Quando delle persone si riuniscono per protestare contro una discarica o contro un inceneritore, ci sono sempre dei luoghi comuni… Si dice infatti che quelle persone protestano solo perché la discarica la stanno realizzando sotto casa loro e si aggiunge che da qualche parte si deve pur fare.

Si dice spesso che quei manifestanti, che siano sulle pendici del Vesuvio o alle porte della capitale, non vogliono l’inceneritore perché hanno paura che, come sta accertando la magistratura per l’impianto di Colleferro, potrebbero essere smaltiti rifiuti diversi da quelli urbani e in maniera illegale… Questi luoghi comuni però non valgono per il coordinamento di attivisti contro l’inceneritore di Albano Laziale, detti “No Inc”. Costoro infatti contestano alla radice la logica degli inceneritori e delle maxi-discariche e sognano un Mondo fatto – o che almeno tenda – a rifiuti zero,- un commercio di detersivi e liquidi (dalle bevande al latte passando per il vino) alla spina come la birra al pub, di filiere corte e di un sistema di consumo di beni che produca il minor numero di rifiuti possibili…

E sul sito ufficiale dei “no inceneritore ad Albano” www.noinceneritorealbano.it si trovano due elenchi: un decalogo contro tutti gli inceneritori e un altro elenco con circa trenta buoni motivi per non realizzare l’impianto di Albano, come il fatto che non c’è stato bando per la sua realizzazione o che potrebbe essere “l’eco-mostro-inceneritore” più grande d’Europa.

E gli abitanti di Albano con i “No Inc” in testa scenderanno di nuovo in piazza domani, sabato 14 aprile: un paio di anni fa manifestavano per festeggiare la decisione del Tar del Lazio, che aveva bloccato la costruzione dell’impianto censurando l’operato della giunta Marrazzo, quella finita a “bunga bunga” (che evidentemente ha un valore politico trasversale) coca e trans e che aveva visto come commissario straordinario ai rifiuti anche Marco Verzaschi, travolto nell’inchiesta “Lady Asl”, e lo stesso Marrazzo… Il Tar, dopo un ricorso promosso da diversi enti locali, ambientalisti e associazioni varie dei “castelli”, aveva annullato i provvedimenti adottati proprio da Marrazzo notando non solo dei vizi “di forma”, come un primo atto firmato oltre la scadenza del potere commissariale conferito dal Governo alla Regione, ma spiegando anche che la “VIA” (la Valutazione di Impatto Ambientale necessaria per impianti come un “termovalorizzatore”, per usare un sinonimo di inceneritore odiato dagli ambientalisti) non adottava i dovuti accorgimenti al fine di tutelare l’ambiente e la salute pubblica.

Alemanno annunciava subito l’intenzione di fare ricorso al Consiglio di Stato: infatti il consorzio che dovrebbe costruire il “gassificatore” è formato dalle municipalizzate Ama e Acea, con l’aggiunta dell’immancabile “zampone” onnipresente del “monnezzaro -parole sue- numero uno sulla faccia della Terra”, Manlio Cerroni e la sua “Pontina Ambiente”… Sì Cerroni, proprio lui, quell’avvocato arzillo che “annava a magna’ la coda alla vaccinara” con l’ex (e anche defunto) assessore Di Carlo aleggia ancora sulla monnezza di Roma e provincia.

Così la “Co. E. Ma. Spa” (consorzio ecologico Massimetta) presenta ricorso al Consiglio di Stato che lo accoglie (il testo integrale della decisione è allegata a questo articolo): il Tar, stando alle motivazioni della sentenza, avrebbe annullato indebitamente i provvedimenti che davano il via all’inceneritore e si sarebbe sostituito all’amministrazione censurando ingiustamente la discrezionalità di cui essa gode. I giudici hanno inoltre specificato che quando l’ente locale si pronuncia per la VIA non dà un “mero giudizio tecnico”.

La cittadinanza e diversi politici però non accettano il via libera all’inceneritore e annunciano nuove battaglie legali, forse di fronte alla Corte europea.

