su carta igienica) e a tenere seminari antisodomia al modico prezzo di 185 Euro. Alla faccia di Renzi, il martire-predicatore è una professione che non conosce crisi e Di Tolve ce lo ha ricordato bene, essendo ancora a piede libero. 

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