Venerdì sera comincia il weekend… un tranquillo weekend…sì, di paura, perché, riflettevo, sono mesi che in Rai questi benedetti giorni rappresentano un incubo per chi gestisce la rete ammiraglia… O forse no? Il dubbio si insinua, prende forma… e se invece non gliene frega niente? Avanza la teoria del complotto massonico televisivo. C’è una loggia del tubo? O meglio, la loggia del pannello Full Hd o, perché no, ancora più evocativo esiste una  “Loggia 4K”, così ci portiamo avanti con la tecnologia e “Alè”,come direbbe Floris.

Ma che sto dicendo! Pura eresia. La realtà è sempre più originale della fantasia.
L’ultimo arrivato è “La Terra dei cuochi”, prodotto in collaborazione con  “Ambra multimedia” di Marco Bassetti ex Endemol (ops! Ma quella di prima sulla loggia era una battuta, giuro che era una battuta… ma… chi sono quelli in nero che camminano distrattamente sotto casa mia?). Un talent culinario approda su Raiuno e, lo abbiamo sempre detto, “la robba da magnà tira sempre”… tranne stavolta.

Prima puntata 14,39 con 3 milioni 547.  Altro che complotto, qui ci sono le streghe di Salem a fare il sabba e a cucinare un pentolone di sfiga. Ma come? Si abbatte il tabù della diretta e si va in registrata per confezionare meglio e tagliare i tempi morti e dare al format quel taglio più asciutto e più in linea ai prodotti internazionali e questo è il risultato? Leggende metropolitane dicono che la registrazione della prima puntata sia durata dalle 4 del pomeriggio a quasi mezzanotte e che, verso la fine il pubblico in studio veniva tenuto sveglio a forza con idranti alimentati a Pocket coffee e, per i casi più disperati, con la tecnica di “Arancia meccanica”. Il risultato? Uno spettacolo lento, senza il pathos del suo famigerato rivale, senza neanche la sua cattiveria e… senza neanche i piatti.

Eh si, il cibo, la ciccia, la pappa, se la sono dimenticata in qualche cartella di Avid al montaggio perché per buona parte della puntata si vede poco. Ma la forza sta proprio in questo! Che sciocco che sono… e che malfidato, come ho fatto a non pensarci prima… e se si vedeva come preparare il piatto sarebbe stato un clone di “Masterchef” e invece qui l’idea di “Andrea Palazzo, Filippo Cipriano e Fausto Enni” (cacchio, questo nome non mi è nuovo… ma… ma…fosse che fosse  il fratello del nuovo vicedirettore del palinsesto di Raiuno Roberta Enni… minchia come è piccolo il mondo e pensa come potrebbe essere divertente la scena: la sorella che vede il nome del fratello, o dell’omonimo, nei titoli di coda… ah ah ah! E penserà: adesso i corridoi a viale Mazzini bisbiglieranno, ricameranno… ma di fronte a un’idea come questa….) quale? Ah si!, Dare spazio alle storie dei concorrenti… Ah! E poi? E poi ci sono i Vip? Come i Vip… Sì, i Vip, che fanno da spalla, un po’ pasticciona, dai… il momento comico… pensa che ridere e che emozione quando vedrai Flavio Montrucchio che esulta quando il piatto dello chef a cui è abbinato non viene eliminato e Sabin (l’unico vero “cuoco” internazionale accreditato: il maestro, il giudice, l’uno contrapposto  al trino di Masterchef) lo incenerisce con lo sguardo… i brividi. Sì! Da accapponare la pelle.

C’è dell’altro? E certo! Mica può finire qui! Ci sono i parenti. No, i parenti no (con voce alla Fantozzi mi raccomando). Come no? Ma sono fondamentali. Mica siamo gli autori del “Grande Fratello (Palazzo-Enni ndr) per caso. I parenti sono parte fondamentale del meccanismo. E sennò il momento in cui la mamma elimina la figlia, la pugnala alle spalle e la figlia le sibila “mi spiace perché sei tu che mi hai insegnato a cucinare” mica vien fuori. Troppo facile sarebbe l’eliminazione a cura del professionista. Lì il meccanismo è trito e ritrito: si assaggia, si schifa, si insulta e tanti cari saluti. Qui c’è dell’altro. Dell’altro? Sì, c’è il confessionale. No il confessionale no (stavolta potete anche usare l’intonazione alla Fracchia). Ma si che c’è il confessionale. Peccato che per un perverso gioco di montaggio vediamo il concorrente impegnato in una delle prove cercare  un ingrediente e non trovarlo sul piano di cottura e… “swosh-swosh” effetto “cold case” ecco che parla nel confessionale e dire “miii, proprio quell’ingrediente mi sono dimenticato di portare per fare il piatto, l’ingrediente principale” e poi ritornare in una frazione di secondo sui fornelli e vederlo maledire gli dei del prezzemolo. Ho capito. Ma questa soluzione dei piani temporali paralleli in un programma già di per sé registrato non crea un po’ di confusione? Forse! Ma per riportare la serenità ci penserà lei. Chi? La Clerici, l’Antonellina nazionale, una donna che dall’ottobre del 2000 conduce “La prova del cuoco” che va in onda tutti i giorni, anche il sabato e che da qualche anno è anche un brand. Chi, Antonellina? No, ci manca, “La prova del cuoco” c’è la farina al supermercato, gli utensili da cucina e pure i lieviti. Sembra l’invasione degli ultracorpi, dove c’è roba da mangiare c’è lei… per un periodo in Rai aveva praticamente il monopolio dei carboidrati poi per fortuna ha prevalso una forma di “magna magna” più democratico. Antonella porterà il pubblico nazional popolare… quello degli anziani a digerire la registrata, che all’inizio è un po’ pesante e ha la tendenza a “riproporsi” come la peperonata ma prima o poi moriranno questi vecchi di m.. ehm, prima o poi bisognerà pur educare il pubblico ai nuovi modelli di tv. O no?

L’ho già detto che ha fatto il 14 e 39%? E che è stato battuto da Paperissima (15 e 58 % con 4 milioni e 192 mila spettatori), un format fresco fresco nato solo nel 1990? Con i filmati che ormai hanno la grafica a strati per quante volte li hanno replicati?
Il giorno dopo, leggendo i risultati devono aver pensato: “vecchi di m….” ehm… “il segmento di pubblico tipico delle reti ammiraglie della tv free deve ancora abituarsi a questi nuovi linguaggi e a codificare come familiare un prodotto oggettivamente nuovo.
E se invece fosse che i filmati di Paperissima per quanto replicati fino alla nausea non è che sono vincenti perché familiari ma perché il bambino asiatico che dà la capocciata fa semplicemente ridere? E se fosse che per fare un programma vincente bisogna solo… solo….
Ricordo ancora una frase detta una volta da un grande autore, una grande firma, venuto a dare propulsività e creatività… “ce vuless na cazz d’idea”.
Ecco… proprio quella ci vorrebbe. All’epoca credevo avesse detto un’ovvietà e invece quanto aveva ragione, era proprio un grande autore: ci vorrebbe solo un’idea. 

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