Oltre all’inceneritore sono quasi dieci, come spiega anche il sito dell’ARPA e l’elenco degli impianti per il trattamento dei rifiuti nella Regione, i siti e i progetti che riguardano impianti ad Albano Laziale e in particolare nella zona industriale, proprio dove sorgerebbe il termovalorizzatore: c’è la discarica di Roncigliano per rifiuti Urbani della Pontina Ambiente, c’è un altro sito per il trattamento di amianto che nel 2009 è salito alla ribalta delle cronache giudiziarie dopo un sequestro dei carabinieri del Noe e l’accusa verso alcuni funzionari regionali, purtroppo la stessa attenzione dalle cronache non si nota per la continuazione o per il “naufragio” dei processi… I “No inc” ci tengono a ricordare, anche tramite utilissime “rassegne stampa”, che tutto il polo industriale e le zone limitrofe, discarica dell’imperatore dei monnezzari annessa, sono state gravemente compromesse, e a conferma di ciò ci sarebbero anche degli studi dell’ARPA.

E dopo la nuova ipotesi di Pizzo del Prete, adesso quella più gettonata dall’asse Polverini-Pecoraro-Alemanno (in duplice veste di Prefetto e Commissario) è di nuovo Riano, e dalla Provincia e da Zingaretti non sembrano esserci veti, come si può vedere dalla rassegna stampa consultabile a questo indirizzo:
http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=82167265

CLINI DENUNCIATO PER VIOLAZIONE DEL SEGRETO D’UFFICIO
Per molti è solo una boutade, come la denuncia in Sardegna per alto tradimento a carico di Napolitano e Monti, ma intanto il ministro per l’ambiente è stato denunciato da alcuni partiti locali, come Rifondazione, per violazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio: la sua colpa, secondo la denuncia, starebbe nell’aver rilasciato dichiarazioni, pochi giorni prima del verdetto del Consiglio di Stato, che prevedevano (o anticipavano, ma proprio su questa differenza si gioca la denuncia) l’esito della decisione di Palazzo Spada. Il ministro potrà facilmente difendersi puntando sul suo intuito e sulla conoscenza del diritto, ma intanto scorrono fiumi di accuse e critiche sul suo conto e sulla sua imparzialità da tecnico e, proprio in relazione all’impianto di Albano, sui suoi rapporti con la Thermoselect, la società svizzera con i brevetti per smaltire tutti i tipi di rifiuti.

Intanto l’emergenza continua, continua lo scontro tra Clini e Pecoraro alleato della Polverini, che dimentica il parere contrario di ministeri di beni culturali e ambiente, oltre che di autorità della società civile e del mondo accademico, contro i siti e gli studi “copia e incolla” e “taglia e incolla” della Regione Lazio: se il sito di Corcolle sembra essere definitivamente tramontato, dopo strane coincidenze che dalla periferia del municipio ottavo portavano in Africa, passando per la P2, Casal di Principe e le coop rosse, si insiste su Riano: il commissario “commissariato”, Giuseppe Pecoraro, minaccia di non firmare l’ennesima proroga per Malagrotta (che è anche l’ennesima promessa mancata della Polverini) se non si sceglierà almeno Pizzo del Prete, sempre nelle vicinanze di Riano e nelle scelte “opzionate” dal solito Cerroni con largo anticipo.

Ma questi sono solo alcuni tasselli del mosaico “puzzolente” ed emergenziale che emana lo stesso tanfo di oppressione dalla terra della pizza a quella della porchetta, e intanto ad Albano come a Riano, la gente è in rivolta, e molti di loro sono guidati da voglia di giustizia per chi si è arricchito contando sui giusti “appoggi” e sfruttando la salute della cittadinanza. Dal… fronte arrivano anche nuove proposte per serie politiche sui rifiuti che la classe dirigente non ha saputo imporre, e che dovranno essere imposte democraticamente dal basso… Anche per evitare nuove sanzioni dall’Ue.
Consiglio di Stato, sezione quinta. decisione 1640 del 2012

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *