La decisione della terza commissione è stata presa a maggioranza – con due astensioni (un consigliere era assente) – e nel rispetto del divieto previsto dall’articolo 8 del Dpr 361/1957 che prevede che i magistrati candidati e non eletti “non possono esercitare per un periodo di cinque anni le loro funzioni nella circoscrizione nel cui ambito si sono svolte le elezioni”.
Proprio ieri, il comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, aveva autorizzato l’apertura di una pratica in terza commissione per il ricollocamento dei magistrati fuori ruolo senza una giustificazione. Ingroia era risultato essere l’unico magistrato che, allo scadere dell’aspettativa elettorale, non aveva inviato alcuna comunicazione al Csm: solitamente, infatti, in casi simili, è il magistrato a indicare all’organo di autogoverno delle toghe le sedi preferite in cui tornare a svolgere le sue funzioni.
Il Csm, dato il ‘silenzio’ di Ingroia (che prima dell’aspettativa elettorale, aveva ottenuto il fuori ruolo per svolgere un incarico Onu in Guatemala), ha deciso di procedere d’ufficio.
Il caso del leader di Rivoluzione Civile, inoltre, era apparso anomalo anche perché la sua candidatura era stata presentata in tutta Italia, per cui sussistevano questioni di incompatibilita’ territoriale. La terza commissione ha sciolto il nodo proponendo la sede di Aosta. Per quanto riguarda le funzioni, Ingroia, rientrando in magistratura dopo essersi candidato alle politiche, sulla base di una circolare del Csm, non può svolgere per cinque anni il ruolo di pubblico ministero, per cui gli é stato proposto un incarico da giudice.

Il magistrato ha dichiarato di “Aspettare la decisione del Plenum, poi si vede, ma non è una punizione”.

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