UDINE. Novant’anni di vita della Scuola dei Mosaicisti di Spilimbergo (Pordenone), che ha formato artigiani mosaicisti ma anche veri e propri artisti, sono esposti a Villa Manin di Passariano fino al 22 luglio. La particolarità della mostra è data dal fatto che ai visitatori vengono date diverse chiavi di lettura dell’attività svolta dalla scuola, ma soprattutto verranno esposti oggetti mai messi in mostra sino ad oggi. Intitolata Scuola mosaicisti del Friuli, 1922-2012, la rassegna è stata inaugurata oggi alla presenza del Commissario straordinario del centro culturale, Enzo Cainero, dell’assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, e del presidente dell’Istituto spilimberghese, Alido Gerussi. L’iniziativa vuole essere un omaggio al percorso e all’attuale sviluppo della scuola che, oltre ad aver formato migliaia di mosaicisti, si è fatto conoscere in tutto il mondo per la qualità delle sue opere eseguite. Due i filoni della mostra: il primo è quello storico-documentale sulla nascita e l’evoluzione dell’istituto attraverso le opere. Nata nel primo Dopoguerra per valorizzare la tradizione del mosaico della Pedemontana Friulana e per rinforzare il labile tessuto socioculturale, la Scuola Mosaicisti del Friuli ha impostato fin dalle origini un programma che affinasse la tecnica musiva e prevedesse aperture artistiche e culturali. Si va dalla pavimentazione del Foro Italico di Roma, ai grandi cicli musivi religiosi come quello del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Ma ci sono anche opere di arredo, come i pavimentali del Kawakiu Hotel in Giappone oppure la Saetta Iridescente all’interno della metropolitana, alla fermata di Ground Zero a New York. Il secondo spazio, visitabile dal 16 giugno al 22 luglio, documenterà l’esperienza artistica maturata dagli allievi dopo la scuola. Gli artisti, giovani e meno giovani, sono stati invitati a presentare le loro opere originali, le loro ideazioni e realizzazioni personali, documentando il fermento e le potenzialità del mosaico contemporaneo.

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