“Lo sa il vento come vanno le cose in Sardegna. Il maestrale che soffia per tre notti e tre giorni, lo scirocco che sa d’Africa e di deserti. Il vento che unisce quest’isola, quando spazza le nubi da ponente a levante, dal Capo di sotto a quello di sopra, portando bellezze e brutture che sono storie di mare e di terra(…)
Ma il vento gira, e ogni tanto spira dalla parte dei vinti, di chi ostinato non vuol dimenticare.
Lo sa il vento in Sardegna, come stanno le cose”.

Questo l’incipit della prefazione di Paolo Fresu.  Quando provo a contattare uno degli autori, è in giro con la troupe di France 3, per un lavoro sui murales sardi. Lui è Carlo Porcedda, cronista politico dell’Agenzia Ansa a Milano, sceneggiatore, documentarista. Firma per D-La Repubblica delle Donne, Quark, El Mundo, Il Venerdì di Repubblica, L’Espresso. Di Maddalena Brunetti, classe 1979, cronista di nera e di giudiziaria, Ha pubblicato articoli per il Corriere della Sera, E-polis, Sette. Collabora con Sardegna Quotidiano e con l’Agi. Stupisce oltre che la giovane età, per l’attaccamento alla terra d’origine.
“Qui in Sardegna, per quanto incredibile a dirsi, trovi sempre qualcuno convinto che è meglio un morto in casa che la disoccupazione alla porta”, scrivono i due autori. Il parallelo con le parole degli operai dell’Ilva di Taranto, è quasi naturale. E c’è amarezza, ma non rassegnazione.
Rincarano la dose: “Qui, in Sardegna, da almeno dieci anni si parla di Sindrome di Quirra per indicare un male invisibile, fatto di decine e decine di morti che da troppo tempo qualcuno vuole inspiegabili. Il moltiplicarsi delle denunce di leucemie, linfomi, tumori tra chi, militare o civile, ha in qualche modo a che fare con i poligoni sardi ha fatto scattare un allarme sanitario per una sospetta contaminazione che accomuna queste zone dell’isola a teatri di guerra come quelli del Golfo, dei Balcani e dell’Iraq”.
Come a Taranto, per decenni si è taciuto sulle responsabilità dell’industrializzazione, a cui si aggiungono i danni della militarizzazione. Omissioni, depistaggi. Perché l’isola delle vacanze, un paradiso terrestre, ospita anche il sistema di poligoni più vasto d’Europa (di cui uno sperimentale), un polo industriale altamente inquinante, la raffineria più importante del Mediterraneo (la Saras). La voce ai protagonisti, che raccontano una realtà che sembra faccia fatica a essere messa a fuoco. Da 10 anni in Sardegna si parla di sindrome di Quirra, per indicare quello che sembra un picco di malattie emolinfatiche, in una frazione a ridosso del poligono. Ogni volta che sale la soglia d’allarme tra la gente, politici e militari tornano a promettere ‘serie indagini epidemiologiche’. Esistono pochi dati, ma questo è diventato ormai un alibi per premettere di sostenere tutto e il suo contrario. Il libro non ha la pretesa di raccontare una verità, ma di fare il punto della situazione e sgombrare il campo da equivoci mettendo in fila i fatti e le testimonianze.
Il velo oramai si è squarciato.
Da leggere.

 

 

Lo sa il vento
di Carlo Porcedda e Maddalena Brunetti
casa editrice Verdenero, Milano
pagg. 218
euro 14

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