Utilizzare la spending review non solo per risparmiare ma anche e soprattutto per migliorare i servizi ai cittadini attraverso una più razionale organizzazione della pubblica amministrazione è una proposta semplice e attuabile in tempi rapidi. Lo spostamento della banca dati dell’Indicatore della situazione economica equivalente dall’Inps all’Agenzia delle entrate riduce sensibilmente i costi di gestioni del sistema Isee che coinvolge quasi venti milioni di cittadini, genera risparmio per il welfare, colpendo i furbi e gli evasori che beneficiano illecitamente di prestazioni sociali agevolate, e semplifica gli adempimenti a carico dei cittadini.

 

Si tratta, insomma, di una riforma abbastanza semplice, attuabile in tempi rapidi e in grado di garantire una più corretta utilizzazione delle risorse pubbliche nel tempo con risparmi significativi nella gestione e benefici diffusi in termini di equità del sistema. L’Isee viene ormai utilizzato per molte prestazioni sociali erogate in funzione del reddito da Stato, regioni, comuni, Università, ecc. Renderlo più efficiente e razionale oltre che utile è doveroso.

 

L’Isee e i numeri dei beneficiari
L’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) costituisce lo strumento mediante il quale viene misurata la ricchezza o, forse è meglio dire, la povertà delle famiglie italiane e consente a chi è al di sotto di una certa soglia di reddito di chiedere prestazioni e servizi sociali o assistenziali agevolati non destinati alla generalità dei cittadini[1]. Nel tempo è cresciuto sensibilmente l’ambito di utilizzo dell’Isee anche da parte delle amministrazioni regionali, provinciali e comunali. Oggi la quasi totalità delle prestazioni o servizi sociali e assistenziali agevolati sono misurati in base all’Isee o a sue varianti[2] Dal rapporto Isee 2011 emerge che nel 2010 sono state presentate 7,4 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche (DSU) e i cittadini interessati all’Isee sono circa 18,5 milioni, cioè oltre il 30% dell’intera popolazione italiana.

Dichiarazione Isee e sistema di controllo
Il cittadino che chiede per la prima volta una prestazione agevolata presenta la Dsu all’ente erogatore. Con la dichiarazione il richiedente autocertifica i propri redditi e quelli dei soggetti che fanno parte del suo nucleo familiare (dichiarati ai fini fiscali), nonché i beni e i valori patrimoniali posseduti. La Dsu viene poi trasmessa all’Inps che, sulla base dei dati reddituali e patrimoniali e del numero dei componenti del nucleo familiare, determina secondo una apposita scala di equivalenza l’indicatore Isee del richiedente e dei suoi familiari. Il potere di controllo della veridicità dei dati Isee fa capo ovviamente all’Agenzia delle entrate, amministrazione competente al controllo delle posizioni fiscali dei contribuenti. In base all’attuale normativa, a seguito di apposita convenzione con l’Inps, l’Agenzia provvede ad incrociare i dati Isee con le risultanze fiscali[3][4]. In caso di difformità od omissioni dei dati autocertificati rispetto a quelli risultanti dalla dichiarazione dei redditi o in caso di maggior reddito accertato in sede fiscale l’Agenzia delle Entrate ne dà comunicazione all’Inps, che informa in via telematica l’ente erogatore. Se a seguito della comunicazione dell’Inps  il beneficio richiesto non compete, l’ente esclude l’interessato dal beneficio o procede al recupero di quanto illegittimamente conseguito[5].

La situazione reale dei controlli. Isee
Ad oggi non è ancora operativa la procedura che incrocia i dati Isee, gestiti dall’Inps, con quelli dell’Anagrafe tributaria. Pertanto non viene verificata in automatico la concordanza tra i dati delle dichiarazioni dei redditi e quelli Isee, che interessa circa 19/20 milioni di posizioni fiscali. In concreto il controllo di conformità viene operato solo in casi limitati, dagli enti che su base convenzionale accedono all’Anagrafe tributaria. Da un’indagine effettuata a campione in sede locale è emerso che non meno del 6% delle dichiarazioni Isee controllate sono risultate irregolari, cioè riportano dati difformi da quelli risultanti nella dichiarazione dei redditi. Da ciò consegue che oltre un milione di cittadini (6% di 19 milioni) potrebbero annualmente godere indebitamente di prestazioni sociali.

isee-11Va considerato inoltre che dall’azione di controllo dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza scaturiscono ogni anno diverse centinaia di migliaia di accertamenti che comportano la rettifica dei redditi dichiarati dai contribuenti. Una parte di tali rettifiche riguarda certamente soggetti che hanno presentato la certificazione Isee. Basti pensare che nel 2011 l’Agenzia delle entrate ha notificato 678.514 accertamenti fiscali a persone fisiche per redditi evasi in tutto o in parte[6], con un’adesione del 38,6%. Tenuto conto dei redditi medi dichiarati dai soggetti accertati è quindi probabile che una parte non irrilevante di essi e dei loro familiari abbiano goduto e continuino a godere di prestazioni sociali e assistenziali agevolate per il solo fatto che l’Inps e gli enti erogatori ignorano l’esistenza di accertamenti fiscali a loro carico. Una stima prudenziale può far ritenere il loro numero non inferiore ad alcune decine di migliaia che si aggiungono ai casi di disallineamenti tra il dichiarato al fisco e l’autocertificato Isee di cui già si è detto. Il danno complessivo per la collettività con ogni probabilità supera diverse centinaia di milioni di euro.

