Roma 10 Febbraio 2012 Il tempo che fu.
Cala il sipario sull’anticipo della 23esima giornata e dopo la rimonta biancoazzurra sul Cesena lo stadio Olimpico attende il ri-manto nevoso (solo bianco) in attesa del sei Nazioni di Rugby appositamente ordinato dal Coni in arrivo dalla Siberia con notevoli polemiche da parte dei cittadini indignati.

Roma 10 Febbraio 2012 oggi present day.
Ricordo con affetto e una lacrimuccia quando per la prima volta vidi il cartone animato “Fiocco di Neve” così come ,una notte di tanti anni fa, nello stesso modo  scrutavo quei fiocchi bianchi scendere sugli alberi di Villa Torlonia seguendo passo passo, fiocco dopo fiocco la nevicata del ‘56.

Quei fiocchi mi hanno stregato e , per mia fortuna, ho avuto modo di incontrarli spesso cercandoli ogni anno con i miei sci in quasi tutto l’Arco Alpino tra bufere , nevicate eccezionali , temperature polari,e spettacolari scenari sempre affascinato da quella coltre bianca che rende tutto ovattato in un rispettoso silenzio.

Ma i ricordi volano proprio come i piccoli scud, missili micidiali, che si sono abbattuti in questi giorni su di noi ignari esseri umani dell’era futuristica, dove con un paio di click sul pc o sul nostro gingillo mobile sappiamo quante nuvole, di quale dimensione, colore e credo politico, passeranno sulle nostre teste e a che ora segnando la Ns umile vita .

Un fiume di informazioni metereologiche ci permettono di calcolare ora dopo ora la nostra vita, messa in piega inclusa, quasi al punto che sfidiamo le intemperie con nobile coraggio dicendo a noi stessi: “Io Posso”. Infatti tanto puote l’homo sapiens, che il fiocco zitto zitto lemme lemme si è posato nell’orario e ne posto stabilito senza proferire parola, quasi timido nel suo scendere sul palco non più come primo attore ma semplice comparsa. Ma la comparsa ha piazzato il classico colpo di coda e , zac, ti ha stupito il pubblico pagante, grazie a Monti è il caso di dire, mettendo a terra, anzi in mutande di lana, un‘intera città.

Ma n’vedi te sto fijo de ’n fiocco
, direbbe un trasteverino affacciato su Piazza Trilussa con il nero poeta trasformato in un pupazzo bianco! ‘Sto fiocco infame è entrato a gamba tesa e’ da espulsione diretta! Mica si può fare così senza rispetto mettendo a gelo e freddo, mica ferro e fuoco, una città blasonata come Roma , non la As Roma, e i suoi informati cittadini e appassionati tifosi.

Un 3 a zero con palla, sempre di neve, al centro che ha destabilizzato un intero paese sfiancando il morale dell’avversario fino ai suoi rappresentanti  più importanti come sindaci e senatori travolti da una slavina di polemiche e veleni . Il campo di battaglia, una volta fresco e erboso, si è trasformato in trincee improvvisate, fortini e torrette da cui   sono partite le solite palle, sempre di neve, lanciate da pubblica amministrazione a sindaci rubicondi con tanto di pale, palette , in mano.
Tutto ciò mentre il pubblico , sempre pagante, si lancia in un fuggi fuggi generale alla conquista dell’ultimo filone di pane, cassa di sale , catena gommata e per pochi fortunati scarponcino antineve all’ultimo grido.

Un bailamme totale tra casalinghe impaurite e sprizzanti guidatori di Suv e 4×4 (16) sghignazzanti di fronte alla massa appiedata! I comunicati radiofonici, tipo Radio Londra, si susseguono incalzanti dando un filo si speranza sul futuro del paese, bambini, ecco i soliti fortunati, dormono paciosi e gaudenti mentre le mamme preparano intingoli calorosi e tutto ciò mentre la battaglia infuria e il calcio, quello vero, costringe gli atleti a indossare guantini di cashmere e scarpini chiodati high tech.

Fiocco, caro fiocco, guarda che hai fatto mentre scendi senza tregua. Regali rabbia e gioia, tristezza e allucinazioni allo stesso tempo senza nemmeno immaginare che i carrozzieri fanno già gli scontrini anticipati, le zucchine volano, idraulici principeschi, e carri attrezzi attrezzati.
Ma sì, fermiamoci qui mentre oltrecortina non volano né zucchine né gas e energia da anni. Fermati qui fiocco e non lì, dove stare a 20 gradi sottozero è normale senza riscaldamento e calzettoni di lana.

Risparmia questa gens romana da depressione post nevicata, lascia in pace i buoni senatori ed evitaci il porta a porta quotidiano. Resta su, in quel limbo pacioso delle nuvole e spostati sui ghiacciai dimagriti da un ozono impoverito.

Fiocco, ti lascio non senza un velo di malinconia perché, in cuor mio, spero di vederti presto tra abeti maestosi e montagne incorniciate la dove tu, come un velo di cipria, sei accolto a braccia aperte da chi, come me, ti aspetta ogni anno.

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