11 febbraio 2013. Cronaca di una giornata particolare: è cominciata la settimana di Sanremo, certo di lunedì forse è meglio non parlare troppo del Festival ma di sicuro ci si orienterà in quella direzione.

Stanno arrivando già i pezzi girati questa notte con le prime dichiarazioni di Fazio e della Littizzetto, i Modà hanno un portafortuna particolarissimo, la figlia di Kekko, il leader… ma con quale partiamo? Dipende dai riversamenti via ponte. Arrivano intorno alle 13 poi li dobbiamo vedere dopodiché possiamo “partorire” la scaletta definitiva.

E’ una giornata concitata ma più che altro per lo sdoppiamento della redazione, solo in parte a Sanremo per i collegamenti e per i servizi: quest’anno la “spending review” ha deciso che la “carovana” totale non sarebbe partita per la riviera ligure quindi solo in pochi si sono trasferiti per onorare il santo più canterino del calendario. Alle 11.50 (tre minuti dopo il primo lancio Ansa) arriva una collega che dice: “Il Papa si è dimesso, dal 28 febbraio non sarà più Papa”.

La prima reazione è quella cosiddetta alla Arnold: “Cosa stai dicendo Willis?” Con le guanciotte, la fronte aggrottata e le labbra a culo di gallina. Ma il foglio tra le mani in sventolio ritmato non lasciavano presagire nulla di buono. Con eventi di questa portata i primi minuti sono sempre di nevrastenia pura: che si fa? Ovvio. Ma quanto si fa? E gli ospiti? Chi si manda a casa? C’è qualcuno che può andare bene? Prime discussioni. Si fa tutta la puntata? Si ma i servizi non ci sono. Ma un collegamento da lì sarà possibile? Informiamoci… Si, il mezzo c’è. E’ a via della Conciliazione. Ok! Chi ci mandiamo? Ma perché si è dimesso? Teorie tra le più svariate che al confronto Fox Moulder (X files) e la sua architettura del complotto sembra un dilettante allo sbaraglio. Sta morendo! No, è sotto ricatto! Sarà lo scandalo della banca, si vabbè ma i vaticanisti ci sono?

Apriamo una parentesi sui vaticanisti: essi (vivono?) sono una categoria ben strana: per lavorare lavorano ma non se li caga nessuno fino a quando non muore un Papa e in quel caso diventano più preziosi del più prezioso metallo esistente sul pianeta, qualcosa tipo il Coltan placcato in platino tempestato di diamanti. Ma in questa situazione? Il Papa non sta morendo, ci vogliono vaticanisti che abbiano esperienze da agente segreto o reduci di guerra pluridecorati. Si lavora come le formichine quando nel formicaio cade un grosso pezzo di carne dal cielo. All’inizio, panico, poi ci si organizza: taglia di qua, spezzetta di là, mastica di qui e rifai di nuovo la scaletta. L’hai appena finita, e sono le 14.00 quindi in orario sul cronico ritardo. Dal palinsesto hanno appena detto che è tutto regolare: il possibile sforo del telegiornale non c’è stato e il programma che ci precede, registrato, è partito, quindi solita partenza, giusto qualche minuto di ritardo. Oh, in questi casi ci puoi mettere l’orologio, la firma, la mano sul fuoco.

Non appena il “funzionario” ti dice che è tutto regolare arriva il produttore che ti dice: “Ragà, partiamo alle 17”. Alle 17? Cacchio! E certo, c’era da immaginarlo, la redazione del Tg parte con lo specialone di 2 ore su “Cosa sta succedendo e cosa succederà adesso”. E stasera in prima serata altro specialone di Porta a Porta. E noi? Noi in mezzo ma adesso con la consapevolezza di venire dopo due ore di notizie sulle sante dimissioni. Non sarà troppo continuare?

Si aprono le scuole di pensiero: A)Evento senza precedenti, si tappezza lo studio di santini e si chiede al direttore della fotografia una luce catecumenale B) Si ma dopo due ore di speciale Tg sul Papa cambierebbe canale pure Padre Pio C) Facciamo un’ora di cronaca e poi alle 18.00 ripartiamo col Papa. Vince la linea C che così finalmente vedrà la luce a Roma senza aspettare 20 anni di lavori metropolitani: “Ma qualcuno ha detto agli ospiti delle 15.00 che non vanno più in onda?” Cri…bbio, c’è pure il cantante quello famoso… e mò? E’ l’ultimo dei nostri problemi, poi sopraggiunge un briciolo di saggezza e si volge lo sguardo al futuro… “Vedi se può venire domani. Perché domani non sarà tutto sto delirio”.

La puntata va in onda regolarmente ma da quel momento in poi la Tv diventa più folle del solito: Sky fa informazione “Papa oriented” per la maggior parte del tempo, ma la tv tradizionale no, non rinuncia ai suoi “pacchi” delle 20.30 e questo mi fa decisamente uno strano effetto perché non è una cosa di tutti i giorni assistere ad un Papa che si dimette, è un evento storico o almeno penso (ed io sono ateo) ed è per questo che trovo stridente la scelta di Canale 5 con il suo “Giù al nord” (il film francese dal quale hanno tratto la fortunata serie con Bisio e Siani), insomma, metteteci almeno “Habemus Papam” di Moretti. E’ stata un’occasione mancata anche perché la copertura di questo avvenimento nell’ ambito della Tv generalista viene affidata praticamente in esclusiva a Raiuno e allo speciale in prima serata di “Porta a Porta” che va in onda in diretta e senza neanche il plastico di Città del Vaticano con annesso convento di clausura dove si ritirerà, verosimilmente in preghiera, il Santo padre (troppo poco tempo per fare un lavoro fatto bene: in poche ore avrebbero potuto al massimo camuffare la villetta di zio Michele).

Informazione da un lato e Tv dall’altro: si sarebbero potute incontrare meglio per un’occasione così particolare. Peccato.
E con questo Andalù vi lascia e si porta via le prime dimissioni Papali nell’era dell’informazione globale. Ne seguiranno altre?. Per adesso che parta il Televoto.

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