Tutto ciò accade perché inopinatamente il legislatore non ha incardinato la gestione della banca dati Isee nell’ambito dell’Anagrafe Tributaria come pure sarebbe stato ben più logico[7]. Difatti l’Anagrafe Tributaria, cioè il sistema informatico dell’Agenzia delle entrate, avrebbe potuto rilevare in automatico le eventuali irregolarità e riversare direttamente ai fini Isee i risultati delle rettifiche fiscali effettuate a carico dei soggetti che godono di prestazioni sociali agevolate, poiché già possiede e gestisce i dati reddituali e patrimoniali dei contribuenti. Con la conseguenza che ad oggi la convenzione per l’incrocio dei dati tra Agenzia delle entrate e Inps non è ancora operativa e, dunque, molti soggetti beneficiano indebitamente di prestazioni sociali agevolate e che  l’interazione a regime di due sistemi informatici diversi (Inps e Anagrafe tributaria) sarà certamente molto più costosa e complicata che lavorare i dati Isee all’interno dell’Anagrafe tributaria.

Peraltro l’attribuzione all’Agenzia delle entrate della gestione della certificazione Isee, oltre che assicurare un più efficace e meno costoso sistema di controllo, potrebbe portare in breve tempo ad una effettiva semplificazione degli adempimenti per i cittadini, affrancandoli dalla defatigante e complicata compilazione della Dsu. Basterebbe che annualmente il primo ente (Comune, Inps, etc.) al quale il soggetto richiede la prestazione agevolata si limitasse ad acquisire soltanto alcuni essenziali dati di base (composizione del nucleo familiare) e a richiedere telematicamente all’Agenzia delle entrate la predisposizione della certificazione Isee per il soggetto interessato. Il sistema informativo provvederebbe poi a consultare le diverse banche dati (redditi, catasto, immobili, rapporti finanziari[8], ecc.) e a generare la certificazione che il cittadino si limiterebbe a riscontrare e a sottoscrivere, convalidandone i dati.

(www.fiscoequo.it)


Note:

[1] L’art. 5, l.214/11, rimette ad un  DPCM ancora da emanare di procedere alla revisione delle modalità di determinazione e dei campi di applicazione dell’ISEE. Viene anche previsto il rafforzamento del sistema di controllo ISEE da attuarsi con DM lavoro e politiche sociali di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. . In concreto lo strumento è attualmente in manutenzione, ma  la sua concezione non cambia.

[2]Accanto alle prestazione inserite negli undici ambiti di applicazione dell’ISEE classificati nella DSU quali l’assegno per il nucleo familiare con tre figli minori, l’assegno di maternità, gli asili nido, le mense scolastiche, le prestazioni scolasti che agevolate ( libri, borse di studio), le agevolazioni per tasse universitarie, borse di studio e residenze universitarie, servizi socio – sanitari domiciliari, diurni e residenziali , tariffe telefono, gas, luce agevolate. si sono aggiunti altri servizi sociali e assistenziali, si misurano in base all’ISEE, anche i  ticket sanitari, le assegnazioni di case popolari e affitti agevolati, contributi assistenziali, esenzione o riduzione nettezza urbana ed ICI, agevolazione servizi di trasporto, attività ricreative, rateazione o dilazione pagamenti riscossione coattiva ( equitalia), reddito minimo, lo svantaggio economico per l’erogazioni liberali delle Onlus, etc. etc…  . Caratteri peculiari presentano  il DURP ( Provincia di Bolzano) e  l ‘ICEF (Provincia autonoma di Trento).

[3] Ad esempio, concordanza dei dati ISEE con quelli presenti in dichiarazione; riversamento in sede ISEE dei maggiori redditi conseguenti ai controlli formali e sostanziali effettuati, riscontro dei dati patrimoniali con gli atti del registro.

[4] La Guardia di finanza riserva una quota di verifiche al controllo sostanziale delle posizioni reddituali e patrimoniali dei nuclei familiari dei soggetti beneficiari di prestazioni agevolate Alla Guardia di finanza vanno comunicati i nominativi dei soggetti ne cui confronti emergono divergenze nella consistenza del patrimonio mobiliare (art.4, commi 10 e 11).

[5] Nei confronti di chi ha beneficiato illegittimamente di prestazioni sociali agevolate l’INPS procede all’irrogazione della specifica sanzione da 500 a 5.000 euro, avvalendosi dei poteri e delle modalità vigenti sulla base dei criteri  indicati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. (art. 38, comma 3, dl. 78/2010; circ. 118/10 INPS)

[6] di cui 178.263 relativi a imprenditori o professionisti, 150.332 riguardanti altri redditi e 349.919 relativi ad  accertamenti automatizzati

[7] Il Governo Prodi aveva assegnato tale competenza all’Agenzia delle entrate ( art. l. 244/2007, modificando l’art. 4 del dlgs. 109/1998), il successivo Governo Berlusconi  ha definitivamente fissato la competenza in capo all’INPS (art. 34,l. 183/2010).

[8] Dal 1.1. 2012 L’Agenzia delle entrate è in possesso di tutti i dati relativi ai rapporti finanziari dei cittadini. Gli operatori finanziari sono obbligati a comunicare annualmente all’anagrafe tributaria le informazioni relative ai rapporti finanziari dei loro clienti ( art. 11, commi 2 e ss, dl. 201/2011)

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