Come si vive nel resto del mondo? Lasciamo stare le notizie più o meno riciclate dagli inviati: com’è la vita di tutti i giorni? Il lavoro, lo studio, le prospettive, la politica… Lo raccontano per Golem gli italiani che vivono all’estero. Ragazzi, soprattutto. Perché le loro opinioni sono l’unica garanzia del futuro. Le corrispondenze da Istanbul di Yusuf Zucchero inaugurano il neorealismo dell’informazione



Anzitutto una premessa: questo articolo sul sistema scolastico turco messo a confronto con quello italiano è quanto di più personale e soggettivo possa esserci. Mi dispiace deludere coloro che cercano tra queste righe una profonda analisi tecnica, ben dettagliata e ricca di informazioni: troveranno invece una visione personale. Basata, naturalmente, su opinioni, critiche ed esperienze vissute dallo studente medio del liceo italiano di Istanbul.

Una scuola, doppio programma
Come studente italiano del liceo IMI (Istituti Medi Italiani), mi trovo nella particolare situazione di frequentare un istituto privato turco come se fosse una scuola pubblica italiana (in parole povere, partecipo solo al curriculum italiano e non pago la retta scolastica).
Il più grande difetto di questo tipo di scuola è che si trova in uno stato burocratico confusionale che la costringe a seguire contemporaneamente il regolamento del ministero italiano e quello turco.
Cosa c’è di così tragico in tutto ciò? Tanto per cominciare la legge italiana prevede che le ore di lezione durino 60 minuti, mentre quella turca pretende che siano massimo di 45. Ancora: secondo il programma tricolore devono esserci un “tot” di materie obbligatorie e quello dei nostri amici musulmani ne richiede altrettante ma in gran parte diverse. Dunque ci ritroviamo con otto ore da 50 minuti al giorno, iniziando le lezioni alle 8.10 e uscendo dal quel benedetto edificio alle 15.50 (15.50… sembra uno di quegli sconti al supermercato, compri un prodotto a X.90 euro e non solo vieni derubato, ma pretendono pure che li ringrazi per quei dieci centesimi che ti hanno fatto risparmiare!).

schuleComprensione italiana contro memoria turca
Come se non bastasse, provate ad immaginare il supplizio dei miei compagni nel dover seguire un doppio programma, costretti anche ad adottare due diversi metodi di studio.
In particolare, mentre gli insegnanti italiani pretendono un’elevata capacità di comprensione, rielaborazione ed esposizione, gli studenti turchi sfoggiano esclusivamente capacità mnemoniche (criticando fortemente il sistema italiano!) che hanno acquisito sin dalle elementari (basti pensare a mio fratello che, frequentando una scuola turca, risolve dei complessi test a scelta multipla dall’età di sei anni). In realtà ciò che più di ogni altra cosa sfoggiano gli studenti turchi è la loro spiccata abilità nel copiare in tutti i luoghi, tutti i modi e tutte le posizioni, approfittando della lentezza di riflessi di alcuni insegnanti, che scoprono il trucco solo settimane dopo il diploma degli alunni in questione.

Gli indirizzi di studio
Le sezioni sono due: lo scientifico matematico ed il turco matematico (immagino si sia capito che non frequento un liceo classico). Il primo indirizzo è per chi vuole fare la maturità ed andare in Italia, il secondo è per chi semplicemente non ha il fegato per farlo e vuole solamente (solamente!?) fare l’ÖSS che non c’entra assolutamente niente con il gruppetto di giovani turchi neonazisti ma è un rigidissimo sistema di selezione per gli studenti turchi basato principalmente su intense tempeste cerebrali che torturano il malcapitato con delle domande così atrocemente difficili che richiedono uno o due anni di corsi extra, organizzatori, personal trainer, maestri di yoga e pusher, pagati fior di quattrini.
Lo ammetto, sono stato… lievemente ironico nel descrivere tutto ciò, ma vi assicuro che non mi sono distanziato molto dalla realtà.

Ma ciò che conta è il prestigio
Passiamo ora al sistema in base al quale gli studenti vengono assunti alle varie scuole (almeno a quelle private): più il liceo è considerato prestigioso, più dev’essere alto il punteggio che il ragazzo ha ottenuto dagli esami di terza media. Ed è proprio qui che viene fuori un’altra grande fregatura, stavolta causata più dal modo di pensare della società turca che da altro: generalmente il liceo non viene scelto per il tipo di insegnamento che offre, per la zona in cui si trova (andare in macchina da un’estremità all’altra di Istanbul può durare quanto Istanbul-Roma in aereo) o per il numero di belle ragazze che lo frequentano (fattore cruciale per avere un buon ricordo dei molti anni passati tra le mura dell’istituto) bensì perché è la scuola più prestigiosa che possono permettersi.

A scuola italiana per curare le stalle
Siamo così costretti a vedere ogni anno gruppi di ragazzi completamente disinteressati all’Italia e alla lingua italiana, destinati a passare cinque anni della loro vita in un liceo dove, con un livello di impegno personale stimabile poco al di sopra dello zero assoluto, si diplomano avendo imparato soltanto quattro parole in croce di italiano e con una preparazione complessiva inferiore a quella di un povero disgraziato appena uscito da una scuola pubblica di non so quale villaggio sperduto tra le montagne. Il quale, almeno, di programmi non ne ha dovuti seguire due (se non si conta il corso extra curricolare per prendersi cura degli animali da stalla: proprio così, c’è un bel corso extracurricolare sugli animali da stalla).

Le prospettive
Se dovessi infine parlare delle possibilità che offre questa scuola, essendo uno studente italiano senza alcuna alternativa, essendo l’IMI l’unica scuola pubblica italiana disponibile (non considerando la possibilità di tornare in Abruzzo dai miei nonni), devo ammettere di avere vari dubbi sull’effettiva validità di questo percorso scolastico, troppo semplificato e superficiale.
Intanto però non posso fare altro che puntare sempre ad ottenere ottimi risultati ed uscire da questa scuola con una bella borsa di studio (tuttavia pur essendo tra i migliori studenti della scuola, dubito che questo liceo sborsi un bel po’ di denaro per agevolare il mio percorso universitario).

Conclusioni
Nonostante sia stato scritto da un individuo senza molte nozioni tecniche e dalle dubbie capacità mentali, spero che questo articolo vi abbia dato una vaga idea del microcosmo scolastico dell’unico liceo italo turco della Turchia (in un certo senso del mondo), che non vi sia dispiaciuto o che almeno siate arrivati a leggere fino le ultime righe. Perché io, se fossi stato nei vostri panni, con le notizie sul Cavaliere, Corona, il principe e tutti gli altri affari di corte da seguire, non avrei perso tempo con queste sciocchezze.

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